23. Un luuungo viaggio verso il New Jersey

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Appena torno a casa dalla consueta passeggiata col cane e dalla mezz'oretta passata con Avan mi fiondo al computer e cerco online i biglietti per la corsa di Rally da regalare ad Avan per natale, ne prendo due... non che io impazzisca per quelle corse, ma immagino che potrebbe fargli piacere un compagno e io spero si accontenti di Josh. Stampo le ricevute e frugo nei cassetti del mobile in ingresso per trovare una busta in cui metterli, mi invento una dedica e firmo accompagnando il tutto con un cuore in biro rossa. Una volta completata l'operazione infilo nell tasca interna della mia valigia il prezioso regalo e mi dedico alla compressione di tutte le mie cose nell'angusto spazio del trolley delle dimensioni previste per viaggiare in treno senza pagare l'aggiunta. Dopo un paio d'ore, diverse crisi esistenziali per la cernita di alcuni vestiti ed altre di nervi per il volume del tutto, finalmente il mio trolley è chiuso e accostato al muro in ingresso pronto per domani.
Io e George ordiniamo una pizza e poi andiamo a letto presto, anche se immagino che anche lui resti sveglio fino alle tre a causa dell'eccitazione per domani; anche per lui è la prima volta che porta una ragazza a casa: nonostante stia con Ally da quasi due anni, non ha mai avuto il coraggio di portarla con noi in New Jersey... ma dato che vengono anche Matt ed Jenette, lei ha insistito ed alla fine mio fratello ha acconsentito.

Quando la sveglia suona la mattina mi sembra d'aver dormito solo per una mezz'ora, cosa assolutamente possibile. Mi trascino in bagno, guardo per una buona decina di minuti il mio riflesso sfigurato nello specchio cercando nei meandri del mio cuore un po' di voglia di vivere, tolgo il pigiama ed infilo i freddi indumenti rimasti sopra la lavatrice da ieri sera.
Come ogni mattina di questa settimana, Avan mi passa a prendere.
Come ogni mattina fingo di stare attenta alla lezione quando l'unica cosa che occupa il mio pensiero è il treno delle 15:35 che mi riporterà a casa.
Finita la scuola Avan viene a mangiare da me, sistemiamo le ultime cose, portiamo Otis a casa di Matt dove la signora Bennett ha accettato di tenerlo per questi pochi giorni e partiamo alla volta del New Jersey.

Il nostro viaggio prevede il cambio di tre mezzi: treno, metro ed un autobus, per 5 ore complessive.

Nel primo treno trascorriamo tre ore e quaranta del nostro viaggio ed abbiamo la fortuna di trovare uno scompartimento vuoto tutto per noi.
Devo ammettere che è parecchio imbarazzante la combo Avan, Matt e Jenette... soprattutto dopo il mio racconto di martedì, Jenette non fa che alludere al sesso e alla mia verginità nei suoi discorsi e Matt la interrompe bruscamente con colpi di tosse, gomitate e pestate di piede. George e Ally si limitano ad ascoltare la loro musica condividendo le cuffiette di un unico cellulare.
Son sollevata quando l'altoparlante annuncia l'imminente arrivo alla stazione di Pennsylvania.

Scendiamo ed attraversiamo una delle più trafficate vie di New York sotto un nevischio bagnato ed appiccicoso, la 34 St- Penn Station è colma di gente infreddolita ed infastidita dal maltempo che attende la giusta navetta per la propria meta. La nostra arriva con venti minuti di ritardo. Un'altra mezz'ora buona di viaggio, un secondo tratto a piedi e prendiamo l'autobus, ultimo mezzo per il New Jersey. Essendo molto affollato ed i pochi sedili liberi sparsi per tutta la sua lunghezza, siamo costretti a separarci come gruppo e a sedere divisi; io ed Avan finiamo verso il fondo del mezzo, negl'unici sedili liberi vicini, tra una coppia d'anziani e una mamma con un bambino urlante che lede fortemente il mio sistema nervoso. Per quest'ora di viaggio mi metto comoda, Avan mi fa posare la testa sull'incavo del suo collo e mi circonda il busto con le braccia giocando con le ciocche corvine di capelli che mi cadono, morbidi e umidi di neve, sul seno.

Non so quanto tempo passi guardando la città scorrere oltre il vetro semiappannato prima​ che lui dica qualcosa:

Ava: -Sono partito con te per conoscere la tua famiglia senza sapere nulla di loro, non ne parli mai.- mormora arricciando tra indice e pollice una ciocca.

Eli: -Non c'è molto da sapere o da dire, li conoscerai tra un pochino.- rispondo guardando ipnotizzata i fiocchi di neve premersi contro il vetro lasciando la forma di bizzarri cristalli.

Ava: -Oh, andiamo, ci sarà pur qualcosa che mi vuoi raccontare, no?- tenta nuovamente, mi mordicchio il labbro inferiore... la verità è che non so neanch'io come presentarglieli in così poco tempo.

Eli: -D'accordo... mia madre si chiama Lorrie e mio padre Dave, mia madre ha origini irlandesi mentre i miei bisnonni paterni erano italiani, per quanto riguarda i miei parenti in generale sono sparsi per tutta l'America e, mettitela via, non li conoscerai mai tutti. A natale è bello perché tutti quelli che vivono nella zona nord-est americana si incontrano, appunto, ad Haworth dove vivono entrambi i miei nonni.- racconto ritrovandomi a disagio nel parlare della mia famiglia ad Avan. Siamo quel tipo di famiglia che non bada troppo alle apparenze, ma alla sostanza e allo stare assieme... non so se ciò si adatti a lui; di sicuro non assomiglia per niente alla sua, per quello che ho potuto vedere lunedì.

Ava: -E poi? Altro?- incalza, le sue mani si sono placate e restano immobili, concentrate anche loro nelle mie parole.

Eli: -Beh, sei il primo ragazzo che porto a casa perciò potrebbero essere imbarazzanti e fuori luogo con le domande, ma non sono così nella vita vera, te lo assicuro.- continuo.

Ava: -Ottimo, spero mi raccontino qualcosa di te, sei così enigmatica e riservata... mi piacerebbe conoscerti meglio di quello che permetti a tutte le altre persone; voglio dire, sei la mia ragazza ed è come se non ti conoscessi.- confessa, inclino la testa quel che basta per incrociare i suoi occhi marroni.

Eli: -Non è così facile Avan. Ce la stò mettendo tutta per aprirmi e raccontarti di me, ma non so da dove iniziare; mi mette a disagio parlare di me con le persone in generale, figuriamoci con il ragazzo che mi piace dalla prima superiore!- borbotto arrossendo in viso, lui mi accarezza una guancia con un sorriso tenero.

Ava: -Dalla prima superiore?- ripete con una nota d'orgoglio nella voce.

Eli: -Forse.- sbuffo io con lo stesso sorriso, china la testa verso la mia e mi bacia dolcemente le labbra.

Ava: -Perché i tuoi non stanno a Boston con te e George?- chiede tornando alla posizione iniziale.

Eli: -È una lunga storia che scoprirai tra poco meno di mezz'ora.-
La sua espressione contrariata dalla mia risposta enigmatica e posticipatoria mi spinge a continuare con un sospiro:
Eli: -Mio padre lavora praticamente tutto l'anno a Los Angeles mentre mia madre assiste mia nonna che ha un tumore terminale ai polmoni, sono diversi anni che l'ospedale non la può più ospitare a causa dell'assicurazione economica, quindi l'anno cacciata e quindi aspetta la sua ora a casa con mia madre che l'aiuta. Il natale è la sua festa preferita, lei avvicina il suo letto alla tavolata in cui sediamo tutti e mette su il suo sorriso che, anche se sdentato e consumato dal dolore, è uno dei più belli che potrai mai vedere... è anche per lei che ti ho proposto di venire, non so quanto tempo le resta e voglio che conosca la persona speciale che, anche se inconsapevole della mia esistenza, ha accompagnato la mia adolescenza.-
La voce mi si spezza giusto all'ultima parola, deglutisco nel tentativo vano di scogliere il nodo che mi serra il respiro. Mia nonna è una delle pietre miliari della mia vita, a lei devo tutto quel che sono; la mia infanzia è segnata dalla sua presenza, intere estati a giocare nel cortile di casa sua con i miei cugini quando ancora George e questa malattia non c'erano, pomeriggi invernali passati tra una tazza di the e qualche biscotto a guardarla ricamare e cucire.
Si, se posso dire che Avan ha segnato la mia adolescenza con quello che sembrava un amore impossibile, lei ha tracciato la mia infanzia con amore immenso; devo fargliela conoscere.

Ava: -Va tutto bene...-
Non mi ero neanche accorta d'aver iniziato a singhiozzare. Sento le braccia di Avan stringersi attorno alle mie spalle e le sue labbra posare un bacio sulla mia tempia.
Ava: -Non vedo l'ora di conoscerla.-

Un mese per dirti "Ti amo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora