25. Il nostro Natale (pt.1)

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È la mattina di natale e la mia voglia di vivere è sotto i piedi.
Non so se Avan abbia preso quella di ieri come una litigata o meno, quello che so è che non mi ha cercata dopo che ho lasciato la cucina, il che è anche peggio. Mi rigiro nel letto.
Non voglio scendere ed affrontare i miei problemi... sto tanto bene qui, sotto il piumone al calduccio.
Potrei fingermi malata ed evitare le persone almeno fino a domani.
Tanto il 27 torniamo a Boston: fingo di avere la febbre per due giorni e me ne sto sola soletta in camera, poi tornata a casa non sarò costretta ad affrontare Avn... basterà non rispondergli e nel giro di qualche giorno mi avrà rimpiazzata con un'altra, magari più carina.
La sola cosa che gli interessa è il pallone da calcio e le auto sportive; la figa è qualcosa che gli piove dal cielo senza che neanche se ne preoccupi.

Un dubbio mi sale alla mente: sto forse esagerando?

Forse è tutta una mia costruzione mentale questa cosa dell'auto sportiva e tutto il resto, magari è solo il momento di stanchezza per il viaggio e le settimane merdose che ho passato sotterrata di interrogazioni e verifiche.

Resta il fatto che ieri non mi ha cercata dopo che gli ho sbattuto la porta in faccia, quindi più di tanto non gli interessa fare pace con me.
Fanculo Jogia.

Mi devo decidere ad alzarmi... quanto meno per scendere in cucina, scaldare una tazza di the e metterci dentro il termometro per espanderne il mercurio e simulare la febbre.
Così dopo tanti sforzi mi alzo, mi avvolgo una coperta attorno alle spalle e scendo in cucina.
Grazie a Dio non si è ancora svegliato nessuno, ho il tempo di mettere a scaldare nel microonde una tazza d'acqua e recuperare dalla cassetta di pronto soccorso il termometro prima che si sveglino.

Sono seduta intenta a mescolare con il termometro il mio the quando mia madre, prima fra tutti, entra in cucina con un immenso sorriso e mi dà il buon giorno facendomi gli auguri.

Eli: -Mamma ho la febbre, non credo di farcela questo pomeriggio.- borbotto mostrandole il termometro scaldato nell'acqua e cercando di sembrare il più moribonda possibile.

Lor: -Oh, tesoro, è Natale! Mi dispiace così tanto che tu non ti senta bene.- esclama posandomi una mano sulla spalla, nascondo la tazza sotto la coperta.
Lor: -Voglio dire, non capita tutti i giorni di avere la famiglia Gillies riunita a pranzo... e poi era un giorno così importante per te, dovevi presentare Avan a tutti!- aggiunge avvicinandosi al lavello per mettere in funzione la macchina del caffè.

Eli: -Eh, non l'ho fatto apposta ad ammalarmi.- rispondo fingendomi affranta quanto lei.

Lor: -È così strano che tutto questo succeda dopo che ieri sera ti sei chiusa in camera sbattendo la porta, non trovi?- domanda, ho già capito che non crede alla storia della febbre... ha fiutato che qualcosa è successo ieri con Avan.
Lor: -Magari questa febbre è causata da un mal d'amore?- tenta sedendosi davanti a me con la scatola contenente tutte le bustine di the.

Eli: -No, sto male davvero.- mento nuovamente, allungo il braccio per prendere una bustina ai mirtilli rossi e ribes.

Lor: -Fossi in te cambierei l'acqua: quel termometro non è il massimo dell'igene, e di sicuro non lo è bere l'acqua in cui l'hai appena intinto.- borbotta serrando la scatola e guardandomi truce. Divento paonazza, fin da bambina provo a fotterla con questo giochino per non andare a scuola.
Lor: -Passano gli anni ma non maturi, Elizabeth.- sbuffa alzando lo sguardo al cielo.

Eli: -La verità è che non ho voglia di vedere tutta la famiglia.- confesso con un sospiro.

Lor: -Scommetto questo abbia a che vedere con Avan...- suppone mia madre, io mi mordicchio il labbro e abbasso lo sguardo.

Eli: -La verità e che non son sicura di quello che sto facendo con lui. Forse è presto per presentarlo a tutti... e se dovesse andare male? Se tra un mese dovessimo lasciarci?-

Un mese per dirti "Ti amo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora