21. Poteva essere la mia prima volta

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Lasciando il ristorante intorno alle 20:30, ci resta praticamente tutta la serata libera per noi due.
Decidiamo di non andare a casa a guardare un film, ma di fare un giro per il centro dove file e file di bancarelle espongono la loro merce in casette di legno chiaro.
Non avendo fatto in tempo a mangiare nulla durante la cena, Avan mi compra un bastoncino carico di zucchero filato rosa e azzurro.
Camminiamo mano nella mano lungo le strade affollate di gente che svelta cammina per raggiungere le proprie mete, rischiando ad ogni passo di scivolare su uno strato di nevischio ghiacciato e scivoloso.

Nonostante siano anni che ormai abito qui, non mi ero mai presa il tempo girare il centro nei giorni vicini al natale, o se comunque l'ho fatto passeggiare a mano con Avan rende tutto diverso. So che è stupido, ma camminare mano con la mano con quello che, seppur da poco, è il mio ragazzo mi fa sentire lo sguardo altrui in modo diverso. La stretta di Avan mi rende più sicura, e riempie anche il mio passo oltre che il mio sorriso.

Camminando lungo il viale principale che taglia Boston in due mi guardo attorno, le finestre sono popolate di Babbi Natale che si arrampicano, abeti illuminati e decorati spuntano oltre le finestre dei primi piani dei palazzoni, tra lampione e lampione intercorre un cavo carico di lucine lampeggianti che accentuano l'aria festiva che avvolge la città nonostante a Natale manchi ancora una settimana circa.

Nonostante il velo artico che avvolge la città, tutto sembra in movimento.
Nell'aria si percepisce l'eccitazione per i giorni futuri.

Dopo aver passeggiato per un paio d'ore torniamo alla macchina ed Avan mi riporta a casa. Parcheggia abilmente l'auto sul posto davanti il portone, questa sera miracolosamente libero, e spegne il motore. Mi guarda con un largo sorriso.

Ava: -Ancora non capisco cosa tu mi stia facendo, Elizabeth Gillies.-

Eli: -Perché, che ti succede?- chiedo aggrottando le sopracciglia perplessa sulla sua affermazione.

Ava: -Riesci a farmi scordare tutto il resto e mi porti in un mondo diverso quando sto con te.- confessa accarezzandomi una guancia, un ciuffo corvino scivola da dietro l'orecchio e si posa sulla mia fronte.

Eli: -Il nostro mondo, Avan. Per me tu fai lo stesso.- mormoro incantata nel guardare le sue labbra curvarsi nuovamente in un sorriso e la fila di denti bianchissimi e perfettamente allineati far capolino oltre le sue labbra.

Ava: -Elizabeth io voglio scusarmi ancora per come sono andate le cose questa sera... pensavo fosse una buona idea presentarti ai miei mentre invece...-
Gli poso l'indice sulle labbra.

Eli: -Ssst, va bene così.- sussurro, lui sposta dalla mia fronte il ciuffo ribelle sistemandolo nuovamente dietro l'orecchio. Nonostante le mie mani siano gelide, quando le poso sul suo viso seguendo il contorno delineato dalla sua mascella, lui non si oppone ma anzi chiude gli occhi. Lentamente avvicino il mio viso al suo e faccio avvicinare le nostre labbra, si sfiorano un paio di volte prima di un bacio vero. Si abbandona tra le mie mani lasciandomi l'intera guida del nostro scambio d'amore. Quando credo sia durato abbastanza faccio per staccarmi, ma lui trattiene il mio labbro inferiore tra i denti e prende il controllo del nostro bacio.

Slaccia entrambe le cinture, posa una mano sul mio collo accarezzandomi la nuca con le dita mentre l'altra mi accarezza il fianco tirandomi verso di sé nonostante l'ostacolo del cambio. Cogliendo la mia impacciataggine in questa situazione, si avvicina lui a me superando la distanza, senza staccare le nostre labbra, si sposta nello stretto spazio tra il cruscotto ed il mio sedile incurvandosi verso di me per non sbattere sul tettuccio della sua Mini.
A tastoni cerca la leva per abbassare lo schienale del sedile e qualche istante dopo mi ritrovo sdraiata a metà con lui sopra che mi bacia con quello che non è più solo un semplice bacio.

Tutta d'un colpo mi si riversa contro la consapevolezza di quello che sta per accadere e spalanco gli occhi in preda ad una strana paura.
Non voglio che si prenda la mia verginità sul sedile di una scomodissima Mini parcheggiata sotto casa mia. Non doveva andare così, me l'ero sempre immaginato diverso.

Lui nota la mia rigidità e si ferma, scosta il suo viso una decina di centimetri dal mio e mi guarda attraverso i suoi capelli che a ciuffi occultano i nostri visi rendendoci la privacy del nostro sguardo.

Ava: -Ho fatto qualcosa che non andava?- ansima dopo aver scrutato a lungo il mio viso, io non so se arrossisco o impallidisco fatto sta che mi sento sprofondare. Con quale coraggio ammettere l'imbarazzante verità di essere vergini a lui che da per scontato io non lo sia?
Ripenso a quei pomeriggi di prima superiore passati da Matt e alla nostra stupidissima idea di sverginarci reciprocamente, l'idea ora non mi sembra così malvagia... almeno non sarei così imbarazzata ed impacciata.

Eli: -Avan io... è meglio fermarci prima.- dico solamente, lui resta interdetto.

Ava: -Ti prego perdonami se...-

Eli: -Non sei tu, davvero.- lo rassicuro in un mormorio, lui si solleva dal mio corpo e torna seduti al posto di guida, riporto lo schienale del mio sedile in verticale.

Jen: -Buon Dio, Elizabeth, sei proprio una deficiente!- esclama Jenette lanciandomi un'occhiataccia, scuote la testa muovendo attorno i boccoli biondi mentre abbandona la testa tra le braccia con fare sconsolato.
Con questo suo teatrino sta attirando l'attenzione di buona parte del caffè in cui abbiamo deciso di passare la prima ora di scuola data l'assenza del professore di motoria. Le ho appena raccontato il trascorso di ieri sera e già me ne pento.

Eli: -Che dovevo fare? Era tutto così strano... così imbarazzante.- borbotto girando il cucchiaino nella mia cioccolata calda mischiando la panna nella tazza. Lei alza lo sguardo al cielo. Come sempre Matt viene in mio soccorso.

Mat: -Io credo abbia fatto la cosa giusta, se non se l'è sentita è giusto che l'abbia fermato; e comunque Jenette, tieni conto che stanno assieme da solo tre giorni.- interviene il riccio, gli scocco un sorriso di ringraziamento che lui ricambia.

Jen: -Stanno insieme da solo tre giorni? Posso ricordarti le ore passate a guardarlo al campetto? Le merende a spiarlo mentre passava per i corridoi? Le nottate passate a parlare di lui? Cazzo Elizabeth, ormai sai tutto di lui! Che altro vuoi aspettare?- sbuffa esasperata.

Eli: -Non lo so... la verità è che mi fa paura. Lui ha un sacco di esperienza in queste cose mentre io è tanto se ieri ho preso l'iniziativa di quel bacio. Non riesco ad essere come te, Jenette!- sbotto infastidita dalla morale senza senso che mi sta facendo; lei il suo primo fidanzato lo ha avuto alle medie che io sappia, mentre per me Avan è il primo; penso di poter permettermi di essere insicura del mio corpo sotto lo sguardo di un ragazzo che tra l'altro ho iniziato a conoscerlo bene solo un paio di settimane fa.

Jen: -D'accordo, okay. Ci possiamo lavorare assieme.- propone passandosi le dita tra i biondi capelli riccioluti, sollevo un sopracciglio con fare diffidente. Perché ho come il presentimento che peggiorerà il tutto e basta?

Mat: -Ma lasciala in pace!-

Jen: -Sei uomo... non puoi capire.- ribatte lei alzando lo sguardo al cielo.

Eli: -Gli ho proposto di venire in New Jersey con me questo natale.-
Gli occhi di Jenette si anima.

Jen: -È un'ottima notizia! Tu sai che cosa vuol dire? Dovrà succedere lì. E io e Matt ti aiuteremo.- se ne esce con un largo sorriso.
Io e Matt ci scambiamo uno sguardo preoccupato.
Jen: -Matt, prepara la valigia. Sabato partiamo per il New Jersey, natale con la famiglia Gillies!-

Un mese per dirti "Ti amo"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora