Cap XXVIII

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“In situazioni come queste si ha sempre la sensazione che le parole siano vuote e che non possano esprimere appieno la persona che siamo qui a ricordare…”

Sono poche le parole che riesco a sentire da qui… dopo tutto rimanere dietro un albero non è il miglior modo di partecipare a un funerale… ma d’altra parte, cosa si aspettavano da una persona che non ha partecipato neanche a quello dei propri genitori?

“non era solo una persona molto stimata, ma era anche una figlia amorevole…e un’amica fidata e una persona leale verso coloro a cui voleva bene… aveva sempre una buona parola per tutti…”

Una risata sarcastica mi si strozza in gola… una buona parola per tutti… era una scorbutica presuntuosa…e questo prete è un ciarlatano… parla come se la conoscesse… non posso ascoltare una parola di più… o non risponderò delle mie azioni… mi allontano dal mio nascondiglio…fregandomene di essere vista o meno… salgo in macchina rivolgendo l’ultimo sguardo alla bara…che lentamente viene calata nel terreno…
Dopo aver vagato senza una meta, ed essermi fermata solo a un minimarket di una pompa di benzina… torno in quel luogo pieno di buone parole per tutti.
Parcheggio la macchina all’esterno del cancello in ferro, prendo il sacchetto dal sedile del passeggero e barcollando mi dirigo verso quel cumulo di terra fresco… visibile in lontananza solo per il contrasto con le tombe ormai invecchiate nel tempo… lì dove l’erba non è stata sollevata, un pezzo di marmo provvisorio…

Anya Marie Forest
1986-2017

“Forest… te ne hanno dette di cose carine oggi… fortunatamente quel tizio non ti conosceva abbastanza bene come me… altrimenti ti avrebbe sentito ridere dà la sotto”

Faccio fatica a stare in piedi, mi lascio cadere sulle ginocchia aprendo il sacchetto che ho tra le mani…

“Guarda qui… il tuo preferito… ed è solo per noi… devi metterti in pari…io me ne sono già scolata una bottiglia…”

Apro il Whisky versandolo in due bicchierini, uno lo appoggio sul pezzo di marmo…e l’altro lo alzo al cielo…

“Avanti, brindiamo… alla bella persona che eri…così stupida da farsi uccidere per una nullità come me…”

Butto giù il liquido ambrato come fosse acqua…per poi rivolgere uno sguardo accigliato all’altro…

“Dai Anya… non rovinare la festa…bevi… altrimenti dovrò farlo io… ok come vuoi…”

Butto giù anche l’altro bicchiere…riempiendoli entrambi di nuovo…

“Rave…”

Sussulto nel sentire il mio nome, guardando confusa la terra davanti a me… dopo qualche secondo mi volto, trovando le mie due amiche intende a osservarmi con sguardo pieno di tristezza…

“Ciao Ragazze… siete giusto arrivate in tempo…bevete anche voi…”
“Raven sei ubriaca…forse è meglio che vieni a casa con noi…”

Cerco di alzarmi, che non mi riesce molto bene, dopo un paio di tentativi punto il dito con la bottiglia in mano verso Clarke…

“Si …sono ubriaca…e allora??? È il Whisky preferito di Anya…è giusto ricordarla oggi no? come ha detto quel prete… amica leale che aveva sempre una bella parola per tutti… Fottiti Griffin… ecco la bella parola che avrebbe usato… se non volete bere con noi… andatevene…”

Mi attacco direttamente alla bottiglia e non cenno a smettere, finché Octavia si scaglia contro di me prendendomela di mano…

“Ora basta Raven… non sei l’unica che sta soffrendo… prova a ritrovare un po’ di dignità…”
“Dignità…e chi starebbe soffrendo? Voi…Lincoln…oppure Lexa? Che vi siete accorte che non eravamo rientrate quando ormai Anya era morta dissanguata tra le mie braccia???”
“Era venuta a salvare te… se vuoi dare la colpa a qualcuno, prenditela solo con te stessa… se non ti fossi trovata nei casini come al solito…non sarebbe uscita per cercarti…non si sarebbe presa una pallottola…e non sarebbe morta…è in quella bara per permettere a te di vivere.”
“STA ZITTA!!!”
Come una furia mi scaravento contro Octavia, ma la presenza di troppo alcool nel mio corpo mi fa inciampare sui miei piedi facendomi finire a terra… sento il mio corpo abbandonarmi e le lacrime scavarmi il viso… tutto inizia a girare e l’unica cosa che sento e la voce di Clarke che mi chiama.
“Raven”


CLARKE P.O.V

“Raven… Raven…”

Le afferro la spalla scuotendola per farle sentire la mia presenza…

“Avanti Reyes…svegliati…”

Finalmente apre gli occhi… mettendosi a sedere, massaggiandosi il collo sicuramente indolenzito visto lo scomodo divanetto dove si è addormentata… ha le guance umide e gli occhi rossi…come se avesse appena pianto… cerco di non farglielo notare sorridendole…

“Anya è sveglia… vuole vederti…”
“Quanto ho dormito?”
“Quasi sei ore… eri esausta… l’operazione è andata benissimo… e Anya è talmente forte che si è già svegliata dall’anestesia…sei la prima persona di cui ha chiesto…il dottore ha detto che se vuoi puoi entrare…”

Mi sorride con gli occhi ancora lucidi… un attimo dopo le sue braccia sono intorno al mio collo.
Una volta sciolto l’abbraccio, silenziosamente si dirige verso la porta d’ingresso della sala operatoria, per poi bloccarsi un attimo prima di aprirla.
La seguo con espressione accigliata cercando di capire cosa l’affligge… la vedo guardarsi la mano destra… strofinandola con forza con la sinistra…come se la dovesse pulire da qualcosa… una volta smesso rimane ancora un paio di secondi ad osservare la porta…per poi voltarsi e andarsene…

“Griffin…dille che sono contenta che stia bene!”

Resto ferma ad osservare la sua figura uscire dalla stanza e prendere l’ascensore… per evitare che i media facessero domande sull’accaduto, essendo Anya un personaggio pubblico, l’intervento è stato effettuato nella sala operatoria della Heda con un’equipe medica di alto livello e ora mi trovo in questa stanza vuota… cercando di capire se è meglio andare a riferire il messaggio a Anya o meno… la porta scorrevole si apre facendo apparire Lexa, che vedendomi pensierosa si avvicina preoccupata.

“Ehi… tutto bene? Dove Raven?”
“Se né andata…”
“In che senso se né andata? Le hai detto che Anya è sveglia e vuole vederla?”
“Si…Mi ha detto di dirle che è contenta che stia bene…e se né andata.”

Mi prende il viso per le mani costringendola a guardarla…per poi sorridermi dolcemente…

“E’ solo un po’ scossa…vedrai che quando se la sentirà entrerà da lei…cerchiamo di capirla… pensava fosse morta.”

Annuisco deglutendo… per poi a mia volta accennare un piccolo sorrido forzato… Lexa mi prende per mano trascinandomi di nuovo all’interno del corridoio…

“Andiamo a vedere se Anya ha bisogno di qualcosa…”

Entriamo nella stanza… all’interno Anya sta rivolgendo parole poco carine all’infermiera, costringendola a staccare ogni tipo di macchinario alla quale è attaccata, sotto lo sguardo divertito di Lincoln e O. Appena nota la nostra presenza si placa all’istante, girandosi verso di noi con un sorriso angelico…

“Dov’è Reyes?”

Abbasso lo sguardo cercando le parole adatte per non farla tornare all’atteggiamento di qualche minuto fa…

“Era molto stanca…ha detto di dirti che è contenta che l’intervento è andato bene e ti sei svegliata…”
“Si…ma dov’è? Le hai detto che volevo vederla?”
“Si …ma se né andata…”

E’ l’unica cosa che riesco a dire sotto lo sguardo perplesso di Octavia… mi volto verso Lexa per cercare quegli occhi verdi che tanto mi rassicurano… ma quando i miei incrociano i suoi nel suo viso vedo un’espressione di terrore…

“Cosa diavolo credi di fare…”

Guardo nella sua stessa direzione, trovando Anya intenta a scendere dal letto… Lex si precipita su di lei impedendole la manovra…

“Spostato Lex…”
“Ma sei impazzita? Se non te lo ricordi ti hanno appena tolto un proiettile dall’addome… o l’anestesia ti ha fatto perdere il senno?”
“So benissimo cosa è successo…devo trovare Raven…”
“Quando sarà pronta verrà a trovarti…ora rimettiti sdraiata se non vuoi che ti faccia legare al letto…”

Sotto quella minaccia, Anya non può che obbedire, guardando l’amica con le braccia incrociate…

“Ok…solo perché so che mi faresti legare sul serio… ora se non vi dispiace vorrei riposare… mi sento un po' stanca…”
“Mi sembra un’ottima idea… noi andiamo a casa a prenderti un paio di vestiti puliti… cerca di non fare impazzire il personale…ci vediamo dopo…”

E dopo averle dato un bacio sulla fronte usciamo tutti dalla stanza…


ANYA P.O.V

Aspetto una ventina di minuti prima di provare a rialzarmi impedimenti vari… Conosco la mia migliore amica, probabilmente è rimasta fuori dalla porta per un po’ non fidandosi della richiesta di farmi riposare…
Una volta in piedi sento una fitta all’addome e la pelle tirare… probabilmente sono i punti… la testa inizia a girare costringendomi a risedermi sul letto… aspetto un altro paio di minuti… bevo un bicchiere d’acqua e riprovo ad alzarmi… una volta trovata la stabilita, infilo la tuta con un po’ di difficoltà… butto una felpa sulle spalle non riuscendo a infilarla…e esco dalla stanza, cercando di evitare occhi indiscreti…
Una volta all’ascensore il primo posto che mi viene in mente è la palestra… uscita dall’ascensore, mi basta seguire i rumori metallici proveniente da una delle sale…

“Cosa ti ha fatto quel povero sacco?”
“Forest…”

La vedo correre verso di me per poi bloccarsi di scatto a metà strada…

“Cosa ci fai qui…dovresti essere a letto…sei appena stata operata…”
“Lo so… una cosa che non so, è perché tu non sia voluta venire da me…mi siederò qui finché non vorrai illuminarmi…”
“Non fare l’idiota… ti riaccompagno in camera…”

Appena si decide ad avvicinarsi le blocco il braccio, afferrandole il polso e attirandola a me bloccandola tra le gambe…

“Allora Reyes… ti decidi a dirmi cosa diavolo hai…”

Una lacrima le riga il volto… facendomi rimanere di sasso… prontamente se l’asciuga con il palmo della mano…continuando a fissare un punto qualsiasi del pavimento… cercando di rimanere calma, le prendo le mani tra le mie…

“Raven parlami…”
“Ha ragione Octavia…”
“Octavia?”
“Si… aveva ragione lei quando ha detto che è tutta colpa mia… che ti hanno sparato perché io mi sono cacciata nei casini…e tu sei venuta a salvarmi…”
“Ma che stronzate stai dicendo…a parte che non credo che Octavia sia stata capace di dirti una cosa del genere…e poi non lo devi neanche pensare…non sei stata tu a spararmi e non ti sei cacciata in quella situazione di proposito…e io non ti avrei mai lasciata in pericolo…”
“Invece è così… tu sei morta per salvare una nullità come me…”

Con uno scatto si allontana dalla mia presa voltandosi e lasciandomi con un’espressione accigliata in volto…

“Morta??? Raven ma cosa stai blaterando… guardami…sono qui davanti a te… e sto bene…ok mi fa un male cane l’addome, mi tirano i punti e mi gira la testa…ma sto bene…sono viva… GUARDAMI.”

Le afferro con forza un braccio costringendola a guardarmi negli occhi…

“Non nel mio sogno.”
“Aspetta stiamo parlando di un sogno?”

La guardo di traverso cercando di capire di cosa stiamo parlando per trovare un senso a tutto questo… ma vedere Raven con quel broncio triste e a parer mio adorabile mi fa scoppiare in una sonora risata…

“Reyes siamo qui ad avere questa conversazione assurda, solo perché tu hai sognato la mia morte????”
“Era un sogno molto realistico…”
“Immagino…quindi sogni di sbarazzarti di me…”
“Non dire stronzate…”
“Roba da matti… nonostante abbiano sparato a me…sono io che devo consolare te…”
“Potrei occuparmi della tua convalescenza…”
“Non vedo l’ora. Ora sarebbe il momento di baciarmi…per essere sicuri che non stai ancora dormendo…”

E senza darle il tempo di replicare la tiro verso di me…iniziando a baciarla con passione.



OCTAVIA P.O.V

Sono passati 10 giorni da quando hanno sparato a Anya…per volere di Lexa abbiamo tutti un po’ rallentato… Nonostante lo nasconde benissimo, lo vedo che si sente in colpa per quello che è successo…dopo tutto ha sempre messo al primo posto la protezione di tutti, anche se consapevole che questi sono i rischi del loro mestiere.
Raven ha passato quasi tutto il tempo a fare da infermiera a Anya… più che altro il cane da guardia, obbligandola a riposare e a seguire le indicazioni del medico, del quale non ne voleva proprio sapere.
Da quello che ho capito oggi la dimettono e forse è meglio visto che il fatto che fosse sotto osservazione nell’ala ospedaliera qui alla Forest, le permetteva di sgattaiolare nella sala principale ogni volta che qualcuno distoglieva lo sguarda dalla sua stanza… almeno così sarà obbligata a riposare…
Il posizionamento del gps sul container, ha dato degli ottimi risultati… io, Lincoln e Bellamy abbiamo passato ogni singolo giorno a perlustrare e sorvegliare il magazzino dove è stato depositato, avendo la conferma di aver visto giusto la sera al molo.
Lexa e Lincoln hanno presentato tutte le prove ottenute fino a ora al loro capo, che a quanto pare, ha dovuto ammettere l’importanza delle prove ottenute, constatando che manca veramente poco per inchiodare quello stronzo e farlo condannare… Ma Lexa non è comunque soddisfatta…
Sostiene che il traffico di donne dell’est pur essendo una cosa molto grave, non basta per fargli avere l’ergastolo… considerando anche la schiera di costosissimi avvocati a sua disposizione… è convinta che nasconda qualcosa di ben più importante nel casinò e vuole metterci le mani a tutti i costi.
Per questo motivo Clarke è al mio fianco, tentando per l’ennesima volta di capire con che cassaforte abbiamo a che fare… la osservo attentamente dondolandomi sulla sedia, le uniche volte che ho visto Griffin così concentrata è quando è indecisa se prendere un donut al caramello o un muffin ai mirtilli…

“QUANTO SONO STUPIDA”

L’urlo di Clarke mi prende alla sprovvista facendomi cadere all’indietro con la sedia…

“Octavia!”

Mi rialzo dal pavimento facendo leva con le braccia sul tavolo, appena ritrovo la visuale della stanza trovo Clarke, Lexa e Lincoln immobili a guardarmi…

“Sto bene…se solo uno di voi si azzarda a ridere lo infilzo…Griffin ti sembra il modo di urlare?”
“Si…perché mi stavo stupidamente fissando su un singolo modello di cassaforte, mentre qui sono due…”
“Spiegati meglio…”

Lexa si avvicina incuriosita dalle parole della mia amica, mentre lei si posiziona davanti al pc…

“Guardate… questo è il nostro fotogramma… non riuscivo a trovare un riscontro perché in realtà non esiste…in poche parole è una cassaforte personalizzata… comunque… la struttura esterna è quella di una Worthington 1000, forse una delle più grandi in circolazione in acciaio rinforzato, mentre la serratura è una Retumbler Griffin surefir… ultimo modello fabbricato se non sbaglio, per finire, chiusura elettronica con scanner palmare biometrico…”
“Da quando parli l’arabo C?”

La prendo in giro notando le facce di noi comuni mortali, che non hanno capito una parola di quelle appena sentite… le nostre espressioni non sfuggono neanche a lei…

“Che c’è… è il mio lavoro…più o meno…”
“E credi di poterla aprire…?”

Chiede Linc attendendo con ansia la risposta…

“Avrò bisogno di un po’ di tempo, non essendo uno sprovveduto avrà fatto installare una lamina di rame che non mi permetterà di usare la lancia termica…quindi dovrò farlo trapanando alla vecchia maniera…quello che mi preoccupa e lo scanner biometrico…senza impronta palmare… non credo di poter fare un gran che.”
“Cazzo…”
“Già…”

L’entusiasmo nella stanza di spegne a quelle parole… riportando tutti nello sconforto…

“Dai ragazzi… siamo arrivati fin qui…troveremo una soluzione anche a questo… adesso però dobbiamo andare… Raven ci ha espressamente ordinato di pensare ai preparativi per la festa a sorpresa di Anya…”

Dico cercando di tirare su il morale… Lincoln mi guarda sorridendo…come se si aspettasse quel tentativo di rallegrare gli animi…mentre Lexa si avvicina a Clarke mettendole una mano sulla spalla…

“Octavia ha ragione… qualcosa troveremo…adesso andiamo…se Anya arriva a casa prima di noi è capace di non farci entrare…”

In un attimo siamo nell’appartamento di Anya… Clarke e Lexa si stanno occupando delle decorazioni mentre io e Lincoln ci siamo subito messi ai fornelli per cucinare la cena…
Sformato di pasta e polpettone con purè di patate, i piatti preferiti di Anya… lei e Raven dovrebbero arrivare a momenti… Lexa nell’attesa ha versato a tutti un bicchiere di vino, che sorseggio lentamente mentre osservo Lincoln assaggiare la carne per controllare la cottura…

“Se continui a guardarmi così intensamente mi farai diventare rosso…”

Mi riprendo dal mio stato di trans scuotendo la testa e schiarendomi la voce…

“Ehm scusa… allora com’è la carne?”
“Direi che è pronta…”

Prendo il vassoio da portata, per poi passarglielo…

“Ti ringrazio per prima…”

Lo guardo con un sopracciglio alzato cercando di capire a cosa si riferisce…mentre continua a posizionare le fette di carne in modo circolare…

“Si voglio dire… il fatto che cerchi sempre di tirare su il morale… non ti perdi mai d’animo e sei sempre convinta che c’è una soluzione a tutto…Lexa in questo periodo ne ha bisogno… e so che l’hai capito…ed è per questo che ti amo.”
“Scusa ripeti?!?…”
“Cosa…la parte in cui ti ringrazio di essere semplicemente fantastica…o la parte in cui ti dico che ti amo?”

Si volta verso di me prendendomi il viso tra le mani e dandomi un bacio delicato ma intenso…

“Octavia Blake, sono perdutamente innamorato di te…”
“Ti amo anche io…”

Sono le uniche parole che riesco a dire… o a balbettare se devo essere onesta… consapevole che questo momento rimarrà impresso nella mia mente per sempre… magari togliendo Clarke e Lexa che ci fissano con gli occhi a cuoricino.


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