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Un ottimo cuoco

"Allora?"

"niente da fare"

"non preoccuparti, le troverai"

"già, prima però devo ritrovare il letto, è praticamente sepolto"

"ti darò una mano se vuoi, prima però pranziamo? Sto morendo di fame"

"vuoi uscire fuori?"

"non credo tu sia un ottimo cuoco"

"non ti piaceva il riso?"

"ma se ha fatto tutto quell'aggeggio, e in più era risotto pronto, hai solo aperto la busta"

"va bene mi arrendo"

"come al solito!"

"come scusa?"

"nel senso che vinco sempre io!"

"non potrebbe essere altrimenti"

"perché?"

"beh perché hai sempre ragione"

"stai cercando di conquistarmi forse?"

"è necessario?"

"uhmm, tu continua poi ti rispondo"

"muoviti andiamo"

prendo la giacca e faccio per uscire "hai per caso un berretto? questi capelli fanno cagare"

"ne ho tirati fuori un bel po', sono sul letto" mentre Ben cercava un berretto ne approfittai per rimettere le polaroid nella scatola vidi qualcosa di rosso "ecco dov'erano!" oltre alle foto avevo conservato anche il cofanetto con le collane "questo penso che me lo tengo, mi piace da morire" "le ho trovate Ben". Andammo in un posto che faceva il sushi più buono del mondo, o almeno così credevo fino a quel momento.

Il momento giusto

Appena tornammo a casa Fede si lanciò sul divano, come se avesse fatto una faticaccia a mangiare 4 quintali di sushi, ma non potevo biasimarlo perché io stesso mangiai come un maiale e mi sentivo più pesante di un elefante obeso, di conseguenza mi buttai di peso sulla poltrona. La mia attenzione fu catturata dal cofanetto rosso sul tavolino, lo presi e lo apri. Istintivamente presi quella con la mia iniziale, lui si accorse del mio sorriso e si mise seduto "come mai sorridi?" "te la metto?" "si". Quel gesto mi riportò alla mente l'ultima volta in cui avevo chiuso una collana a Fede: era mattino presto, le 6 circa, stavamo facendo tutto nel massimo silenzio, non dovevamo svegliare i miei genitori, Fede aveva dormito da me, la sera prima si era presentato alle 11 fuori casa mia, con un temporale che faceva paura e mi aveva detto 'ti amo' per la prima volta dopo poco più di un mese che ci frequentavamo e dopo due giorni che lo avevo capito anche io, al centro commerciale. Quella notte fu la più bella della mia vita. Ci baciammo sotto la pioggia per un tempo indefinito, ricordo benissimo l'immagine di Federico, tutto bagnato, le gocce che scivolavano dalla fronte fino alle sue labbra, quasi come fossero attratte da esse. Come lo ero io. Ricordo che non esitai un momento per farle mie, quel ragazzo mi mandava completamente in tilt, avevo una voglia infinita di stringerlo forte a me, tutto bagnato che mi stava gridando il suo amore per me, lo trovavo bellissimo, era così sexy.

Non potevamo più aspettare, quello era il momento giusto, il nostro momento, lo presi in braccio a mo di sposa, entrammo in casa in silenzio, i miei erano al piano di sopra che dormivano e noi eravamo solo due ragazzi impacciati.

Ci baciammo forse come mai prima, c'era così tanta passione e desiderio. Intrappolai Federico tra il mio corpo e la porta, la tensione tra di noi era palpabile ogni nostro gesto era così intenso. Il suo sguardo bruciava sulla mia pelle. Non ricordo per quanto ci baciammo, mi sembrava che non avessi più bisogno di aria, le sue labbra erano l'unica cosa di cui necessitavo. Ma non ne potevo più, mi sentivo impazzire, lo volevo così tanto e lo leggevo anche nei suoi occhi. Allora decisi che quei vestiti fradici erano decisamente di troppo.

Lo presi per mano, ci avvicinammo al divano, illuminato solo dalla luce proveniente dal caminetto, lo scoppiettio del legna si fondeva con i nostri ansimi.

Il mio sguardo fisso nei suoi occhi, come a cercare approvazione o un piccolo gesto di risentimento, ma non ci fu, sembrava abbastanza tranquillo, voleva proprio quello che volevo io. Gli tolsi la maglietta, la gettai a terra da qualche parte, persi qualche minuto ad ammirarlo, anche lui sembrava abbastanza impaziente, poggiò le sue mani sulla mia vita, tirandomi a se. Finì seduto a cavalcioni, sulle gambe del mio bellissimo ragazzo, mi afferrò per i capelli, le nostre labbra erano di nuovo un tutt'uno, non si trattava più di innocui baci a stampo, c'era qualcosa di più. C'era elettricità tra noi due in quel momento. Mi tolse la maglia, con fretta, iniziò a baciare il mio collo, si concentrò su una porzione di pelle in particolare, leccandola e succhiandola, lasciando dei segni del suo passaggio. Non riuscivo più a trattenermi, mi piaceva quello che mi stava facendo ma volevo sempre più. Iniziai a strusciarmi su i suoi jeans, creando una frizione che fece impazzire entrambi. Ricordo come lo fissavo intensamente negli occhi, come le sue iridi si dilatavano dal piacere. Lo sentivo era eccitato. Mi tolse i pantaloni, ricordo le sue mani tremanti, ci misero un po' a slacciare la mia cintura, non facevo altro che sorridergli per tranquillizzarlo.

"come mi sta?"

Could we ever be enough? // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora