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Cioccolato

"Pronto? Ale? No, non vengo, però forse faccio un salto a prendere una cosa, si è ancora qui... beh spero mai haha, ti aggiorno." Avevo chiamato in ufficio per avvisare della mia assenza quel giorno, volevo dedicarmi del tutto a lui, svegliarmi quella mattina con lui al mio fianco era stata la cosa più bella di tutti quegli anni e avrei passato ogni secondo con lui. "Fede non hai tipo qualcosa a cioccolato qua dentro?" Disse con la testa letteralmente infilata nel mobile "non ne mangio molta, sto attento alla linea" dissi avvicinandomi a lui, gli presi i fianchi e lo voltai verso di me "guarda che se la mattina non mangio cioccolato divento nervoso" disse scherzando e incrociò le braccia dietro alla mia testa "e poi da quando tieni alla linea? Mangiavi pure il piatto una volta" "hai detto bene, una volta, vado in palestra due volte a settimana da un po', diventerò un gran bel ragazzone" "ah si? E in questa palestra chi c'è? Ragazze? Ragazzi fighi? Ragazzi che ci provano con te?" "Si un bel po' ma ho intenzione di conquistare un solo ragazzo" "ah si? Chi? Lo conosco?" "Non lo so... forse si... forse no" dissi avvicinando le mie labbra alle sue, mi aspettavo un bacio ma invece mi morse il labbro inferiore "aiii" "scusa! Ma ho veramente fame! E poi mi sembrava cioccolato e..." "ho capito, usciamo, ti porto in un bel posto". Lo portai nel mio bar, mio per modo di dire, era il bar che usavo frequentare da sempre e amavo praticamente tutto, i cornetti erano morbidi, i caffè erano ottimi, il barista era un caro amico, i tavoli sempre puliti, non puzzava di fumo e la musica sempre rilassante, lo adoravo. Durante il tragitto per un tratto di 4,5 metri mi tenne la mano, mi sentivo il cuore scoppiare, poi la tirò indietro ma decisi di non farci troppo caso, dopotutto per sei anni non mi ero fatto sentire. "Come hai detto che si chiama?" "Deny caffè.. eccoci" dissi prima di entrare seguito da Ben "prendi quello che vuoi, vado un secondo dal barista" annuì mentre io mi dirigevo da Daniel "SALVE!" dissi urlando al suo orecchio e lui sussultò "FEDERICO per la miseria mi hai fatto spaventare!" "Era il mio intento, ti volevo dire, pago un caffè macchiato e un cornetto vuoto... e poi tutto quello che prende quel ragazzo là" dissi indicando Ben intento a scegliere qualcosa dalla vetrina "stai scherzando?! Finalmente ti vedo con qualcuno!" "Già finalmente, bisogna festeggiare direi" scherzavo, ma lui evidentemente no "e allora oggi offre tutto la casa! Ma presentami il ragazzo su" "ah ma grazie! Non so cosa dirti su di lui.. forse lo conosci già" "ma no! Ti giuro che non l'ho mai visto in giro" intanto Ben si stava avvicinando a me con un enorme fagottino al cioccolato tra i denti "buongiorno, scusi se non le stringo la mano, sono un po' sporco e non vorrei.. comunque mi chiamo Benjamin" disse sereno, amavo il suo essere cosi tranquillo con gli sconosciuti. Daniel mi guardò con gli occhi e la bocca spalancati "Benjamin?" Disse indicandolo "è sul serio lui?" Sorrisi, avevo parlato così tanto di lui che sembrava a tutti una leggenda "così pare" dissi togliendogli della cioccolata dal viso e passandogli una mano dietro la schiena, quella visione era assolutamente tutto quello che volevo vedere per tutti i giorni della mia vita.

Il centro commerciale

Daniel mi guardava come se fossi un Dio sceso in terra, gli brillavano gli occhi e non faceva altro che sorridere a Federico. Era un uomo sulla 50ina, robusto, coi capelli grigi e giusto un accenno di barba. Mi ricordava il signor Giuseppe, il bidello del mio piano al liceo, era zoppo e un po' più anziano, facevamo bellissime e interessantissime chiacchierate quando quella di scienze mi cacciava fuori, mi raccontava di tutte le volte che era finito nei casini e col senno di poi credo che la maggioranza delle avventure siano state inventate sul momento. Comunque il signor Daniel mi stava molto simpatico, avrei potuto passargli il fatto che sorridesse così tanto al mio Federico. "Quando Fede mi ha raccontato la prima volta di te piangeva tantissimo, era qui da 8 mesi e non si era ancora abituato alla tua assenza. Non sapevo come tirarlo su di morale quindi gli chiesi di raccontarmi un evento felice. Mi parlò di una volta in cui eravate al centro commerciale a fare la spesa per tua madre" sorrisi ripensandoci, fu il giorno in cui capii di amarlo "mi disse che mentre stavate discutendo su quale pacco di piselli fosse più pesante vedeste una bambina di circa 4 o 5 anni piangere a dirotto urlando 'mamma', capiste che si era persa e cercaste in tutti i modi di farla calmare per portarla al box informazioni e far annunciare il suo nome dalla ragazza al microfono. Tu gli desti un pacchetto di patatine che sembrò calmarla per qualche secondo ma non smise di piangere, poi fede la prese in braccio e le fece fare l'aeroplano, la bimba rise e finalmente smise di piangere, poi abbracciò Fede" già, in quel momento capii che sarebbe stato un ottimo padre "una signora passando vi chiese se fosse vostra figlia. Alla tua risposta negativa la signora vi disse che sareste stati dei bravissimi papà insieme e il cuore di Federico scoppiò di gioia, capì quello che veramente voleva dalla sua vita." Federico non me lo aveva mai detto, non mi aveva mai detto di volere dei figli e neanche di volermi sposare ma evidentemente lo aveva sempre pensato. Ascoltando i racconti di Gianni e di Daniel ero riuscito a capire quanto veramente fosse importante per lui ogni singolo momento nostro, col tempo avevo dimenticato di dare importanza anche alle cose più banali, ma non avevo dimenticato tutte le sensazioni. Ancora una volta, con quella storia, dentro di me avevo capito qualcosa.

Could we ever be enough? // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora