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Occhi blu brillanti

Mentre accompagnavo Benjamin in stazione provavo una strana sensazione, a metà fra 'sto sbagliando' e 'sto facendo la cosa giusta'. Mi ero chiesto cosa fosse l'amore e mi ero reso conto che il comportamento che stavo assumendo nei suoi confronti non era amore, ma egoismo. Amare significa certamente volere la persona amata tutta per sé, ma quest'ultima deve stare bene al 100%, perché amare significa rendere felice l'altro, e per rendere felice Ben, sarei stato disposto a perdere tutto e restare da solo per sempre.

Quei minuti in auto volarono, parlavamo del più e del meno come due che non stavano per dirsi addio per la seconda volta, chiunque ci avesse visti avrebbe giurato di aver visto due ragazzi felici in auto, come se stessero andando al lunapark o al concerto del loro artista preferito, nessuno avrebbe mai pensato di star guardando due innamorati col cuore in frantumi e le anime spente. E in quel momento capii ancora una volta quanto veramente forte era il nostro amore: morire dentro, essere consapevoli di ogni cosa ma fingere che tutto sia perfetto.

Ben non sarebbe mai tornato, era troppo debole di fronte alla sua famiglia e io non sarei mai riuscito a dimenticarlo.

In piedi, l'uno accanto all'altro, aspettavamo il treno per Modena. Da quando eravamo scesi dall'auto le parole sembravano essere terminate, la realtà sembrava aver preso il sopravvento, la luce negli occhi si era spenta e non avevo neanche il coraggio di controllare se la sua ci fosse ancora, probabilmente volevo il ricordo dei suoi occhi blu brillanti come quella mattina al bar, o come lo erano a pranzo mentre rideva così forte alla vista di un tizio che aveva fatto cadere il sashimi 4 volte sui pantaloni. Ma prima o poi avrei dovuto guardarlo, e quel momento arrivò quando una ragazza scese dal treno, lasciò che le valigie cadessero un po' ovunque e corse ad abbracciare un ragazzo che le stava già correndo incontro. Ci guardammo istintivamente sorridendo appena, poi i nostri sguardi si allontanarono ancora.

"Potremmo essere noi sabato sera" "non succederà Ben."

La conversazione non continuò. Ci provava a fami stare meglio, ci aveva provato anche prima, sul divano, parlando di un futuro. Lo capivo, lui mi amava, e anche lui aveva bisogno della mia felicità, come io avevo bisogno della sua.

"Tu dici che scoperanno in auto o nel bagno?" "Federico! ti facevo più sensibile!" "ovvero?" "pensavo che nella tua testa il ragazzo avesse prenotato una camera in un hotel a 5 stelle piena di rose rosse e champagne" "tu stavi pensando a cosa ci fosse nella mia testa?" "penso sempre a cosa penseresti tu prima di formulare pensieri miei"

L'acqua nel deserto

Quando Federico stava male cercava in tutti i modi o di nasconderlo o di farmi capire tutto per filo e per segno. Avevo incrociato i suoi occhi solo per un istante e avevo capito che quella volta aveva deciso di nasconderlo. Sapevo che tornare a casa mi avrebbe fatto pensare molto, ciò che io desideravo non era assolutamente allontanarmi da lui, anzi, era proprio il contrario.

Il treno sarebbe arrivato 5 minuti più tardi e quelli erano forse gli ultimi istanti che avevo con lui.

"penso sempre a cosa penseresti tu prima di formulare pensieri miei" arrossì violentemente "sei sicuro di non essere tu quello sensibile?" "ma smettila, sei sempre stata tu la femminuccia" "ah si? Quello che però è successo oggi.." "frena, frena, le volte che hai preso tu il controllo si contano sulle dita di una mano" "facciamo due mani, e non mi sembra che non ti siano piaciute signorino" disse girandosi verso di me, non ci stavamo ancora guardando ma quando lo facemmo mi sembrava di aver trovato l'acqua nel deserto. Mi mise le mani sui fianchi mentre continuavamo a guardarci "altroché" dissi sorridendo, lui fece lo stesso, poi appoggiò la sua guancia alla mia e avvicinò le sue labbra al mio orecchio "sai cosa? Sono io che non so se ti fotterei in bagno o in auto" "preferirei di sicuro una camera, ma anche la macchina va bene" dissi cominciando a baciargli il collo, lui si fece indietro portando le mie labbra alle sue e ci baciammo piano tra sorrisi felici uniti sfortunatamente a sorrisi amari.

Quel nostro bacio fu interrotto dalla voce registrata che diceva di allontanarsi dalla linea gialla a causa del treno in arrivo. Le nostre mani erano così strette da avere entrambi le nocche bianche, il mio cuore batteva piano, il suo neanche lo sentivo.

"Allora me lo dai il tuo numero?" disse prendendo il cellulare dalla tasca del cappotto "forse meglio di no" "cosa?" "non sarebbe peggio? Nel senso, se proprio dobbiamo non vederci più scambiarci i numeri complicherebbe solo le cose" aveva gli occhi delusi e annuì con fatica prima di bloccare il cellulare e rimetterlo in tasca.

Il treno arrivò e molte delle persone lì sedute cominciarono ad occupare i posti, c'era molta confusione attorno a noi ma noi non sentivamo niente, gli occhi fissi negli occhi dell'altro, la nostra vita insieme dipendeva da quel treno. "Non farlo" "Fede..io.." "lo so.. allora vai, non aspettare più"

Presi la collana con la sua iniziale e gli chiesi coi gesti di mettermela. Lasciò le mani fredde attorno al mio collo e poi si avvicinò per darmi un bacio a stampo.

"vorrei che bastassimo solo noi" disse togliendomi le mani dal collo e mettendole in tasca

"Ben, potremmo mai essere abbastanza?"

"Siamo già abbastanza".


Could we ever be enough? // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora