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Mani

Mi sentivo terribilmente in difetto. Non che prima non mi sentissi in colpa per tutto, ma ora che avevo ascoltato le sue parole stavo anche peggio. Tutto ciò che nella vita mi rendeva felice era di fronte a me e mi stava raccontando tutto il suo dolore provocato da me. Ero una merda.
"Benjamin.." avrei voluto avere la voce ferma in quel momento ma ero solo riuscito a sussurrare il suo nome "tu sei.." niente, non ci riuscivo. Presi la sua mano destra, era la prima volta che lo toccavo, si irrigidì, lo guardai negli occhi, erano umidi, non volevo che piangesse, spostai la mano sinistra sulla sua guancia sinistra e cominciai a muovere il pollice per accarezzarla. A quei movimenti il suo viso cambio temperatura. Finalmente prendeva colore. Lo vidi chiudere gli occhi dai quali uscirono due lacrime calde, una mi sfiorò la mano. Avvicinai anche la mano destra sulla guancia destra e lo sentii rilassarsi mentre si appoggiava sospirando alla mano che avevo messo per prima. Sorrisi. Poi ad un tratto si allontanò e si alzò dal divano su cui eravamo seduti uno difronte all'altro e cominciò a girare per la stanza. Lo seguii e mi fermai davanti a lui, non mi guardava in faccia, mi fissava le mani, così feci la prima cosa che mi venne in mente: incrociai le mie mani con le sue ma neanche questa volta mi guardò. Cominciai a pensare che non volesse perdonarmi. "Metti la giacca, ti porto in un posto". Fece come gli dissi senza fiatare e mi seguì.

40 centesimi di pizza

Prese un pacco di biscotti dalla dispensa e uscimmo. "Non ci vorrà molto, andiamo a piedi" mi aveva detto sorridendo. In effetti non ci volle molto, giusto un paio di stradine, o forse di più ma non le contai impegnato com'ero a pensare alle sue mani sulle mie. La sua voce mi distolse dai miei pensieri: "ricordi quello che ti ho scritto nella lettera? Che ho parlato di te anche ai barboni?" Ora capivo il perché dei biscotti "c'è un signore, si chiama Gianni, che vive accanto ai cassonetti di un supermercato, quando faccio la spesa prendo sempre qualcosa per lui" si girò e mi sorrise "l'ho conosciuto una sera come queste, era tutto il giorno che piangevo, non avevo le forze di fare nulla" teneva lo sguardo basso "uscii a prendermi una pizza e per la strada e lo incontrai, non avevo voglia di ritornare a casa e mi fermai accanto a lui, gli offrii metà della pizza che all'inizio lui non accettò ma alla fine la mangiò facendomi promettere che avrei preso i soldi che gli avevano dato quella sera dei passanti, erano solo 40 centesimi, lo avrei fatto felice e non avrebbe causato nessun problema a lui, più di quelli che aveva si intende"
Era sempre stato così dolce e gentile, il mio ragazzo.
"E come sei finito a raccontare di me?"
"Mi chiese 'hey giovanotto come mai non sei nel letto caldo di casa tua a mangiare una zuppa fatta da tua moglie?' E io gli risposi 'quello che vorrei fosse mio marito non mi vuole più vedere e pure se ora fosse qui, dubito che mi preparerebbe una zuppa, magari mi farebbe una cioccolata, quelle le sa fare' mi ha dato una pacca sulla spalla e ha voluto che gli raccontassi tutto." Avrebbe voluto sposarmi, lo aveva appena detto, avevo il cuore che mi stava per scoppiare ma non riuscii a dire nulla, eravamo arrivati.

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Could we ever be enough? // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora