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Non ancora

Stavo cercando un paio di guanti nell'armadio, ero sicuro che ci fossero, li avevo comprati l'anno prima ad una svendita natalizia, anche se non li avevo mai usati, come del resto in tutta la mia vita non avevo mai usato guanti, ma in quei giorni faceva davvero freddo a Milano, così freddo che le mani avevano cominciato a diventare secche fino a spaccarsi.

Due settimane dopo la partenza di Benjamin, due settimane dopo il nostro ultimo bacio, due settimane la nostra ultima promessa, avevo perso 3 kg, mi ero messo in malattia, avevo fatto crescere la barba, pulito casa da cima a fondo ben 4 volte, imparato a cucinare qualcosa che non fosse già pronto, letto due libri e quella mattina avevo chiamato i miei genitori.

Già, avevo chiamato mio padre.

"pronto?"

"papà"

"Federico? Sei tu? Come stai? Che succede? Stai bene?!"

"si, sono io, non hai altri figli"

"ma come stai? Che stai facendo? Ci manchi tantissimo, non chiami mai.."

"sto bene, mi avete allontanato voi"

"ti abbiamo chiamato tantissime volte, la mamma ripete sempre che gli manchi tantissimo, vorrebbe sentirti ogni tanto, per favore chiamala quando hai tempo"

Non so perché lo feci. Forse tutto quel rispetto e amore che Benjamin aveva nei confronti dei suoi genitori fece nascere in me il desiderio di sentirmi 'figlio', di avere qualcuno alle spalle. Ma i miei genitori non erano quelli di Ben, i miei genitori mi avevano messo al mondo giusto per fare qualcosa o per avere qualcosa con cui distrarsi. Fare un figlio per loro era stato come prendere un cane al canile, ma comunque sentire la mamma mi aveva fatto molto bene, mi mancava molto.

I guanti li trovai, uscii di casa, comprai un paio di felpe, entrai dal barbiere e uscii ringiovanito di 10 anni.

Vi starete chiedendo "ma cosa c'entra tutto questo con Ben? E la vostra storia? Finì lì?"

No, la nostra storia non era ancora finita. Non ancora.

Vi racconto questo perché fu il giorno decisivo per me. Nei giorni precedenti sembravo una mummia, vagavo per casa col pigiama, quel giorno avevo deciso di dare una svolta alla mia vita, ma ovviamente, come avete imparato a capire, ero così inutilmente depresso e messo male, che solo una persona avrebbe potuto smuovermi, e sappiamo tutti di chi si tratta: Benjamin.

Quella mattina mi ero alzato verso le 9, non avendo nulla da fare pensai di andare a fare una corsetta, giusto per fare qualcosa ma mi fermò il suono del telefono fisso, non conoscevo il numero, nessuno mai chiamava da lì, ma risposi.

"pronto?"

"salve, parlo con Federico Rossi?"

"si, chi è?"

"ciao Federico, ci ho messo un po' a trovare il numero, ma a quanto pare ci sono riuscita. Non so se ti ricordi di me, sono Viola Mascolo, la sorella di Ben"

"Viola? Ciao, scusami non ti avevo riconosciuta per niente.."

"no, scusami tu se ti chiamo a quest'ora, ho delle cose importanti da dirti"

"Benjamin sta bene?"

"tranquillo, sta bene, so che è stato da te qualche settimana fa, mi ha chiesto di incontrarci a casa dei nostri genitori e ci ha raccontato che siete stati un paio di giorni insieme, io so quanto ti ama Ben, non stava così bene da molto tempo"

"cosa vi ha raccontato?"

"ci ha detto della lettera dove gli chiedevi di raggiungerlo, ci ha detto del motivo per cui te ne sei andato anni fa e ci ha detto che vi amate forse più di prima e che avrebbe intenzione di sposarti. Le mie parole sono state 'ritorna a Milano da lui', mia madre stava per impazzire di gioia, ma papà non ha aperto bocca, e questo lo ha fatto stare molto male. Nei giorni seguenti ho parlato con mio padre, mi ha detto che non avrebbe permesso che Ben si rovinasse la vita tornando con chi la vita gliel'aveva già rovinata una volta, ho provato a spiegare in tutti i modi che il suo atteggiamento non lo avrebbe protetto, ma solamente distrutto ancora di più. Mi ha detto che ci avrebbe pensato e lo ha detto anche a Ben, che in questi giorni non fa altro che toccarsi una collana, penso che gliel'hai regalata tu, c'è la tua iniziale sopra. Ultimamente ci vediamo tutti i giorni quasi due volte al giorno, è sempre un continuo 'Fede di qua, Fede di là', non smette un attimo. Lui è fiducioso, sa che tu e lui ritornerete presto insieme, ci crede davvero molto in voi."

"non hai idea di quanto queste parole mi facciano bene, non posso fare a meno di pensare a lui, mi manca veramente più di ogni altra cosa, ho bisogno di sentirlo, di vederlo, di toccarlo, ti prego Viola dammi un contatto, fammi parlare con lui, credo di impazzire"

"Fede, lo so, per questo ti sto chiedendo di accelerare i tempi"

"in che senso?"

"vieni qui Federico, parla con mio padre, spiega quanto lo ami e cosa saresti disposto a fare per suo figlio, non potrà dirti di no, lui ama Benjamin, farebbe di tutto per lui, se vede quanta voglia avete di amarvi coi suoi stessi occhi, sono sicura che non ci sarà più bisogno di aspettare."

La sera stessa partii per Modena. Avrei parlato con suo padre, gli avrei mostrato il mio cuore, ma non prima di passare a salutare Ben.

Quando arrivai, un brivido mi percorse la schiena, pensai all'ultima volta che ero stato lì, e non era assolutamente un bel ricordo. Scacciai velocemente i pensieri negativi, dovevo pensare solo a lui ora, presi il cellulare, inserii l'indirizzo di casa sua che mi ero fatto dare dalla sorella e nel giro di qualche minuto ero sotto casa sua, il cuore mi batteva come non mai, le mani mi sudavano e non smettevo di sorridere.


Could we ever be enough? // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora