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Illusione

Illuso. Ero solo un illuso. Come ho fatto a pensare che fosse tornato da me con la voglia di stare di nuovo insieme? Dopo tutto quello che avevo fatto?

Erano 20 minuti che non uscivo dal bagno. Dopo le sue parole ero sceso dalla macchina e ero entrato in casa senza fiatare, lui mi aveva seguito e si era seduto sul divano. Non lo sentivo. Forse se ne era andato per tornare a casa? Non avevo sentito la porta, sarebbe stato improbabile. Uscii e con grande stupore lo vidi mentre guardava e sistemava una cornice che era poggiata su un mobiletto sotto al televisore, proprio di fronte al divano. "Ne avevi due al mare" disse vedendomi arrivare "ho pensato ti avrebbe fatto piacere vedere questa" mi passò la cornice, non c'era più la solita foto sugli scogli di 3 anni prima, l'aveva sostituita con una nostra foto, una fatta al parco che ritraeva me con il viso sporco di gelato e lui con un sorriso così sincero che non ricordavo più, e che pensavo non avrei più rivisto. "Non me la ricordavo" "non l'avevi mai vista, l'ho tenuta nella mia cameretta per tutti questi anni e penso che sia arrivata l'ora di darla a te." Continuò " sai, quando sei andato via ho buttato o messo da parte tutto ciò che ti riguardava, ma questa no, l'ho tenuta in un libro per tutti questi anni e ogni volta che andavo a trovare i miei mi prendevo qualche minuto per osservarla in silenzio." Non avevo ancora risposto, osservavo la foto, stavo per dire qualcosa ma mi anticipò: "ho fatto proprio quello che hai detto" lo guardai stranito "mia madre mi ha chiamato e io mi sono fiondato da lei per leggere la lettera sul letto di camera mia" sorrisi, lo avevo scritto nella lettera "poi ho preso la foto dal libro e non so perché me la sono portato dietro, giuro non ne conosco il motivo, forse il suo destino era questo, quello di stare qua." In quel momento mi sentivo uno stupido, non avrei dovuto comportarmi da bambino, avrei dovuto accettare tutto, senza avere la presunzione di volerlo di nuovo mio. Dopo tutto non ero io quello che era stato lasciato il giorno del suo compleanno con un messaggio dopo aver visto il suo ragazzo baciare un altro, mi ero comportato malissimo con lui e avrei solo dovuto ringraziarlo per essere corso da me appena glielo avevo chiesto. "Ti va di vedere i tramonti che ti ho dedicato?"

La classe azzurra

Federico mi stava mostrando tutte le sue polaroid fatte in quegli anni, mi aveva colpito una foto di un tramonto rosso, molto rosso "è un effetto?" "no, è proprio così, il cielo era così quella sera" mi guardava con gli occhi pieni di speranza, gli avevo fatto del male con quelle parole, ma non posso mentire a lui, io ero stato troppo male perché tutto tornasse alla normalità in mezza giornata "girala" la girai

'Ben, questo tramonto è la cosa più bella della settimana, e anche questo te lo dedico, come sempre. Fede.'

Effettivamente, perché dovevo prendermi per il culo da solo? Se non fosse stato per il fatto che non sapevo come l'avrebbero presa i miei genitori, che mi avevano trattato come un malato in fin di vita e per i miei amici, che avevano passato ogni secondo delle loro giornate a cercare di strapparmi un sorriso ricevendo in cambio solo ripetuti 'lascami solo', avrei già chiamato per licenziarmi e restituito le chiavi alla padrona di casa, e forse in quel momento sarei stato a letto con lui o in qualsiasi altro posto del mondo per dimostrare a chiunque quanto fosse forte l'amore che c'era tra di noi, ma non potevo pensare solo a me stesso. "Questa invece?" dissi mostrandogliene una che ritraeva due collane "i ciondoli sono due pezzi di puzzle che combaciano perfettamente, ci ho fatto incidere sopra 'b' e 'f', è ridicolo lo so, ma sei anni sono troppi e tu mi mancavi veramente tanto, così tanto che sono diventato ridicolo anche a miei occhi." "e dove sono ora?" "non saprei..devo vedere.. ma la vuoi veramente?" era incredulo, non mi piacevano quelle cose e lui lo sapeva, troppo da femminuccia, ma io lo amavo anche per questo, la sua infinita dolcezza era una delle cose che avevo sempre amato di lui. "si, voglio dire, se fossero stati due mezzi cuori te li avrei fatti ingoiare, però questi qui vanno bene" rise, mi piaceva vederlo così. "li vado a cercare". Mentre lui stava mettendo sotto sopra la camera da letto io ne approfittai per chiamare quello che era il mio migliore amico da quando ho messo piede nella classe azzurra, all'asilo. Mia madre mi raccontava sempre di tutte le volte che non volevo tornare a casa senza di lui, e sua madre doveva per forza inventarsi chiamate improvvise o appuntamenti secolari, ma il più delle volte vincevo io. Vincevamo noi. Come sempre. Grazie a lui ho ripreso a studiare e ho dato un senso alle mie giornate. "Ben ti stavo giusto per chiamare, vuoi pranzare con me? Ho dei problemi con i nuovi fornelli e..." "buongiorno anche a te Zambelli, come sto? Io sto bene e tu? Oh grandioso, come dici?" "eddai Benja con queste formalità" "amico non posso, sono a Milano, comunque" "e che cazzo ci fai a Milano?" "sono da Fede" "CAZZO LO SAPEVO" "già, ahah, ieri quando mi hai chiamato ero fuori casa sua, stavo per bussare" "e perché non me lo hai detto?" "volevo vedere come andava" "e come è andata?" "è andata bene.. molto bene."

fatemi sapere cosa ne pensate :)

Could we ever be enough? // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora