Epilogo 2

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"Da portare?" Chiese il ragazzo dietro la cassa "si" risposi freddo. Avevo appena preso due pizze in una pizzeria a caso, non ricordavo di esserci mai entrato e forse anche quella pizza avrebbe fatto schifo come tutta la giornata, come le ultime settimane. L'impresa per cui lavoravo stava fallendo e mi avevano dimezzato lo stipendio, Federico guadagnava abbastanza per entrambi, ma non avevo alcuna intenzione di dipendere (almeno economicamente) da lui, quindi mi cercai un lavoretto extra che mi occupava più delle 4 ore giornaliere previste. Federico non sapeva nulla di tutto ciò, pensava che mi avessero intensificato i turni ed era ciò che doveva pensare, non avevo intenzione di farlo preoccupare oltre. Ormai Iride la vedevo pochissimo, avevo paura di perdermi fasi importanti per lei e cercavo di starle accanto più tempo possibile nel weekend, lei sembrava non accorgersi di nulla, era sempre la solita, e questo mi rendeva, in parte, felice.. ma il mio rapporto con Federico mi preoccupava molto, ero sempre assente e lui sempre con la testa da un'altra parte.. non lo volevo perdere. Ero tornato alle 19:30 quella sera, per la prima volta dopo giorni, mi aspettavo una piccola cenetta, magari preparata da lui, a lume di candela. Infondo non chiedevo molto, solo passare del tempo con mio marito a parlare di noi, a intrecciare le mani, a mangiarci con gli occhi e fare l'amore per tutte le volte che avevamo dovuto rimandare.. e invece lui lo aveva dimenticato. Non ero arrabbiato, forse deluso, forse solo stanco. Cercavo di giustificarlo ma non riuscivo, forse lui non sentiva quanto ci stessimo allontanando. Entrai in casa e lo trovai quasi sull'uscio con le chiavi in mano "dove vai?" dissi "dove andiamo, forse". In auto, sul sedile del passeggero, non facevo altro che guardarlo mentre lui sorrideva togliendo gli occhi dalla strada solo per lanciarmi sguardi maliziosi: "dove stiamo andando?" ripetei per la terza volta "chiama Ale, digli che Iride dorme da lui" "doveva già dormire da lui" "avevi organizzato proprio tutto eh" sorrise ancora di più "quanto ti amo.." dissi sottovoce, non pensavo mi avesse sentito "dillo più forte" "ti amo" "sei convinto? Non credo che penserai lo stesso tra poco" mi sistemai meglio sul sedile "che vuoi dire? Andiamo Fè, dove stiamo andando?" Improvvisamente fermò la macchina. Non conoscevo quel luogo, ci trovavamo molto più in periferia e quello era assolutamente un brutto posto "okay.. se volevi appartarti in auto avrei preferito il letto di casa nostra" iniziai a preoccuparmi, Fede rise di gusto "una volta non ti facevi di questi problemi" continuò a ridere e non ne capivo la motivazione "okay" sorrisi, slacciai la cintura di sicurezza "se è questo che vuoi.." mi misi a cavalcioni su di lui con il labbro inferiore stretto tra i denti "chi ti ha detto che è questo che voglio?" Non smise di ridere e cominciò a passarmi le mani lentamente sulla schiena "bene, se non mi vuoi, ciao" mi finsi infastidito e ritornai sul mio sedile incrociando le braccia "che bel bimbo che sei" disse e finalmente smise di ridere "su, scendi" indicò con la testa qualcosa davanti a noi, poi aprì la portiera e io lo seguii. Una serie di edifici a prima vista abbandonati e illuminanti con luce fioca ci circondava e sembravano aumentare man mano che ci avvicinavamo, non capivo cosa stavamo facendo ma mi fidavo di lui e gli presi la mano quando la allungò verso di me: "la prima volta che venni qui fu con un ragazzo che allora aveva frequentavo" "eh?" "Era un mio amico, stai calmo" ricominciò a ridere "ma mi vuoi far impazzire?" "Si" "benissimo, ci stai riuscendo" risposi acido sbuffando e lasciando la sua mano "dicevo, lui poi è ritornato dalla sua ragazza a Siena e non ci siamo più sentiti" "e menomale" gli lanciai un'occhiataccia infernale "amore, lo sai che per me sei sempre esistito solo tu" non risposi "bene, lui mi fece fare un giro qui e devo dire che ero scettico come te all'inizio, prima di entrare qui" indicò con lo sguardo una piccola porta di ferro, anche abbastanza rovinata "dobbiamo entrare?" Chiesi "vieni" disse prendendomi di nuovo la mano. Mi portò all'interno: vuoto, era tutto vuoto. Il grande stanzone che probabilmente prima era stato un grande deposito era vuoto, eppure così pieno. Il soffitto era tutto bucherellato e la luce dei lampioni entrava da ognuno di essi creando un effetto ottico meraviglioso: sembrava di stare guardando le stelle. Rimasi piacevolmente sorpreso, non pensavo davvero che un po' di luce avesse potuto creare quel magnifico spettacolo. "Che ne pensi?" "È bellissimo" "mai quanto te". Lo vidi smanettare sul cellulare e qualche secondo dopo partì una melodia che riconobbi dalla prima nota: "mi concedi questo ballo?" disse a voce bassa, quasi per non disturbare la voce registrata del cantante "ti concedo questo e tutti quelli che vorrai" sorrise e poggiò la fronte sulla mia, le sue mani vagavano sotto la giacca, mentre i miei pollici giocavano con le sue mascelle "ti amo Benjamin, mi dispiace per tutto e.." lo bloccai, facendo unire le nostre labbra in uno dei baci più dolci degli ultimi tempi "shh" dissi sorridendo "continua a ballare" aggiunsi e lui chiuse gli occhi poggiando la testa sulla mia spalla "cause all of me.. loves all of you.. vorrei che questo momento non finisse mai" disse ritornando alla posizione iniziale e fece unire le nostre labbra, ancora e ancora.
Il cielo quella sera era sereno e si individuavano le vere stelle brillare, Federico aveva insistito perché avessimo mangiato la pizza in auto a guardarle mentre tutto ciò che volevo io era portarlo in uno dei più bei ristoranti, perché era quello che si meritava. Ma alla fine vinse lui, come sempre. "Fredda è buona, suppongo calda sia buonissima" disse mentre mandava giù un altro boccone, era felice così, gli bastavo io e a me bastava lui, non importava se eravamo in un posto sperduto, scomodi, seduti sui sedili posteriori di un auto decappottabile, coperti alla meglio e mangiando una pizza che di pizza non aveva niente. Lui era felice, e io non avrei potuto chiedere di meglio dalla vita. Noi eravamo abbastanza. "Perché mi guardi così?" Disse all'improvviso, probabilmente avevo la faccia di chi stava guardando l'opera d'arte più bella dell'universo, perché lui lo era: "sei sporco qui" indicai il mio labbro inferiore riferendomi però al suo, "fai tu" disse sporgendosi "con piacere" sorrisi e gli morsi il labbro, perché non era veramente sporco "non ti serviva una scusa per farlo" sorrise e prese un altro pezzo della sua pizza. Una scusa, già, pensavo a quante ne avevo date a Federico per giustificare quanto fossi stanco: "ma devi progettare o costruire tu?" Mi chiese mentre mi faceva un massaggio qualche giorno prima, come avrei potuto spiegare che oltre a progettarle le case, aiutavo anche ad arredarle caricando pesi che non avevo mai portato in vita mia? Certo, era un lavoro sicuramente rispettabilissimo, ma non avrebbe mai permesso che lavorassi il doppio per non sentirmi inferiore. Non glielo avevo detto, non potevo farlo, e quindi non lo facevo, ma il peso di quella piccola bugia si faceva sempre più grande e avevo paura che se lo avesse scoperto da sè non si sarebbe più fidato di me. "Finirà presto" mi ripetevo, ma per quanto tempo i miei turni sarebbero dovuti essere di 14 ore senza nemmeno un aumento? Come avrei spiegato anche questo?
"Ben, tutto ok?" Mi chiese mettendomi la mano sotto al mento "si, si, sto bene, solo che ho un po' freddo" sembrò tranquillizzarsi "hai ragione, non è più il caso di fare i ragazzini" disse e passò velocemente davanti mettendo in moto.
"Ci ho messo il limone, come piace a te" dissi avvicinandomi a Fede che aveva le mani attaccate alla stufa a pellet "grazie amore mio" prese la tazza e mi diede un bacio sulla mascella mentre mi sedevo sul tappeto accanto a lui, mi guardava fisso negli occhi, non capivo cosa stesse pensando "che c'hai?" "Oggi Iride mi ha detto una cosa" presi un sorso della mia tazza ancora troppo calda "cosa?" Abbassò lo sguardo e cominciò a girare il cucchiaino nel the "dice che vorrebbe un fratellino" sorrideva "ohw, ehm, io.. Fede non lo so, occuparci di Iride è già abbastanza stressante per il momento, e pure va a scuola fino alle 4 e resta fino alle 6:30 con la babysitter.. non abbiamo quasi tempo per stare con lei.." "lo so Ben, lo so, gliel'ho spiegato e sembra averlo capito.. però a me.. comunque.. a me piacerebbe avere un bambino.. un bambino coi tuoi geni" disse con voce rotta mordendosi le labbra e il mio cuore si sciolse "penso sempre a quanto sarebbe bello se ci fosse un mini Benjamin coi tuoi stessi occhi che gira per la casa armato di spada laser" si prese un attimo per sorridere e guardare fuori dalla finestra "vorrei iscriverlo a calcio e portalo alle partite a fare il tifo per lui.. mi piacerebbe veramente.." posai la tazza di the sul pavimento e feci lo stesso con la sua, mi avvicinai e mi misi a cavalcioni su di lui "amore.. guardami" i suoi occhi erano umidi "ti prometto che avremo un bambino, te lo prometto" annuì e iniziò a disegnare dei cerchi immaginari sui miei fianchi "però amore.. il problema principale per il momento non è il tempo che non abbiamo" presi un respiro profondo, dovevo dirglielo "no?" "No.. io..ho.. un problema.. ho un problema con il lavoro" dissi torturandomi le mani "è per i turni stravolti?" "No.. ecco.. non mi hanno aumentato le ore, anzi, le hanno diminuite, sono in bancarotta e rischiano di chiudere" "cosa? Che stai dicendo?" Era totalmente sotto shock, non riusciva a collegare ciò che dicevo con i fatti "così facendo mi hanno dimezzato lo stipendio.. ma io non volevo.. non volevo portare a casa la metà di ciò che guadagnavo e.. ho iniziato un altro lavoro" "che cosa?! Benjamin sei impazzito? Fai due lavori? È per questo che sei fuori tutto il giorno e sei sempre stanco?" Era evidentemente arrabbiato "mi dispiace, so che avrei dovuto dirtelo ma.." "avresti dovuto, certo che avresti dovuto, perché non me ne hai parlato? Stiamo bene così non abbiamo bisogno che ti spacchi la schiena, Ben, che altro fai?" Era veramente nervoso "in questo giorni ho aiutato a portare gli arredi nelle case e.."  mi fece scendere dalle sue gambe e si alzò in ginocchio "no, no, no, no, no, no col cazzo Benjamin, non sei abituato a fare certe cose, ma sei impazzito? Cominci a trent'anni a portare pesi? Dopo che hai passato una vita a fare divano-letto? Tu sei fuori di testa, domani chiami, ti licenzi e poi vediamo cosa fare" disse prima di andarsene. Rimasi un paio di minuti nella stessa posizione, poi mi alzai e lo raggiunsi "senti Fede l'ho fatto per te okay? Non puoi incazzarti così tanto, è vero, te l'ho nascosto ma non mi sembra così tanto grave.. mi dispiace" la mia voce andava ad addolcirsi man mano che mi avvicinavo, era appoggiato al piano cottura con le braccia incrociate al petto, le labbra serrate e lo sguardo duro "è tutto okay vero? Mi ami comunque? Ti prometto che non lo farò più.. e non ti nasconderò più nulla.." abbassai lo sguardo e cominciai a giocare con le sue dita. Sospirò "è tutto okay, amore, è tutto okay" strinse le braccia attorno al mio corpo e cominciò a baciami il collo "non farmi i segni" dissi divertito, senza neanche guardarmi cambiò le posizioni ed ora ero io quello incastrato tra la cucina e il suo corpo "perché? Non hai mica un altro?" Sorrisi "ma dai Fè, quale altro, lo sai che sei il mio unico...ah" gemetti quando sentii le sue mani fredde nei miei boxer "il tuo unico?" Rispose divertito "il mio ah... Amore, stronzetto" "cosa scusa?" "Ti amo Federico" dissi con lo sguardo fisso nei suoi occhi blu "ti amo anche io Benjamin, e non smetterò mai di amarti, mai".

Could we ever be enough? // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora