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E quindi ti sei fidanzato?

Federico era fuori da circa un'ora, stavo troppo morendo d'ansia e per ammazzare il tempo mi vestii e misi in ordine un po' la casa, raccogliendo tutte le cose che la notte precedente avevamo fatto cadere o lasciato in giro, mi chiedevo se qualcuno si fosse accorto di qualcosa, lì erano tutti molto silenziosi e io di solito (quando ero a casa) ero sempre solo, le uniche visite che ricevevo avvenivano di giorno, essendoci solo altre 4 famiglie ci conoscevamo un po' tutti, e loro conoscevano le mie abitudini. Il campanello suonò, pensai fosse Fede, ma avrebbe dovuto prima citofonarmi, doveva essere per forza un vicino.

"Signora Marta, le serve qualcosa? Prego entri pu.."

"e quindi ti sei fidanzato?" la signora Marta era una delle più anziane, nonostante avesse molto a cui pensare dati i numerosi debiti, non faceva altro che interessarsi delle faccende altrui, però devo dire che mi aveva sempre chiesto come mai fossi solo e si era proposta molte volte di farmi conoscere delle ragazze. Forse ora aveva capito perché rifiutavo.

"direi di sì" dissi spavaldo mostrando l'anello

"vi ho visti questa mattina sulle scale! Siete così dolci e innamorati, come si chiama?" mi volevo sotterrare

"si chiama Federico, e prima che me lo chieda ha 28 anni, è di Modena ma vive a Milano e fa l'avvocato"

"ti adoro dolcezza, scusami ma devo andare a.. a.. chiedere lo zucchero alla signora Caterina"

"si prego, vada, io di zucchero non ne ho proprio, grazie per essere passata, riceverà un invito per il matrimonio, buona giornata" conclusi chiudendo la porta mentre già la sentivo scendere.

Mi aspettavo sarebbe ritornata a chiedere più informazioni, nel frattempo chiamai quell'altra impicciona di Viola:

"Ben, dimmi"

"no, dimmi tu"

"Federico vero? Siete insieme?"

"al momento no, stanotte siamo stati.. diciamo.. 'molto' insieme"

"oh Dio, ma allora è venuto, oh mio Dio e come è stato? Che vi siete detti?"

"si, poi te lo racconto nei minimi particolari, ma ho bisogno di dirti una cosa"

"eh allora? Spara!" quasi la vedevo mentre si agitava

"mi sposo"

"COSA?" probabilmente era seduta e si alzò, sentii il rumore di una sedia

"Mi ha chiesto di sposarlo, mi ha messo un anello al dito e mi.."

"OH MIO DIO BENJAMIN BENJAMIN BENJAMIN STO ANDANDO IN IPERVENTILAZIONE BEN IO, OH MIO DIO"

"stai calmaa! Ora è da papà.."

"papà nostro o papà suo?"

"ma il nostro, ovviamente"

Mi era venuta in mente una follia, una totale follia, ma da quando mi era passata per la testa non avevo più smesso di pensarci nemmeno un minuto. Così lo feci, presi la macchina, e andai dai genitori di Federico.

Solo dopo essere sceso dall'auto cominciai a pensare a tutto ciò che sarebbe potuto succedere, e mi diedi dello stupido per non essere rimasto ad aspettarlo, sarebbe potuto tornare e non mi avrebbe trovato, cosa avrebbe fatto? Non aveva neanche il mio numero, ma okay, lo avrei recuperato in qualche posto successivamente. Dopotutto conosceva la nostra città.

Arrivai di fronte alla sua vecchia casa, fortunatamente o sfortunatamente non mi servì bussare perché suo padre stava firmando un pacco che un corriere gli stava consegnando:

"la ringrazio" "si figuri" alzò lo sguardo e mi guardò, era a metà tra lo spaventato e il confuso.

"salve" dissi solo

"e così ci rivediamo, Benjamin, a cosa devo questa tua visita?"

"le posso parlare?" mi dava sui nervi

"vieni entra, sono sicuro che Angela gradirà la tua visita."

La mamma di Federico era molto graziosa, so che lei non c'entrava quasi niente, ne ero sicuro, era tutta colpa del padre.

"Angela, guarda chi c'è!" sua madre stava leggendo un libro seduta sul divano, era molto invecchiata rispetto a come la ricordavo, ma non aveva perso il suo fascino. Quando mi vide chiuse il libro e si avvicinò a me con gli occhi lucidi "Benji.. sei tu..? Come.. sei tanto cresciuto.." disse portandomi le mani al viso, quasi mi inteneriva "Federico? Come sta? Lo senti ancora? Lui ti chiama? Vi siete visti?" era evidentemente stanca di stare così lontana da suo figlio "Federico sta bene" "come mai sei qui? C'è lui con te?" "no, sono venuto per parlare con voi" mi fece segno di sedermi e lo fecero anche loro. Prese parola sua padre "su, muoviti" disse mentre apriva il pacco "vi ringrazio per aver provato ad allontanarci, 6 anni fa. Per colpa vostra siamo stati veramente molto male, ma è grazie a voi che sappiamo ciò che vogliamo adesso. L'ho rivisto solo un paio di settimane fa, dopo tutti questi anni passati a soffrire, dovreste essere fieri di lui, è diventato un grande uomo, è indipendente, sa cosa vuole e sa come ottenerlo." Lo dicevo col sorriso, ero veramente molto fiero di lui "se sono qui è per dirvi che, purtroppo, non ce l'avete fatta, perché quello che c'era tra di noi col tempo non è svanito, ma è rimasto, ed è maturato con noi, è diventato ancora più forte di quello che pensate. Non potreste mai immaginarlo." Suo padre mi guardava, ma non aveva alcuna espressione, la madre aveva le mani unite sotto al mento e qualche lacrima cadeva senza essere raccolta. "Non meritereste di essere informati, ma siete pur sempre i suoi genitori, mi dispiace se non avete ancora accettato il fatto che vostro figlio sia omosessuale, ma dovrete farlo, perché ci sposeremo, e questo non è un invito." Suo padre cominciò a guardare il soffitto con gli occhi lucidi, sua madre mi si avvicinò e mi strinse le mani guardandomi negli occhi "tu fai felice mio figlio, sei l'unico che ci riesce, io non ci sono mai riuscita. Con te mio figlio sta bene e credimi Benjamin se ti dico che mi dispiace da morire come sono andate le cose, sono stata una sciocca, non avrei mai dovuto permettere che partisse e si allontanasse da noi, che si allontanasse da te. Se mai potrete perdonarmi, Benjamin, io sono qui, accetterò tutto, e sono disponibile per qualsiasi cosa.. ti chiedo solo di farmi sentire mio figlio ogni tanto, io non ce la faccio più a vivere così" scoppiò a piangere, leggevo la sincerità sul suo volto, poi si girò verso il marito: "dì qualcosa, Sandro, forza" disse e questi si girò deglutendo verso di me "fate ciò che vi pare, ho smesso di sprecare le forze per quel ragazzo." Stavo per replicare quando sentimmo il campanello, era lui, lo avvertivo. Sua madre si alzò per aprire, non mi girai, ma sentii esclamare il suo nome seguito da un pianto liberatorio. Non si era ancora accorto che fossi lì, per questo mi alzai girandomi verso di lui, in un primo momento fu sorpreso poi sorrise fiero. "Federico, quando sei arrivato? Come mai sei qui?" disse suo padre "beh penso che ve lo abbia detto, no?" disse prendendomi la mano con l'anello e mostrandogliela "nonostante tutto" "ce l'abbiamo fatta".


Could we ever be enough? // fenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora