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qualcuno mi ha richiesto questo special per mesi e mesi, e ora lo pubblico❤️

4 ore. Erano passate 4 ore da quando il telefono aveva iniziato a squillare nel bel mezzo della notte, erano passate 4 ore da quando avevamo saputo che la nostra madre surrogata era entrata in travaglio, erano passate 4 ore ed erano le 6 del mattino di un giovedì qualsiasi di quel novembre.
"Ben" sussurrai al suo orecchio toccandogli i capelli, mentre per l'ennesima volta si addormentò su una delle
sedie fuori dalla sala parto "che c'è?" Mi chiese ancora con gli occhi chiusi "per favore non addormentarti" gli ripetei. Aprì gli occhi e si alzò stiracchiandosi "che ore sono? Iride è andata a scuola?" Domandò, sorrisi "no Ben, hai dormito 5 minuti, sono le 6 e prima che lo chiedi non abbiamo ancora nessuna notizia, né da Alessio a casa né dalla sala parto" annuì "ho bisogno di.." "di un caffè, lo hai ripetuto 10 volte, penso che di caffeina tu ne abbia già assunta in quantità industriale" "va bene e allora perché mi hai svegliato se ti ho rotto le palle dicendo sempre le stesse cose?" Si alterò, mi alzai e portai le mie mani sulle guance: "sono agitato quanto te, è mio figlio tanto quanto tuo quello che sta per nascere, fammi il favore di trovare un po' di pace e.." sentimmo delle urla provenire da dentro, ci girammo a guardare la porta spaventati, poi ci guardammo negli occhi "Federico, dobbiamo entrare lì dentro, sta succedendo qualcosa" tolsi le mani dal suo volto per gesticolare "è ovvio che sta succedendo qualcosa, sta nascendo un bambino" "non è un bambino, è il nostro bambino e io voglio vederlo nascere." Benjamin ne era convinto, sembrava del tutto convinto "sul serio, Ben?" Sorrisi mentre glielo chiedevo, era stato lui a vietarmelo dal primo momento "io non ci metto piede lì" aveva detto, ma ora ne sembrava del tutto convinto. Chiamammo un infermiere per farci dare i camici e le cuffie per entrare, poi gli presi la mano e lo portai dentro. Nello stesso esatto momento in cui entrammo, Benjamin sembrò calmarsi e passò davanti al mio corpo, appoggiandosi subito dopo al mio petto, cercava sostegno e io lo abbracciai poggiandogli la testa su una spalla. Mi strinse forte le mani poggiate sul suo stomaco, tramava.
Non era vero che quel bambino era tanto mio quanto suo, in fondo era un po' più suo che mio. Aveva i suoi geni, era a tutti gli effetti suo figlio.
Non ero geloso, non avevo mai avuto nessun tipo di problema da questo punto di vista. Io desideravo avere un bambino che somigliasse a lui in tutto e per tutto, amavo mio marito e avrei amato il nostro bambino nello stesso modo in cui amavo Iride. Non mi era importato che Iride non avesse i nostri geni e non mi sarebbe importato che il nostro piccolo maschietto avesse solo i suoi, gli avrei dato amore incondizionato in qualsiasi situazione.
D'altra parte la nostra madre surrogata aveva su per giù i miei stessi colori: la pelle chiara, i capelli biondi e gli occhi azzurri. Benjamin dice che era stato un caso, io sono sicuro che abbia fatto lui in modo che fosse lei.

"Avanti, signorina, qualche altra spinta e ci siamo." L'infermiera gli teneva forte la mano mentre con un panno umido gli tamponava la fronte. Il dottore continuava a dire che riusciva a vedere la testolina, che serviva solo un po' di pazienza in più e qualche altra spinta. Sentivo Benjamin tremare ancora di più, mi spostai per guardarlo negli occhi e notai fosse sul punto di piangere. Lo amavo così tanto.
La ragazza urlò per l'ennesima volta e spinse ancora più forte, poi sembrò perdere i sensi. Non ci fu il tempo di preoccuparsi per lei perché il pianto di un neonato, del nostro neonato, ci invase la testa, il cuore, il corpo. L'infermiera si occupò della nostra madre surrogata mentre il dottore tagliava il cordone ombelicale al nostro piccolino. Benjamin aveva smesso di tremare, la presa sulle mani si affievolì.
"Stava aspettando i suoi genitori per uscire, eccolo qui!" Il dottore lo avvolse in un panno bianco e lo poggiò delicatamente sulle braccia tese di Benjamin, sorridente ed emozionato come non lo avevo mai visto. Ci guardammo negli occhi e sorridemmo sinceri. Ben non aveva detto una parola, continuava a guardarlo innamorato, io non potevo fare altro che guardarli e pensare che fossero tutta la mia vita. Gli scattai velocemente una foto, probabilmente Benjamin non se ne accorse.
L'infermiera si scusò e riprese il nostro bambino "ora lo laviamo, gli facciamo dei controlli e se tutto va bene domani lo porterete a casa.. il nome?" Chiese, notai Benjamin guardarmi con la coda dell'occhio mentre io mi avvicinai a nostro figlio notando qualcosa di veramente familiare sul suo viso: la forma delle labbra. Sorrisi maledettamente contento "scegli tu" gli lasciai fare mentre rivolsi di nuovo lo sguardo al bambino "Edoardo" sentii, la donna annuì uscendo dalla stanza, invitandoci a farlo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 12, 2018 ⏰

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