1.Vecchi compagni

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Lo squillare insistente del cercapersone sul comodino lo svegliò bruscamente, ma comunque ci mise qualche secondo a rendersi conto che quel suono era reale, e non una proiezione della sua mente ancora non deltutto connessa al cervello.

Quella costatazione lo portò ad imprecare mentalmente mentre si voltava verso il comodino per zittire quell'aggeggio infernale, che continuava a squillare e vibrare sulla superfice di legno; un'occhiata veloce alla sveglia lo informò che erano le fottutissime 4.oo di notte, e tanto bastò a far si che le sue labbra lasciassero via libera ad un'esclamazione che avrebbe indubbiamente fatto inorridire i conventi di mezzo continente.

A volte odiava il fatto di essere un eroe in carriera.

Lasciandosi dietro una serie di mormorii più che coloriti, il giovane si alzò definitivamente dal letto e spalancò le tende della finestra accanto ad esso, per far entrare le prime luci dell'alba e non dover quindi accendere la luce: tra le altre cose, odiava nella maniera più assoluta la luce artificiale sparata in faccia appena sveglio.

Passò accanto alla finestra per raggiungere il comodino e prendere il cellulare, lanciando nel mentre un'occhiata all'esterno: la semioscurità dell'alba ammantava quasi ogni cosa, le finestre dei palazzi tutt'intorno alla sua piccola villa erano tutte chiuse, e l'unico segno di vita cittadina erano le insegne dei locali e degli hotel ad ore in periferia; tutta la città ancora dormiva placidamente, tranne lui che, ovviamente, grazie al suo meraviglioso lavoro era costretto ad alzarsi alle fottutissime 4.00 di notte. Scosse vigorosamente la testa per scacciare quel pensiero, visto che se avesse continuato a rimuginarci si sarebbe incavolato ancora di più, e cliccando col dito sulla rubrica telefonica contattò il direttore dell'agenzia dove lavorava; quello rispose al primo squillo, e senza tanti convenevoli gli comunicò il luogo e la natura della missione: rapina in banca con tanto di ostaggi. I criminali erano due, perciò una volta che fosse arrivato sul luogo gli sarebbe stato assegnato un compagno, prospettiva alla quale l'eroe reagì storcendo la bocca: preferiva lavorare per conto proprio, così nessuno gli avrebbe rotto i coglioni e si sarebbe potuto scatenare quanto voleva, ma ovviamente non si lamentò col capo.
Fintanto che quello gli descriveva per sommi capi l'incarico, il giovane aveva già tirato fuori dall'armadio il proprio costume, e non appena terminò la chiamata lo indossò velocemente: maglia e pantaloni di pelle nera, la prima con una grossa X arancione al centro, poi stivali dello stesso materiale e dello stesso colore, tranne che per la punta arancione; anche i guanti lunghi fino al gomito erano in pelle, e sopra quelli il giovane infilò il fulcro del costume, ovvero due granate enormi, ognuna delle quali dotata di un cavo d'acciaio che, se tirato, amplificava la potenza delle esplosioni che nascevano dalle sue mani. Completò il tutto con ginocchiere di metallo e una sorta di collare dello stesso materiale, poi si annodò la mascherina nera dietro la testa e fu pronto.

Era da qualche giorno che non gli venivano assegnate missioni, perciò si era quasi disabituato a vestire in quel modo e si rese subito conto di sentire decisamente caldo, ma infondo le specifiche del suo abbigliamento da eroe erano proprio quelle: convogliare il sudore in punti precisi e tramutarlo in nitroglicerina per potenziare le esplosioni. Inoltre, quando ai tempi della scuola l'aveva fatto assemblare, si era curato che fosse doverosamente scenico.

Neanche a farlo apposta, non appena ebbe messo piede fuori casa una volante della polizia passò accanto al cancelletto della villa. Il giovane la fece fermare con un gesto e quando il poliziotto si sporse con la testa fuori dal finestrino gli chiese: "Andate anche voi alla banca in centro?"
Quello annuì, poi, intuendo che doveva star parlando con uno degli eroi addetti al caso, gli fece cenno di montare in macchina, invito che l'altro non si fece ripetere due volte.
Il direttore della sua agenzia gli aveva fornito solo le informazioni generali: una volta sul posto gli sarebbero state date specifiche più chiare, ma comunque non è che il ragazzo se ne curasse più di tanto, perchè il suo modo di affrontare qualsivoglia minaccia era sempre stato uno solo, e tale sarebbe rimasto indipendentemente da chi o cosa avesse dovuto affrontare. Per quello detestava avere compagni di missione, che cercavano sempre di limitarlo.

Conoscerti ancora una Volta -KiriBaku-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora