7.L'incubo

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Assassino" lo accusò una voce nel buio.

"Non sono un assassino"

"Sì che lo sei: mi hai ucciso, non ti ricordi?"

Non voleva farlo. Non avrebbe mai voluto. Ricordava tutto, ogni nanosecondo di quel dannato momento, e avrebbe tanto voluto chiedere scusa per quello... Non vedeva lui, nello spazio buio e asfissiante dove si trovava, ma cionondimeno si sarebbe scusato mille e mille volt ancora, fosse anche ad una semplice voce incorporea, e schiuse le labbra con l'intento di pronunciarla, quell'unica parola, ma la voce lo interruppe sul nascere.

"Non sai controllarti. Non sei degno di definirti eroe"

"Io non volevo ucciderti!" gridò, ma non avrebbe saputo dire se era stato udito, se quelle parole le aveva solo pensate o effettivamente le aveva pronunciate.

"Sì che volevi" l'ennesima accusa, dura ed implacabile.

"Non è vero"

"Bugiardo"

"Non sono un bugiardo!"

"Sì che lo sei!" gridò la voce, spietata. Poi ancora: "Assassino! Assassino! Assassino!"

"Smettila!" gridò lui, in ginocchio nella tenebra, le mani premute sulle orecchie per non udire la voce di colui che aveva ucciso rivolgergli un'accusa che già lui stesso si era scagliato addosso.

E fu in quel momento che la fonte della voce si mostrò.

Kirishima credeva di vedere un uomo, o un cadavere, ed invece ciò che gli si mostrò fu una massa nera, uno spettro, che non ricordava in nulla il criminale alla banca. Nei buchi neri che aveva al posto degli occhi riluceva una luce assassina.

I due si fissarono per un secondo soltanto, poi lo spettro gli si scagliò addosso, le fauci spalancate, un sibilo di morte tra i denti.

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Kirishima scattò a sedere sul letto con tanta violenza da far volare sul pavimento il pupazzetto che stringeva fino ad un momento prima. Aveva le pupille sbarrate, il fiato mozzo, e sulla maglia nera che indossava spiccava un'enorme chiazza di sudore.

Si guardò intorno freneticamente, nel buio della stanza, nel timore di trovarvi davvero uno spettro in agguato, ma ovviamente lui era l'unico, tra quelle quattro mura.

Si passò la mano tra i capelli color del fuoco, esasperato e stanco, poi tornò a stendersi, ma ovviamente dormire non fu più possibile: provò tutte le posizioni più strane e assurde, arrivò anche a "dare la manina" al pupazzetto, come faceva da piccolo, nella speranza che come allora quel gesto lo calmasse e lo riportasse in un sonno senza sogni, ma non ci fu nulla da fare. Non appena provava a chiudere le palpebre quella voce tornava prepotente nella sua testa.

"Assassino! Assassino! Assassino!" 

E poi riviveva l'ultima immagine del sogno, quando lo spettro gli si era scagliato addosso e lui aveva creduto che sarebbe morto in quel buio infinito.

Diavolo, aveva bisogno d'aiuto! La verità era che lui stesso rifiutava di tornare a dormire, per una puerile paura di quel sogno così reale.

Ma a chi poteva chiedere? A sua madre?

No, o avrebbe dovuto raccontarle tutto per forza...

Lo sguardo gli si spostò sul comodino, ove il telefonino risiedeva attaccato al carica batterie. Fu un gesto istintivo, fatto senza nemmeno rifletterci.

Non farlo, gli disse poi una voce nella testa. Si incazzerà a morte, se lo fai...

Ma Kirishima lo fece ugualmente.

Perché ne aveva bisogno.


ANGOLO AUTRICE

E mo voi penserete: "Ma ci stai prendendo per il culo che pubblichi un capitolo di sole 633 parole?!"

Mettete giù i coltelli e le pistole ragazzi! Non l'ho fatto perché sono pigra (anche se lo sono 😜👼) ma per un motivo preciso: pensavo che inserito in un capitolo con altre vicende intorno l'incubo di Eijiro avrebbe fatto meno effetto, e così ho voluto dedicare sto capitolo piccin picciò solo a lui.

Se poi non fa effetto manco così fatemelo sapere e non farò più nulla di simile, ma vi assicuro che era in buona fede!

E niente, alla prossima! 💓

Conoscerti ancora una Volta -KiriBaku-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora