4.Di birra e vecchie ferite

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Il criminale premette il bottoncino di gomma.

Bakugou avvertì una scarica d'adrenalina pura e semplice scuoterlo da testa a piedi.

Agì nel tempo che impiega un cuore a compiere un unico battito: girò su se stesso, agguantò Kirishima -ancora paralizzato sul posto- per un braccio e fece esplodere la vetrata più vicina a loro; schizzarono fuori dall'immenso palazzo un momento prima che la bomba piazzata esplodesse. Sia loro che il criminale si salvarono per un pelo.

Il biondo lo vide, quell'essere dal sorriso disturbato, e più per un riflesso istintivo che per altro gli indirizzò contro una delle esplosioni più potenti che avesse mai generato, ma quella finì dissolta nell'aria del vortice che il pazzo adoperò per schermarsi prima di atterrare sul tetto di un palazzo vicino e darsi alla fuga.

Bakugou sapeva che avrebbe dovuto inseguirlo, ma allo stesso tempo, dal dolore che gli attraversava entrambe le braccia, era perfettamente consapevole di come le proprie forze fossero ormai quasi esaurite. E di Kirishima si poteva dire tutto meno che fosse in condizioni idonee al lavoro.

Quella missione era stata decisamente un fiasco totale. La giornata era iniziata di merda e si era conclusa decisamente di merda, ma avrebbe avuto tempo per rimuginarci e spaccare il muro a pugni una volta tornato a casa. La priorità in quel momento era evitare di schiantarsi al suolo e ridursi come un paio di uova cadute dal bancone della cucina.

Esattamente in quel momento Kirishima sembrò riemergere dallo stato di trance nel quale era precipitato prima, e agì con la prontezza e la razionalità degne dei migliori eroi: per loro fortuna stavano precipitando a poca distanza da un palazzo in disuso, uno dei tanti che sarebbero stati demoliti entro la fine dell'anno; il ragazzo dai capelli rossi fu rapido ad indurire una mano e a piantarla letteralmente nel cemento dell'edificio, poi semplicemente i due continuarono a lasciarsi scivolare verso il suolo, ma ad una velocità non pericolosa ora che erano incastrati nel cemento.

Quando arrivarono a non più di pochi metri da terra, il rosso ritirò la propria unicità ed entrambi atterrarono nel rettangolo formato dalle strisce gialle della polizia.

Bakugou si rimise in piedi quasi subito, mentre l'altro era pallido e aveva gli occhi sbarrati, come se non vedesse altro che mostri ed incubi persino sotto la luce del sole sorto ormai da diverse ore. Risultava difficile credere che fosse passato tutto quel tempo da quando la missione era cominciata. Nessuno dei due se ne era reso minimamente conto.

Appena i due ragazzi si avvicinarono agli operatori delle rispettive agenzie, vennero loro fornite un paio di coperte e -grazie a Dio- una tazza di caffè fumante a testa.

A contenere i danni causati dall'esplosione ci pensò Mount Lady, che era stata contattata proprio per far fronte ad una simile eventualità; gli ostaggi fortunatamente erano stati portati fuori dall'edificio poco prima che la bomba esplodesse, e quelli tra loro che erano in realtà infiltrati criminali erano capitolati sorprendentemente in fretta: non uno di loro provò a ribellarsi all'arresto per mezzo della propria unicità. Era veramente strano, ma tutti -eroi, tecnici e altri operatori- si sentivano così stanchi che non ci badarono troppo.

In sottofondo risuonavano le domande gridate dai vari reporter che nemmeno per un secondo avevano abbandonato la scena, ed insieme a quelle il rumore incessante dei flash delle macchine fotografiche.

Seduto sullo scalino di ingresso di una delle tante ambulanze fatte arrivare dall'ospedale più vicino, con la coperta poggiata malamente sulle spalle e il bicchiere di caffè tra le mani, Bakugou osservava Kirishima con circospezione: era da parecchio che non apriva bocca, e questo era decisamente insolito per uno scalmanato come lui, ma fosse stato solo quello... Lo sguardo del rosso era perennemente immobile e perso nel vuoto, come se stesse guardando qualcosa senza in realtà vederlo davvero, la mascella era contratta e tremava e stava stringendo con tanta forza la tazza di caffè tra le dita che sarebbe stato un miracolo se l'avesse rotta.

Conoscerti ancora una Volta -KiriBaku-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora