32.Ciò che accade

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Kirishima corse come non aveva mai fatto prima anzi, forse solo il giorno che aveva salvato Nao aveva corso come stava facendo ora, e proprio come quella volta, aveva la sensazione che un solo minuto di ritardo avrebbe comportato un disastro di proporzioni inimmaginabili.

Dopo che ebbe superato il cancelletto del giardino fu costretto a piegarsi in avanti sulle ginocchia per riprendere fiato, ma non si concesse più di qualche secondo prima di avvicinarsi alla porta e infilare la propria copia delle chiavi nella serratura.

Solo che la suddetta chiave a quel punto non girò. Kirishima provò una seconda volta, estraendola e reinserendola di nuovo, ma nulla, non c'era verso, e lui rimase così, allibito, con la mano sul mazzetto di chiavi: Katsuki si era chiuso dentro.

Modo più esplicito per dirgli di stare alla larga non avrebbe potuto esserci, e quella porta sprangata apparve d'un tratto ad Eijiro come il più alto dei muri da dover scalare.

Si sentì prima incredulo, poi svuotato: dunque era finita, era tutto finito, per colpa della sua ingenuità e di un bacio che non avrebbe mai voluto ricevere; poteva capire che Bakugou non ritenesse necessario dire o fare altro dopo ciò che aveva visto... Ma non ci stava.

Ed ecco che al senso di vuoto si sostituì la rabbia.

Caricò la suddetta porta come un toro impazzito, e prese a tempestarla di pugni energici.

"Katsuki" chiamò "aprirmi!" e ancora pugni e pugni, ma senza risultati.

Eijiro digrignò i denti come la bestia in trappola che sentiva di essere in quel momento, ma non demorse; non l'avrebbe fatto, a costo di passare tutta la sera a sbattere contro quella fottuta porta.

"Katsuki! Lasciami spiegare per favore! Ti giuro che non è come sembra!"

"Vattene via!" gli giunse un grido in risposta ai suoi, leggermente ovattato dalla barriera di legno e cemento che li divideva.

Solo che subito dopo quel grido a Kirishima si gelò il sangue nelle vene: osservando ed ascoltando l'altro in tutti quei mesi di convivenza, imparando a conoscerlo, Eijiro aveva finito per sviluppare anche la strana capacità di cogliere tutte le più piccole sfumature della di lui voce e capire, tramite quelle, ciò che a parole Bakugou si rifiutava spesso di dirgli. E dalla voce che aveva appena sentito qualcosa decisamente non andava, ed era qualcosa di grosso.

"Bakugou! Apri o ti giuro su Dio che entro con la forza!"

"Sparisci!"

A quel punto Eijiro smise di picchiare sulla porta. Una preoccupazione bruciante lo rodeva ogni secondo che passava senza poter vedere cosa stesse facendo il compagno: la sua voce suonava rotta e disperata come l'altro non l'aveva mai sentita e, complice sicuramente anche l'agitazione del momento, un'immagine gli prese forma nella testa: una vasca da bagno, sangue che colava dal bordo.

Eijiro fece di corsa il giro della casa, fino a raggiungere la finestra che dava sul salone. Bakugou aveva chiuso anche quella.

Eijiro indurì tutto il braccio sinistro e frantumò vetro, legno e cardini con un colpo solo. Al rumore assordante che seguì quell'azione, la solita vicina ficcanaso praticamente si teletrasportò fuori, ma il rosso non la guardò nemmeno ed entrò in casa propria.

Allora fu pervaso prima dal sollievo, poi dalla preoccupazione e poi da un'ondata infinita di dubbi: Katsuki era vivo e vegeto, intorno a lui non c'era nemmeno una goccia di sangue, ma era schiacciato contro il retro del divano con le ginocchia al petto, la testa china e le dita affondate nei capelli.

Eijiro gli si avvicinò, si chinò alla sua altezza e gli toccò la spalla.

"Katsuki" chiamò.

L'altro sollevò la testa di colpo e lo guardò, gli occhi ricolmi di un terrore che non aveva nome e che Kirishima non riusciva a capire.

Conoscerti ancora una Volta -KiriBaku-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora