3. Oh, shit

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Michael non mi ha risposto. Anzi, si è alzato, mi ha lanciato un'occhiata che per quanto mi riguarda potrebbe significare qualsiasi cosa, persino che vorrebbe sposarmi – anche perché chi tace, acconsente – e se ne è andato. Certo, c'è da dire che l'ultima azione non dimostra molta voglia di avere a che fare con me, ma magari è timido. Sicuramente è timido. Ci metto la mano sul fuoco che è timido. Non credete anche voi che sia timido? Ditemi di sì, per favore.

Rimango per un'ora seduto sul pavimento duro, sentendo la voce della professoressa che spiega con enfasi quanto Superman sia magnifico, meraviglioso, fantastico, splendido, e chi più ne ha, più ne metta. Mi ritrovo più volte sul punto di addormentarmi, ma mi risveglio ogni volta nel momento in cui la professoressa urla "Superman è il supereroe per eccellenza". E lo dice spesso. Circa ogni cinque minuti.

Il suono della campanella assomiglia ad uno scampanellio che deriva direttamente dal paradiso e l'entrata in scena di Hailee assomiglia alla sensazione amara che si sente in bocca quando ci si ricorda che la fortuna è sempre accompagnata dalla sfortuna.

«Perché stai facendo quella faccia?» mi chiede appena mi è abbastanza vicina, per poi mettersi a sedere al mio fianco, mentre gli altri studenti si godono questi dieci minuti di pausa tra una lezione e l'altra.
«Così» rispondo con tono innocente, accompagnando le mie parole ad un'alzata di spalle.

«Se stai ancora pensando che assomiglio ad una creatura infernale, giuro che ti do un pugno così forte che arrivi in Cambogia» mi minaccia, il dito indice puntato sul mio viso terrorizzato.
Alzo le mani a mo' di difesa e scuoto la testa. «Stavo pensando al fatto che Michael Clifford mi ha rivolto la parola» le dico.

«Cosa?» esclama con gli occhi sbarrati.
«Perché sembri così sorpresa?»
«Perché sono sorpresa, effettivamente. Insomma, parliamo di Michael Clifford e... te» ammette, facendo una smorfia nel dire l'ultima parola.

«Puoi smetterla di ferirmi? Sono una persona sensibile» mormoro, massaggiandomi il cuore, ferito da tutte le offese nei miei confronti da parte di Hailee.
Mi dà uno schiaffetto sulla mano e sbuffa. «Zitto e dimmi cosa ti ha detto.»

«È inciampato sul mio dito medio e mi ha detto "Ancora tu?" appena mi ha riconosciuto» le racconto, sorridendo con pura gioia.
«E certo, quando vi siete incontrati per la prima volta, gli hai detto "Ti va una Schweppes, solo io e te?"» mi dice, scuotendo la testa in disappunto.

«Non è andata così» borbotto in tutta risposta. Non ho mai raccontato ad Hailee il primo incontro tra me e Michael, quindi, ogni volta che ci troviamo nel discorso, lei inventa una storia sperando di indovinare. Ovviamente ancora non ha indovinato. E non so se lo farà mai. Spero di no, in tutta sincerità.
«Ah, no?»
«No.»

«Comunque, tu cosa gli hai risposto?»
«"Ehilà, mio futuro marito"» cito.
Si sbatte una mano sulla faccia, proprio come ho fatto io prima. «Fai schifo, fai davvero schifo.»

Il suono della campanella interrompe il mio attacco isterico, troppo stanco di subire le offese da parte di Hailee, e lei se ne va, lasciandomi offeso e da solo. Fino all'arrivo del professore di matematica, che mi guarda con uno sguardo tipico di chi crede che l'altra persona non abbia alcuna speranza, e poi entra in classe senza dire nulla e io al suo seguito.

«Buongiorno, ragazzi» esclama, e ovviamente tutti gli alunni rispondono all'unisono, come di consueto. «Avete avuto qualche problema coi compiti per casa?» chiede, incrociando le braccia al petto e puntando lo sguardo su ognuno di noi, fino a soffermarsi su di me. Scuoto la testa e lui annuisce, convinto. È l'unico professore che si fida di me, per quanto riguarda la sua materia, ma solo perché mia madre insegnava matematica, e quindi me la cavo. E sì, studiamo anche le materie normali, oltre a quelle basate sui poteri e sui supereroi.

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