Busso alla porta con le nocche della mano destra, mordicchiandomi con nervosismo il labbro inferiore e trattenendomi dal sospirare sonoramente a causa dell'ansia che mi pesa sullo stomaco.
Un "avanti" pronunciato con voce sottile, quasi delicata, mi fa capire che posso entrare e non me lo faccio ripetere due volte.
Appena entro nella camera d'ospedale in cui si trova Michael, l'angoscia mi pervade tutto il corpo, mentre lo noto seduto sul lettino, la pelle estremamente pallida, il viso smagrito, gli occhi stanchi e infossati. Un tremolio mi smuove le labbra sottili e rosee, mentre cerco le parole giuste da dire.
«Buongiorno» dico alla fine, riprendendo a mordicchiarmi il labbro inferiore, tirando via le pellicine e finendo per sanguinare leggermente.
Michael sgrana gli occhi, mettendomi a fuoco, e poi aggrotta la fronte, confuso. «Tu?» mormora a bassa voce.«Come stai?» chiedo, i piedi ancorati per terra, la porta chiusa alle spalle, senza alcuna intenzione di muovere qualche passo verso il lettino piccolo, che in questo momento sembra grande rispetto a Michael, dimagrito rispetto all'ultima volta che l'ho visto, ovvero al ballo. E il solo ricordo mi fa stare più male di quanto già non stia.
«Potrei stare meglio» ammette, accennando un sorriso. «E tu?»
Sussulto e abbasso lo sguardo, sentendo il suo sguardo addosso. In questo momento sono così sensibile che sono certo sia in grado di leggermi dentro, ma spero non sia in grado di cogliere ogni singola cosa che mi passa per la testa. «Io sto bene» mormoro, poco convinto.
Alzo lo sguardo e lo incrocio col suo. Non mi ha creduto. Lo percepisco, lo vedo.«Puoi avvicinarti, se vuoi» fa un cenno verso la sedia posizionata vicino al suo lettino e annuisco leggermente, facendo qualche passo verso di essa, per poi allontanarla dal lettino e sedermici di sopra. «Non ti mangio, sai? Non ho la forza necessaria per farlo» scherza, cercando allo stesso tempo di tranquillizzarmi. Non capisco perché lo faccia, però. Non capisco neanche perché ci provi.
«Lo so» dico, ma comunque non mi avvicino.Passa qualche minuto, in cui entrambi stiamo in religioso silenzio. Io guardo le mie mani poggiate sulle gambe, che tremano sfacciatamente. Michael non so cosa stia facendo, perché non ho alcuna intenzione di alzare ancora una volta lo sguardo su di lui. Ma lo sento mentre si muove, mentre sospira, mentre deglutisce la saliva che si ritrova in bocca.
Un sospiro più rumoroso rispetto agli altri mi fa aggrottare la fronte, ma non mi muovo.«Senti, che cosa ci fai qui?» domanda spazientito, ma senza alzare il tono della voce.
«Volevo vederti» ammetto. «Volevo sapere come stessi e rassicurarmi riguardo la tua condizione.»«Ci sei riuscito? Ti sei rassicurato?» chiede con tono dolce, che non capisco. Non dovrei essere io a consolare lui?
«No.»«Perché sei venuto qui? Pensavo che dopo il ballo, avessi deciso di voltare pagina.»
Boccheggio e alzo lo sguardo. «Come lo sai?»
Ridacchia sommessamente e poi tossisce, respirando con fatica. Sta male, cazzo, sta male davvero. «Perché non mi hai fermato» mi spiega poco dopo.
«Oh» mi lascio sfuggire.«Quindi, perché sei venuto qui?»
«Perché siamo compagni di scuola.»
«Capisco» annuisce inconsciamente. «Comunque è tutto a posto, puoi tornare a casa, se vuoi.»«Tu lo vuoi?» chiedo, come si fa solitamente nei film romantici, per poi scuotere in fretta e furia la testa, muovendo le mani con agitazione di fronte al suo viso. «Dimentica ciò che ho detto» mi riprendo subito. «È meglio che vada» mi alzo in piedi, nonostante ogni atomo del mio corpo voglia rimettersi a sedere per passare il resto del mio tempo a disposizione in compagnia di Michael. Ma no.
«Luke?» mi chiede prima che esca dalla stanza senza neanche salutare, troppo agitato per essermi lasciato sfuggire più cose del necessario. Dovrei seriamente imparare a tenermi le cose per me e a filtrare le parole che voglio dire.
«Sì?» chiedo, a voce fin troppo acuta.
«Tornerai domani?»
«Sì» rispondo.Esco dalla stanza, mi chiudo la porta alle spalle e mi do uno schiaffo in faccia.
Sono ritornato al punto di partenza.Ciò significa che non importa cosa faccia, non importa quante vaschette di gelato ingurgiti, non importa quante lacrime pianga, non importa quante persone incontri e quante mi attraggano, mi ritroverò sempre da Michael. Ancora e ancora.
💭
«Buongiorno» mi dice Michael il giorno successivo, accogliendomi con un sorriso.
«Buongiorno» dico io in risposta. «Ho una domanda da farti» parlo poco dopo, mettendomi a sedere sulla sedia che ho usato anche ieri. È stata spostata ed è nuovamente troppo vicina a Michael. E io l'ho nuovamente allontanata da lui.«Dimmi» mi fa cenno di parlare, mentre i suoi occhi si assottigliano, probabilmente per la curiosità.
«In realtà è più di una» ammetto.
«Dimmi ugualmente.»«Come mai non c'è mai nessuno qui? I tuoi genitori? Calum? E poi, cos'hai? Perché sei all'ospedale? E perché mi hai chiesto di tornare?» domando a raffica, senza neanche respirare.
In realtà, fosse stato per me, non gli avrei chiesto nulla di simile e sarei sottostato ai suoi bisogni. Ma Hailee ieri mi ha ripetuto almeno mille volte che non posso sottostare ai desideri di Michael e che, se vuole che io gli faccia compagnia, deve darmi dei motivi per farlo, con sincerità. E so che ha perfettamente ragione. Solo che il mio cuore è troppo debole per arrivarci da solo.
«I miei genitori e Calum vengono in altri orari» inizia a spiegarmi. «I miei genitori lavorano, quindi riescono a venire solo durante la notte. Una notte viene mia madre, l'altra mio padre. Anche se ho chiesto ad entrambi di non farlo. Però non hanno alcuna intenzione di ascoltarmi. Ed essendo questo un ospedale privato, ai dottori non dà problemi che loro stiano qui, purché loro ne siano al corrente. Mentre Calum viene il pomeriggio, visto che è un dormiglione e la mattina non è in grado di alzarsi ad un orario decente» espone, ridacchiando al pensiero del suo migliore amico.
«Mentre per quanto riguarda il resto?» chiedo, sentendo un retrogusto amaro in bocca. Hailee, che a quanto pare capisce le persone meglio di chiunque altro – meglio di me, più che altro –, mi ha detto che probabilmente Michael avrebbe risposto solo alle prime domande, così da farmi distrarre e cambiare argomento. Mi ha avvisato, con tono serio, di non farmi raggirare. Be', spero sia fiera di me, perché io mi sento solo male a fare tutto ciò.
Non dovevo farmi risucchiare da questa situazione, ma ancora una volta mi ritrovo a non avere idea di come muovermi.
«Non posso rispondere alle altre domande.»
«Bene» dico con tranquillità, anche se dentro sto scoppiando. «Stammi bene, Michael» borbotto, alzandomi in piedi e facendo per andarmene, a malincuore, sperando che mi fermi, sperando che mi dica di restare, sperando che risponda una volta per tutte alle mie domande.
«Luke...»
Mi giro, quasi speranzoso. «Sì?»
«Mi dispiace.»
Faccio un cenno veloce ed esco dalla stanza.
E comincio a correre via.🌸🌸🌸
HOOOLA!
Come state? Come procede la vostra vita? Come procede la scuola, l'università, il lavoro?Cosa ne pensate di questo capitolo? Credete che Luke abbia fatto bene a seguire i consigli di Hailee? E cosa credete abbia Michael? Perché credete non voglia parlarne con Luke?
Fatemi sapere i vostri pensieri con un commento e ricordatevi di lasciare una stellina, che fa sempre piacere.
Io, nel frattempo, sono indecisa se aprire un canale YouTube (sono indecisa dal 2014, tra l'altro) in/su cui esporre senza problemi il mio disagio sulle mie mille passioni. E sono indecisa se aprire un secondo account Instagram in cui condividere cose extra riguardo le mie storie.
Voi che dite? Mi butto?Ci ritroviamo giovedì prossimo con un nuovo capitolo e spero che per allora Wattpad abbia risolto i suoi problemi, perché è la seconda volta che me ne crea ed è per questo che finisco per pubblicare sempre più tardi rispetto al solito.
Mi dispiace :(Anche perché i prossimi capitoli sono molto, molto importanti.
#Staytuned 😎A presto.
- Tatia;⭐️👁👁💧

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Heroes & CO || 5SOS
FanfictionAvete presente quando guardate una persona e i vostri pensieri sono: "Tu, creatura divina, tu, che somigli ad un angelo luminoso. Tu, proprio tu, fammi tuo e ingravidami, per favore". Ecco, questo è stato il mio primo pensiero la prima volta - e la...