16. Soffoco senza un motivo

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Zoppicai aggrappato alla spalla di Noah lungo il corridoio opposto al quale mi avevano preso a botte Kyle e i suoi. Ero stanco ad ogni passo ed il dolore era impossibile da sopportare. Mi faceva male il petto e di conseguenza faticavo a respirare. Mi girava anche la testa. Non sapevo se questi due sintomi fossero collegati a polmoni o cuore, ma sperai vivambiente di no. Non sarei riuscito a mantenere la posizione eretta a lungo. Era strano che i pochi ragazzi che incrociavamo non facessero caso a noi due. Forse perchè ero quello nuovo? Ma Noah non lo era.
Vidi una ragazza lanciarmi uno sguardo fugace e terrorizzato, poi affrettò il passo superandoci. Pensai che si fosse messa a correre alle nostre spalle, per via dello strano schiocchio che producevano i suoi tacchi ad ogni passo. Noah mi sorresse ancora un po', ma notò la mia sofferenza, quindi mi spinse oltre la prima porta che era riuscito a trovare lungo il corridoio. Fu una fortuna ritrovarci nello spogliatoio maschile. Vuoto.
Chissà perchè si trovava al secondo piano, invece che al piano terra, come quello delle ragazze. Non mi sarei fatto altre domande, anche perchè, non era una questione così interessante.
Noah mi aiutò a sedermi su una delle panche, vicino al muro. Avevo gli occhi socchiusi, ma notai gli insignificanti dettagli di quella stanza. Le mura erano rivestite da piastrelle giallognole, disgustose e luride. Le panche erano rovinate e cigolavano e non c'erano finestre. L'unica luce proveniva dal fastidioso neon che attirava delle odiose mosche. Mosche? Che ci facevano lì? Non eravamo sulla Terra! Le osservai meglio ed infatti non erano quello che sembravano. Erano rosse con solo quattro zampe e ali grigie. Mosche o non mosche, il loro ronzio era fastidioso.
Appoggiai la testa sul muro e sospirai. Chiusi gli occhi, pronto a rilassarmi, finalmente.
"Helia? Guardami!" Esclamò Noah colpendomi il viso con leggeri schiaffetti. "Mi fa male tutto!" Sbuffai sollevando le palpebre. Pure parlare era doloroso. E mi bruciava lo stomaco per il semplice fatto che Kyle non le avesse prese come avrei voluto, ed ora io ero seduto lì, agonizzante.
"A questo c'ero arrivato. Ora resta qui... torno presto. Resta sveglio, non ti puoi permettere di chiudere occhio... capito?" Mi ordinò. "Perchè?" Chiesi. "Perderesti i sensi e non sono certo di riuscirti a rianimare. Non sono un  medico!" Tagliò corto prima di andarsene. Mi sembrava una cosa altamente stupida da dire, non sarei riuscito a stare sveglio a lungo, ero esausto, senza aver mosso un muscolo. Per tenermi impegnato, decisi di prendere il cellulare ed avvisare Angel e Harle. Era da un po' che non mi facevo vedere e forse stavano pensando che io li avessi abbandonati nella biblioteca mentre andavo in giro a fare quello che volevo.
Preferii mandare un messaggio ad Harle. Angel probabilmente sarebbe diventata isterica al solo pensiero che fossi al limite dello svenimento, ed Harle probabilmente avrebbe cercato di calmarla, sempre che non si fosse arrabbiato con Kyle e quindi avrebbe setacciato tutta la scuola per trovarlo e fargli assaggiare le sue corna da ariete. Sapevo che non si sarebbe abbassato a tanto, ma chi poteva prevederlo?
Scrissi ad Harle di raggiungermi nello spogliatoio, senza aggiungere altro. Avrebbe sicuramente capito di venire solo. Se avevo bisogno di aiuto, Harle era la persona perfetta da chiamare. L'avevo già considerato come il mio primo amico, non si era ancora stancato di me ed ero certo che non lo avrebbe fatto presto.  O almeno lo speravo.
Riposi il mio cellulare nella tasca dei pantaloni ed aspettai Noah. Iniziarono a passare i minuti e di lui non c'era traccia. Dove era finito? Avevo bisogno di qualcuno, chiunque. Non mi sentivo al massimo per rimanere solo. Ero sempre stato dipendente da qualcuno quando soffrivo, sia moralmente che fisicamente. Anche se ora non lo davo più a vedere.
Come quella volta a Miami. Ero accidentalmente caduto in una buca in spiaggia, era profonda due metri, apparsa dal nulla. Ero riuscito ad uscirne per miracolo ed avevo solo otto anni. Ero rimasto lì per ore ed avevo bisogno di qualcuno che mi stesse accanto, mi ero sentito abbandonato. Allora ero un bambino pronto a farmi male e a sporcarmi come un maialino.
Forse lo ero ancora, lo ammetto, ma in quel momento, non avevo paura di dire che avevo bisogno di una mano, il più presto possibile. Mi sdraiai sulla panca per rilassare i muscoli, ma chiusi gli occhi, cosa che non avrei dovuto fare.
Ero così stanco, dovevo riposare. Dormire, perchè no? A breve sarei caduto tra le braccia di Morfeo. "Helia!" Qualcuno mi chiamò dall'altra parte della stanza.
"Oh cavolo! Non dormire!" Harle mi scosse violentemente e mi tirò su a sedere. "Che ti è successo?" Chiese senza staccarmi gli occhi dosso.
Gli spiegai del mio incontro con Kyle e del salvataggio di Noah, che ancora non si era fatto vedere. Harle sosteneva di non averlo mai sentito nominare, il che era strano, perchè avrebbe potuto fare parte della nostra sezione, siccome sua madre era una costellazione, ma l'estrazione aveva parlato.
"Helia?! Dimmi che sei sveglio?! Non voglio rianimarti con la respirazione bocca a bocca..." esclamò Noah. Era appena entrato nella stanza e fu sollevato nel vedermi vigile. Non fece caso ad Harle, ma si fiondò su di me e mi spalmò uno strano unguento verde sulle ferite.
"Bleah! Cos'è qusata roba? Bava di lumaca?" esclamai disgustato. "Non insultare il mio unguento magico! Stai già meglio, vero?" chiese. Aveva ragione, non sentivo più male nei punti dove lui mi aveva spalmato quella strana cosa. "Allora sei tu Noah, grazie per aver aiutato Helia" disse cortesemente Harle. Lo sguardo di Noah si fece improvvisamente freddo e distaccato. "Ho fatto quel che bisognava esser fatto. Tieni questo, spalmalo la sera prima di andare a letto e la mattina appena sveglio, guarirai in fretta... ora devo andare" fece un cenno per salutarci e poi mi porse l'unguento. Se ne andò lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle.
"Tipo strano" commentò Harle. Annuii. "È meglio se ti riporto alla sezione e..." Harle si interruppe quando mi accasciai per terra.
Il petto aveva incominciato a fare malissimo, come la gola, che bruciava. Me la tenevo con la mano mentre stavo a carponi tenendomi su con un solo braccio.
"Che ti succede?" chiese il ragazzo allarmato. Scossi la testa. Non riuscivo a respirare. Non ero asmatico, non lo ero mai stato... ma era come essere sott'acqua. Non potevo proprio respirare.
"Fai un bel respiro" disse. Scossi ancora la testa. Cos'era una specie di scherzo? Mi aggrappai a lui, che si era inginocchiato di fronte a me e mi aiutò ad alzarmi. Non sapevo per quanto sarei potuto resistere. Barcollai verso le docce. Non sapevo perchè mi fossi diretto lì, sentivo un buon presentimento. Mi sorressi con il muro, ma poi caddi in avanti aprendo involontariamente una delle docce. L'acqua ghiacciata mi colpì in pieno, mentre cercai di mettermi seduto.
"Helia?!  Che ti succede?!" Esclamò Harle. Era sbiancato, come se avesse visto un fantasma. "Io..." mormorai. I miei polmoni erano tornati a funzionare. Respiravo, nonostante l'acqua che mi entrava nel naso. "Ma cosa?" Mormorai guardando in alto verso il doccione. "Non riuscivo a respirare, ma ora..." mormorai. "Forse hai scoperto il potere legato a tua madre" ipotizzò Harle. Lo guardai confuso. "Non mi staranno mica spuntando le branchie?!" esclamai. "No. Respiri sott'acqua" disse.

//spazio autrice//

Ma ciao bella gente

Sono tornata, è da un po' che non posto ma ho avuto il mio bel da fare oltre al fatto che non avevo per niente ispirazione.

Ma eccomi!

Spero il capitolo vi sia piaciuto nonostante sia più o meno di passaggio.

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