28. Il tempismo di una stella cadente

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La battaglia finì verso il crepuscolo. I miei avversari si erano ritirati dopo essere stati quasi del tutto sconfitti dal nostro esercito di ragazzini.
Come tutto questo sia stato possibile? Non lo so.
Insomma, io non ero un soldato, ne un eroe dei racconti mitici, eppure ero riuscito a cavarmela piuttosto bene. Avevo fatto fuori alcuni alieni con le frecce, avevo salvato Raven ed ero uscito illeso dal campo di battaglia. Niente male per un principiante. Va bene, va bene, va bene... lo devo ammettere, la maggior parte del lavoro è stato fatto dallo spirito Chirone ed inoltre, aggiungendo anche la mia abilità l'improvvisazione, posso dire di essermi salvato la pelle per questo. Purtroppo in quello scontro perdemmo alcuni ragazzi. Due della mia sezione. Non li avevo nemmeno mai incrociati, ma mi ero preso l'incarico di dire due parole prima che venissero portati via e trasformati in polvere di stelle da donare ai propri genitori stellari. Angel era stata ferita al braccio. Le era finito un po' di acido sopra, ma nulla di irreparabile. L'acido l'aveva colpita in un quantità minima, fortunatamente. Con una stretta fasciatura la misero in sesto. Mi occupai di avvertire l'intero gruppo di ritrovarci in biblioteca prima di cena, in modo che Angel potesse spiegarci come aveva fatto a tirarci fuori dall'aula e iniziare magari, un piccolo ricongiungimento tra lei e Noah. Qualcosa avrei pur dovuto fare.
L'unica pecca del mio piano fu che Raven non si trovava da nessuna parte, ed io avevo l'obbligo di portarla in biblioteca. Compito troppo arduo. Era ancora un po' guardinga nei nostri confronti e ovviamente non potevo non darle ragione. Fidarsi così all'improvviso di qualcuno non era nella sua indole, soprattutto se prole del suo più acerrimo nemico. Setacciai tutta l'Accademia con la speranza di trovarla. E alla fine mi balenò nella testa l'unico posto in cui lei se ne potesse stare. Mi affrettai verso al giardino interno e non mi stupii quando la vidi seduta a gambe incrociate sotto l'albero-armeria. I capelli le coprivano quasi del tutto il viso. Teneva tra le mani un libro nero dalla rilegatura in pelle. Ci stava scrivendo sopra, quindi immaginai fosse una sorta di diario oscuro, pieno di incantesimi studiati per staccare all'improvviso la testa a qualcuno.
Mi sedetti di fronte a lei aspettando che si accorgesse di me. Appena alzò lo sguardo i miei occhi si incastonarono nei suoi, neri come pozzi d'inchiostro. Con un solo gesto chiuse il libro di scatto e se lo portò più vicino possibile al petto, stringendolo a se. "Cosa scrivi?" chiesi sapendo già che non me l'avrebbe detto. "Niente che a te posso importare" sbottò acida. "Smettila di fare così" dissi. "Così come?" domandò lei corrucciando le sopracciglia. "Smettila di fare l'offesa per qualsiasi cosa. E smettila di fingere di essere una cattiva ragazza" esclamai. " Io sono ciò che voglio essere. Non sta a te dirmi come devo comportarmi, cosa dire o cosa fare. Smettila tu di credere di saper cose di altre persone senza averci mai parlato, o sapere come stanno emotivamente." Sbottò lei velenosa. "Giusto, colpa mia. Magari potrei conoscere più di te e magari..." Non mi lasciò finire la frase che disse "Non mi starai mica chiedendo di uscire, perché sapresti già la risposta!" Sbuffò con una faccia disgustata. La guardai confuso ed inclinai la testa. "Ma che cavolo stai dicendo? Certo che no!" esclamai, poi scossi la testa e continuai: "Se mi avessi lasciato finire la frase, avresti saputo che avrei potuto conoscere più di te insieme al resto del gruppo nella riunione che si terrà in biblioteca! Cosa ti salta in mente?!" Chiesi con la voce un po' tremante. "Cosa vuoi che ne sappia io? Se figlio di Sagittario, potresti essere uno molto impulsivo!" disse. "Va bene, lasciamo perdere. Allora? Vieni?" chiesi guardandola negli occhi. Lei distolse lo sguardo. "Non penso sia una buona idea...dovresti darmi tempo. Non sono una che si gira e ti dice che vorrebbe unirsi al gruppo dei figli dei più grandi nemici dei tuoi genitori." Disse a sguardo basso. "Sei destinata, avrei potuto anche non scegliere te. La missione è stata pensata da mia madre. Ha detto che toccava a me fare il leader e un leader non è niente senza un gruppo. Lo sento, tu sei parte integrante del nostro gruppo" spiegai. "E poi cosa ne sai. Potresti essere la migliore compagna di crimini che io abbia mai avuto. Oltre ad essere l'unica... hai capito cosa intendo..." Raven si fece scappare un lieve sorrisetto. Fu la prima volta che non la vidi solo imbronciata. Aveva sorriso, fu qualcosa di veloce e lieve, ma bastò a farmi capire che poteva essere in fondo una brava persona, una buona amica, forse andavo troppo veloce... ma non c'era tempo per andare piano, dovevamo fidarci l'uno dell'altra e in fretta.

L'Accademia delle stelle: Le OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora