"Come scusa?" domandai scettico. Era sicuramente tutta una bufala, non potevamo essere rimasti bloccati sotto terra. Era una cosa impossibile. "E' colpa tua!" urlò Raven stringendo i pugni. Non riuscivo a capire se fosse fuori controllo e quindi cercasse di trattenersi dall'uccidermi, oppure se si stesse preparando a scagliarmi tutte le maledizioni possibili ed esistenti. Poteva avere l'aspetto di una fattucchiera o una strega del 2000. Qualcosa di stupendo e letale, soprattutto letale. Aveva inclinato leggermente la testa verso il basso. Riuscivo ancora a vederle il volto e avrei sinceramente preferito di no. L'intero occhio, dalla pupilla alla sclera, si era come tinto d'inchiostro nero. Stava emanando furia e morte da tutti i pori.
Ma cosa le avevo mai fatto per renderla così? Forse era per questo che tutti la tenevano in disparte. Evitavano ogni contatto con lei, soprattutto quello visivo. E forse era per questo che lei si sentiva così sicura tra quei corridoi piena di gente spaventata e di giudizi.
Qualcosa di spettacolare e letale. Lei era nata per unire due cose incoerenti tra loro.
"Io ti uccido!" gridò Raven prima di fare un passo verso di me. Era strano, molto strano. Non si era avventata su di me come poco prima. Forse perché era disarmata del suo pugnale? La ragazza alzò la testa e i suoi occhi completamente neri ebbero un lampo di luce, come se una saetta avesse avuto l'intenzione di renderla ancora più inquietante. Tutto attorno a noi si spense. La luce delle candele e lanterne accese qui e là era stata inghiottita dall'immensa oscurità della ragazza. Non potevo vederla e questo era a mio svantaggio. Lei era nata per stare nel buio ed io non sapevo come comportarmi. Mi avrebbe ucciso seriamente per qualcosa che nemmeno io sapevo di aver fatto? Indietreggiai. Dove sarei andato? Da nessuna parte, logico. In quella stanza vi regnava un orrendo silenzio che fu lacerato dall'urlo disumano della ragazza.
"Raven!" esclamai. Non ebbi risposta; non l'avrei avuta in fretta. Era un diversivo o una richiesta d'aiuto? Come saperlo! Il dubbio mi divorava, ma la mia parte altruista non poteva fare altro che andare a soccorrerla. Presi il cellulare dalla tasca dei pantaloni, lo accesi per fare luce. Il mio intuito aveva avuto ragione. Raven era distesa sul pavimento. Il suo corpo era posizionato come una bambola di pezza lanciata per terra senza cura e i capelli le facevano una corona attorno alla testa.
Con due falcate fui accanto a lei. Le tenni la testa in grembo e sussurrai "Raven? Cosa ti è successo? Svegliati!". Lei non mi rispose, era come se si fosse addormentata all'improvviso. "Svegliati!" esclamai. Per la ragazza fu come un comando. Si mise a sedere con il respiro affannoso. Allungai una mano verso la sua spalla, ma lei allontanò la mia mano. "Non mi toccare!" sibilò acida. "Posso sapere cosa ti è successo? Vuoi ancora fare la misteriosa ora che sei appena svenuta?" sbottai seccato. "La rabbia mi rende debole, l'energia che produco implode e mi fa perdere i sensi per pochi minuti" la sua spiegazione non aveva nulla di veritiero, sentivo dal suo tono che quella era una bugia.
"Diana? Ci sei?" chiese ad un tratto la ragazza. Corrucciai le sopracciglia quando da dietro ad un baule apparve una sorta di luminescenza lilla e oro. Aveva anche una coda. Sulle gambe di Raven salì una scimmietta grande quanto la mia mano. Non avevo mai visto una cosa del genere. "Una scimmia?" chiesi. "Non è una scimmia! E' una razza in via di estinzione in tutta la galassia. Si chiamano Holoxipis, sono animali utili e docili" spiegò. "E' un onore conoscere il tuo animaletto, ma ti ricordo che noi siamo ancora rinchiusi qui dentro". "L'ho notato. L'albero ha un sistema di sicurezza, quando rivela qualcosa di strano chiude chiunque vi sia dentro. Per sbloccarlo ci serve una chiave o una password, non lo so" sbottò con la testa fra le mani. "Come facciamo ad uscire?" chiesi. "Non si può! L'unico a saper come funziona questo coso è E.S. Una volta beccati saremo in un mare di guai" iniziò a gesticolare come se attorno a lei ci fossero una marea di mosche.
"Cosa c'è stato di così strano tanto che l'albero ci ha fatto rimanere qui?" domandai. "Abbiamo lottato, questo è inusuale per l' armeria". Ero finito in questo guaio solo per la mia voglia di parlarle. Ero finito per rimanere quasi ucciso dalle sue mani. Pensai a cosa avrebbe potuto esserci d'aiuto. "Harle!" esclamai.
"Chi?" domandò.
"E.S. aveva accennato qualcosa sul fatto che fosse in grado di creare passaggi. Ne sai qualcosa?" lei scosse la testa. Non ne ero certo, ma potevo provare. Presi il cellulare e lo chiamai. "Non c'è campo!" ringhiai guardando il mio cellulare con una smorfia. Diana la scimmietta alzò una zampina e fece qualche verso.
"Ho capito!" disse Raven. "La capisci?" lei fece spallucce. "Diana può fare dei viaggi luminosi. Viaggia con la luce che emana. Se lei riuscisse a raggiungere il tuo amico, e se è vero che può tirarci fuori da qui, allora saremo salvi e fuori dai guai" disse. Sembrava scettica e poco convinta, ma cosa costava provare? Feci cenno alla scimmietta di andare. Quando scomparve in un fascio di luce pregai che tutto fosse andato bene.Passarono i minuti, provai ad attaccare bottone con Raven. ma era impossibile. Appena provavo a dire una consonante o una vocale lei mi lanciava un'occhiataccia oppure mi zittiva con qualche cattiveria. Provai a lasciare stare, ma non ci riuscivo. Come faceva a stare zitta per tutto questo tempo? A me stava venendo una crisi di nervi. "Perché sei venuta qui?" chiesi. "Non sono affari tuoi, te l'ho già detto!" sbottò. "Cosa c'è di tanto misterioso da non volermi dire nulla?" lei non rispose. Dietro di noi sentii qualcosa. Fu come una folata di vento. Mi voltai e vidi Diana ai piedi di un varco scuro. Alla sua fine vi era una lieve luce. "Venite!" esclamò Harle. Eravamo salvi.
//spazio autrice//
So che mi odiate perché posto poco, ma il tempo è troppo poco. Non riesco a trovare uno spazio tra i miei impegni e va a finire che scrivo spezzoni di capitolo quando capita.
Helia e Raven iniziano ad interagire con qualche battibecco. Cercano una soluzione per uscire dall'armeria e va a finire che i loro unici salvatori sono Diana, la scimmietta o meglio l'Holoxipis di Raven e Harle.
Spero vi sia piaciuto il capitolo. Lasciate un commento e un voto.
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L'Accademia delle stelle: Le Ombre
Fantasy//IN REVISIONE// Nella vita di Helia tutto sembra monotono e triste. I suoi soliti inverni passati nel centro di recupero bambini e ragazzi orfani e le sue solite estati passate da una famiglia all'altra senza mai essere adottato. Eppure quei suoi...