2. Seduco un pesce rosso

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Quella mattina mi svegliai piuttosto presto. Più o meno verso le sei del mattino.
Non avevo voglia di incontrare i Wilson quindi, mi sbrigai a vestirmi e ad uscire di soppiatto. Avrei fatto colazione in un bar in città.
Mi avevano sempre insegnato che le passeggiate erano il modo migliore per pensare e sentirsi meglio con se stessi.
Le tutrici del centro di recupero ci facevano sempre camminare in tondo nel giardino della struttura. Sostenevano che fosse il rimedio per ogni cosa. Quando dico ogni cosa, intendo proprio ogni cosa. Se tu dicevi ad una di loro: "Ho mal di pancia" loro ti rispondevano con:"Fai una passeggiata". "Ho l'orticaria!" loro dicevano:"Fai una passeggiata". "Ho una gomma da masticare appiccicata alla scarpa" e per l'ennesima volta la risposta era: "Fai una passeggiata". E così via.
Quella volta, però, avevo un disperato bisogno di schiarirmi le idee per quanto riguardava i Wilson e su gli altri fatti strani della sera precedente. Avevo l'impressione di avere il cervello come un frullato pieno di schifezze.
Passeggiai lungo il marciapiede, superando negozi e hotel fino ad arrivare al bar e ristorante Kihoto.
Miss Wilson portava spesso me e Chuck lì per mangiare sushi. Mi piaceva, ma non avevo la più pallida idea di cosa potessero servire per colazione. Entrai per scoprirlo.
Il ristorante era ampio. Pavimenti e mura erano stati piatrellati con marmo nero e i tavolini rossi, riprendevano lo stile degli archi scarlatti che si vedevano nei cartoni giapponesi.
La barista si chiamava Ashley, l'avevo letto sul cartellino attaccato alla divisa bianca. Non era un nome molto orientale, ma lei lo era certamente. Classici occhi a mandorla scuri e capelli neri.
Stavo morendo di fame, non avevo mangiato molto la sera che avevo litigato con i Wilson e dovevo assolutamente mettere qualcosa sotto i denti.
"Ciao e benvenuto" esclamò Ashley inchinandosi. Classico saluto giapponese. Ogni volta che una persona orientale mi salutava in quel modo entravo in crisi. Dovevo inchinarmi anche io oppure dovevo semplicemente applicare il metodo americano? Saluatai e basta. "Ciao, cosa mi consigliate per fare colazione?" azzardai.
Ero una frana anche per interagire con le persone, non avevo nessun amico.
"Il tortino di riso è ottimo" sorrise lei. "Allora prendo quello e una tazza di té verde" dissi. "Subito" rispose.
Pochi istanti dopo mi porse un vassoietto con un tortino che assomigliava molto a un muffin sbiadito e del té dall'essenza invitante. La ringraziai e andai alla ricerca di un tavolo in cui sedermi. Non era difficile, visto che il ristorante era quasi vuoto, ma mi diressi verso la parte esterna del ristorante. Il Khioto possedeva un giardinetto in stile primavera giapponese. Alberi di ciliegio finti decoravano l'entrata, mentre una fontanella spruzzava acqua dalla bocca di una statua di una carpa. Mi sedetti in uno di quei tavolini vicini alla fontanella. Non c'era nessuno, era uno spazio solo per me. L'unico rumore presente era il gorgoglio dell'acqua. Studiai il tortino e lo annusai per capire se fosse commestibile o meno.
"Non è carino?!" esclamò una voce. "Già, mi stanno spuntando altre macchie rosse da quanto è adorabile!" confermò un'altra.
Mi guardai intorno. Ero solo, nessuno era entrato nel giardinetto dopo di me. Portai il tortino alle labbra e udii nuovamente quelle strane vocine.
"Ha degli zigomi stupendi!" disse una "Per non parlare degli occhi!" cantilenò l'altra. Allungai il collo per vedere se qualcuno si fosse nascosto dietro la fontana, ma niente.
Qualche risatina seguirono il mio movimento e a quel punto mi alzai e lentamente mi sedetti sul bordo della fontana per guardarci dentro.
Dei pesci rossi giapponesi nuotavano qui e là a casaccio tranne due. Questi mi fissavano e ne ero certo, stavano ridendo.
"Da vicino è ancora più carino!!!" Esclamò uno. "Hai ragione" disse l'altro. "State parlando di me?" Chiesi indicamdomi con il dito. "Oh...ehm...si" farfugliò uno.
Stavo parlando con dei pesci rossi e dei pesci rossi mi stavano parlando. Cosa avevo bevuto che mi aveva fatto male? Pensai tra me e me.
"Ciao, io sono Helia" mi presentai per rompere il ghiaccio.
"Ciao Helia.." uno dei pesciolini rise isterico. "Ehm...io sono Coral e lei è la mia amica Pearl" si presentò la pesciolina.
"Oh! Bei nomi, non ne avevo mai sentiti" dissi. "Siamo molto originali.." cantilenò Pearl. "Avete delle belle pinne" sfiorai l'acqua. Le due pescioline ridacchiarono.
"Oh! Grazie, nessuno mi aveva mai detto una cosa così" esclamò Coral. "Guarda che diceva a me!" La provocò Pearl. "No! Diceva a me!" Ribattè Coral. "Hey! Calma, avete tutte e due delle pinne meravigliose" cercai di calmarle. Loro risero e mi guardarono sognante. Giuro che riuscivo a leggere le loro espressioni facciali. Non sapevo come cavolo fossi in grado a distinguerle, visto che il volto di un pesce non cambia con i sentimenti, ma ci riuscivo.
"Coral!" urlò un'altra voce. Pearl guizzò via veloce, mentre Coral agitava la coda nervosa. "Cosa ci fai con un umano?!" urlò il pesce. Aveva più macchie rosse rispetto a Coral. "Io, scusami. Stavo guardando fuori e be', poi è arrivato lui ed io e Pearl siamo rimaste estasiate perchè è molto carino" spiegò la pesciolina.
Ma l'altro non ne voleva sapere niente "Carino? Come fa ad essere carino un umano?!" esclamò disgustato. Questo era troppo.
"Mi devi scusare, non sapevo che Coral fosse fidanzata e comunque non mi lascio insultare da un pesce rosso!" lo sgridai.
"Fidanzato? Io sono suo padre!" Urlò il pesce prima di spruzzarmi un getto d'acqua in faccia.
Indignato mi alzai pronto a tornare al mio tavolino.
"E comunque noi siamo pesci rossi giapponesi!" Gridò il pesce. Sentii Coral lamentarsi ma non avevo voglia di difenderla e quindi tornai al mio posto. Presi un tovagliolo e mi asciugai la faccia. Finii la mia colazione in fretta ed imbronciato. Nessuno poteva parlarmi così, pesce rosso o non pesce rosso.
Mi ero veramente arrabbiato con il padre di una pesciolina? Ma che cavolo mi stava prendendo? E per di più, come cavolo avevo fatto a capire quello che avevano detto? Non sapevo parlare con i pesci! E perchè questa volta l'acqua non era evaporata con il contatto con la mia pelle?
Allora quando avevo detto che la mia rabbia aveva fatto evaporare le gocce di pioggia, non scherzavo.

//spazio autrice//

Het bella gente

Helia si ritrova a litigare con un pesce in un ristorante giapponese.

E questo è tutto.

Spero vi sia piaciuto il capitolo alla prossima🤗

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