5. I taxi volano

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Pensai a due cose in quel momento. La prima fu -morirò bruciato-. La seconda fu -ODDIO! MORIRÒ BRUCIATO!-.
Ero rimasto accovacciato vicino alla porta finestra, con la testa fra le mani e gli occhi chiusi, aspettando l'impatto.
- È la fine! Morirò il giorno del mio compleanno! Come Shakespeare!- pensai. Avevo sempre odiato quello scrittore e perchè avrei dovuto ricordarlo proprio in quel momento?! Non lo so. Aspettai.
A quel punto mi sarei già dovuto disintegrare da un pezzo, ma non successe niente. Mi girai lentamente. Mi sarei aspettato di trovarmi di fronte ad una terrificante palla di fuoco della morte, e invece no. Ero faccia a faccia con una stella. Sembrava molto di più ad una lucciola bianca gigante. Non mi voleva fare male, o almeno così sembrava. Mi alzai e iniziai a studiare la stella girandoci intorno. Se devo dirla tutta, era piuttosto accecante, ma non riuscivo a levarle gli occhi di dosso. Allungai il braccio, avevo una stranissima voglia di toccarla, quando mai mi sarebbe capitato di nuovo? Be' mai! Appena il mio dito la sfiorò, la stella brillò così intensamente che mi costrinsi a chiudere gli occhi, ma li riaprii intento a vedere cosa sarebbe successo. La stella si stava aprendo come un fiore. Era come osservare dei petali girare in tondo per poi ricadere morbidi sul pavimento. Ma quelli che avevo definito petali, in realtà non lo erano. Era il tessuto morbido di un vestito dorato. Ma il vestito aveva anche due braccia e una testa.
Di fronte a me c'era la donna più bella mai vista al mondo. Era esile e la sua pelle perlacea emanava una fioca luce. I capelli d'oro erano intrecciati in una coroncina con fili d'argento. La donna era così bella che non sembrava reale. Mi sorrise ed io ebbi la certezza di essere rimasto a bocca aperta come un ebete.
"Ciao" mi salutò. La sua voce era calda e rassicurante, ma allo stesso tempo, lontana e inumana.
"C-c-ciao" balbettai.
"Oh! Helia! Sembra solo ieri dall'ultima volta che ti ho visto. Eri ancora un piccolo bimbo in fasce quando tua madre mi ha affidato il compito di portarti al centro orfani" disse con gli occhi che brillavano. Erano di una tonalità gialla, molto simile al miele.
"Mia madre? Ma, ma... mi avevano detto che una volta nato io fui subito messo in adozione. Probabilmente lei non sa nemmeno come sono fatto.." mormorai sconvolto.
"Oh...no, no, no... Helia ti sbagli. Lei ti ha sempre amato, ma come è destino per quelli come te, dovevi stare lontano dal loro mondo, finchè non saresti stato pronto. Avevi solo qualche giorno quando ti ho portato sulla Terra, non smettevi di piangere.." disse.
"Come sarebbe a dire quelli come me?" chiesi.
"Ora ti spiego. Io sono Cometa. Una tra le più antiche stelle cadenti. Noi siamo le messaggere del cielo. È per questo che sono qui, per recapitarti un messaggio" si fermò poi riprese e recitò un breve discorso: "Helia da questo momento sei richiamato dall'Accademia delle stelle. Lì potrai studiare per capire meglio la tua natura. Sei riconosciuto per essere il figlio di due costellazioni e per tanto hai l'onore di unirti al cielo". Spalancai occhi e bocca. "Figlio di cosa?" esclamai.
"Figlio di costellazioni. Hai ancora così tanto da imparare. Ma non c'è tempo da perdere. Siamo già in ritardo. Buonanotte Helia" disse schiocchiando le dita.
"Cosa?" mormorai. Iniziai a sentirmi pesante. Mi avvolse il sonno, così, all'improvviso. Chiusi gli occhi e caddi per terra.

Il mio risveglio fu piuttosto turbolento. Ero seduto su un sedile di una macchina e avevo la testa appoggiata al finestrino. Vicino a me, era seduta Cometa, brillante e bella proprio come poco prima.
"Dove sono? Che cos'è successo?" farfugliai. "Mi dispiace, ho dovuto addormentarti per forza o avresti continuato a fare domande. Ora siamo sul taxi che ci porterà a destinazione. Dobbiamo ancora attraversare il confine terrestre" spiegò.
"Il confine terrestre?" chiesi ancora frastornato dal sonno. "Stiamo sorvolando Las Vegas, manca ancora un po' prima del nostro arrivo" disse. "Cosa?!" avevo quasi urlato. Guardai fuori dal finestrino.
Era vero. Stavamo volando sopra alla città, illuminata come ogni notte, in un taxi. Stavo vivendo un sogno o un incubo? Ma era vero, era tutto vero. Un uomo dalla folta barba mi fissò burbero dallo specchietto. Era il conducente. Guardai Cometa confuso e lei mi sorrise.
"So che vorresti farmi tante domande. Per ora, visto che aspettiamo, perchè non farne qualcuna? Cosa vuoi sapere?" mi incitò. "Non credo di sapere più chi sono... puoi darmi una risposta per questo?" dissi a testa bassa.
"Certo! Sei Helia, figlio di due costellazioni. Non è facile da capire i primi giorni, ma è normale. Prima o poi quello che vivrai e quello che sarai, per te sarà normale. Non sei l'unica persona ad avere questa fortuna. Dove stiamo andando, l'Accademia, è un posto per i figli di costellazioni, stelle e pianeti. Noi stelle cadenti ci occupiamo di voi osservandovi. Aspettiamo che i vostri poteri inizino ad apparire. Quelli che hai avuto per questi due giorni potrebbero non essere permanenti. Forse è solo un passaggio. Ma questo lo saprai appena saremo arrivati. I tuoi poteri si sono presentati piuttosto in ritardo comunque. Io sono la tua protettrice. Ho vegliato su di te sempre. Come hanno fatto i tuoi genitori. Tua madre è perennemente in ansia, e voleva sempre sapere di te. Tuo padre invece è piuttosto indaffarato, ma non si è dimenticato di darti un'occhiata qualche volta. Hai i suoi occhi e i suoi capelli. Ci assomigli molto" spiegò.
"E i Wilson?" chiesi all'improvviso. "Ho dovuto cancellare qualsiasi ricordo di te dalla faccia della Terra. Nessuno sa più chi sei o come sei fatto. È come se non fossi mai esistito" mormorò. Era un pensiero molto inquietante, ma mi fidavo di Cometa. Lei aveva dato una spiegazione alle cose assurde di quei giorni. E dopo aver visto la sua strana apparizione, ormai credevo a tutto.
"Quindi tu conosci i miei genitori. Credevo, che non mi volessero con loro" sussurrai.
Non pensavo molto ai miei genitori naturali, non avendo nessun ricordo di loro, non sapevo come considerarli. Se brave o cattive persone. Ma mi avevano abbandonato e li odiai per tantissimo tempo. Ma adesso? Loro mi volevano al sicuro e mi avevano portato al centro per stare lontano da un mondo, che ancora non faceva per me. E poi, mi volevano bene. "Si, li conosco" disse Cometa. "Visto che sono costellazioni...chi sono?" chiesi. Cometa mi sorrise "Fanno parte dello zodiaco. Tua madre è la costellazione del Pesci e tuo padre è la costellazione del Sagittario".

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Ciao ragazzi.

Ecco il nuovo capitolo dove Helia avrà a che fare con un passato di cui non era a conoscenza. Ha appena scoperto di essere figlio di due costellazioni che fanno parte dello zodiaco. Ha fatto amicizia con la stella Cometa e presto arriverà all'Accademia tanto discussa.

Secondo voi come reagirà quando inizierà a comprendere di non essere una persona comune? E conoscerà i suoi genitori?

L'Accademia delle stelle: Le OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora