41. Ciao, ciao, caro amico mio

12 2 0
                                    


"Harle aprirà un varco, poi lui ed Angel verranno con me, prenderemo lo specchio e poi andremo via. Noah e Raven rimarranno qui. Noah, tu  sbloccherai la porta, in modo che le Ombre vengano liberate. Dovrete distrarle" spiegai.
Avevo escogitato il piano nel tragitto per tornare all'ufficio. L'idea di tornare nella stanza sotterranea mi terrorizzava.
"Quando le catene spariranno dovrete andarvene il più velocemente possibile" disse Noah.
"Io non posso rischiare di usare i miei poteri contro di loro, potrebbero diventare molto più forti. Sono limitata da questo banalissimo coltello. Vedete di fare alla svelta, perché se mi irriteranno potrei farmi scappare qualche scintilla di magia, ed io non ho intenzione di avervi sulla coscienza solo perché sarete stati tropo lenti" borbottò Raven.
"Oh, ma che dolce" commentò Harle. Noah e Raven si misero in posizione di fronte alla porta. Harle, invece, appoggiò le sue dita sul muro opposto ad essa. Guardò Noah, aspettando che lui gli desse il via per aprire il varco.
Io invece guardai Raven. Lei mimò qualcosa con le labbra che non riuscii a capire, ma sapevo cosa avrebbe voluto dirmi .
Era ciò che avrei voluto dirle anch'io: - Non morire-.
"Ora" gridò Noah.
Sotto le dita di Harle il muro si aprì, dando spazio ad una specie di grande tunnel scavato nella terra.
Io, Angel ed Harle lo attraversammo correndo, per raggiungere l'estremità opposta all'entrata.
Solo dopo pochi passi fummo all'interno della sala dello specchio.
Esso fluttuava sul piedistallo, ed aspettava che uno di noi si allungasse per raggiungerlo.
Sentii delle voci soffocate provenire sopra di noi. Erano le urla della lotta che si stava svolgendo tra i nostri amici e le Ombre. Con quel baccano sperai che qualcuno si prendesse la briga di controllare che cosa stesse succedendo.
Avevo l'arco tra le mani sudate, e la faretra in spalla. Un silenzio inquietante avvolgeva la stanza.
La Luna, ormai quasi sorta, illuminava il piedistallo e le pareti. 
"Troppo facile" disse Harle. Fece un passo avanti, ma Angel lo bloccò.
"Credo che non siamo soli. Le Ombre sanno della potenza dello specchio, non l'avrebbero mai lasciato incustodito" disse Angel. "Sono ombre, non possono essere così intelligenti" commentò Harle. Angel roteò gli occhi verso il soffitto.
"C'è qualcuno?!" esclamai.
"Credi seriamente che se ci fosse un serial killer nascosto nell'ombra ti risponderebbe?! Questo si chiama attacco a sorpresa" mi fece notare Harle.
"Oh! Sentiamo! Cosa avrebbe in mente di fare il così geniale Harle Core?!"sbottai. 
"Be', io comincerei con l'avanzare verso il piedistallo" disse. Si fece largo tra me ed Angel e si mise di fronte allo specchio. Impugnava la sua spada in una mano, e nonostante il suo tono scherzoso, i suoi gesti mostravano tensione.
"Poi, impugnerei lo specchio, e lo prenderei" fece esattamente quello che aveva detto.
"Poi morirai" esclamò una voce.
Il fendente di una spada, diretto verso la mano di Harle lo spinse a far cadere l'Arma per terra, che per fortuna non si ruppe. Il mio amico arretrò alzando la spada, pronto ad attaccare.
"Io te l'avevo detto" disse Angel.
Dall'ombra apparve non-Harle, sghignazzante, che guardava in cagnesco il mio amico.
"Dovresti imparare ad ascoltare la tua ragazza" esclamò, prima di alzare la spada e tentare di colpire nuovamente Harle. Lui parò il fendente.
"Non è la mia ragazza" ribatté.
Sentii qualcosa di veloce sfrecciare verso di me, accompagnato da un fischio. Spinsi Angel di lato, proteggendola con il mio corpo.
Quando mi voltai vidi, ad una spanna dal mio viso, una freccia conficcata nel muro. "Prima o poi ti colpirò" sghignazzò la mia Ombra.
"Non ci conterei più di tanto..." dissi. Alzai l'arco e una freccia accompagnata da un fascio d'oro andò nella direzione del mio nemico che la schivò girando la testa.
L'arco era la mia ragione di vita, ed era strana quella passione, perché prima di entrare all'Accademia io non avevo mai toccato nemmeno un'arma. Forse è proprio vero quel detto: -Tale padre, tale figlio-.
Il non-me si slanciò nella mia direzione. L'arco era scomparso e al suo posto teneva in mano un affilatissimo pugnale che era apparso da chissà dove. Schivai il suo fendente, ma colpii la parete. Ero finito con le spalle al muro. Lui ne approfittò per colpirmi. Riuscii, per un pelo ad immobilizzargli il polso, dove in mano aveva il coltello che minacciava di ferirmi, o peggio, uccidermi. Gli assestai un calcio nello stomaco che lo fece arretrare e perdere il pugnale.
Harle, dietro al piedistallo, combatteva con il suo contrario come se fosse un gioco. Entrambi sembravano non affaticarsi più di tanto.
Angel, invece, era rimasta inerme in un angolo. I suoi occhi guizzavano da me ad Harle, sembrava volesse dare una mano, ma era consapevole delle sue scarse doti in battaglia. Avrebbe rischiato di complicare le cose. Nonostante ciò, teneva in una mano il suo pugnale ed era pronta ad usarlo in caso ce ne fosse stato bisogno.
Con un pugno feci cadere per terra il mio avversario, ma si rialzò.
L'immagine del suo viso fu spaventosa. Non avrei mai potuto immaginare che sulla sua...sulla mia faccia potesse mai apparire un espressione simile, metteva i brividi.
Il nostro combattimento continuò per qualche altro minuto, non avendo purtroppo altri risultati. Lui mi tirò un calcio nelle costole e io uno negli stinchi. Il dolore lancinante mi avvolgeva dalla testa ai piedi e avrei chiesto una pausa per pietà, non ne potevo più di  distruggermi le nocche a suon di pugni. Se fossi rimasto sulla Terra avrei dovuto optare per il lavoro di pugile. Con il dorso della mano mi pulii il labbro sanguinante, ed avvertii anche una ferita all'angolo del sopracciglio che pulsava. "Fermi!" urlò Angel.
La ragazza si era fermata di fronte al piedistallo e teneva una mano dietro la schiena e con l'altra impugnava la sua arma.
I capelli erano disordinati sulle spalle, aveva lo sguardo determinato e spaventato nello stesso momento. 
Il suo abito era strappato e sporco sui bordi della gonna. Notai solo allora il taglio sulla clavicola che, probabilmente, si era procurata nel primo combattimento contro le Ombre.
Le figure scure si fermarono e diedero a me ed Harle il tempo per riprendere fiato. Il contrario di Harle rise. "Cosa c'è da ridere?" chiese Angel. "Non vedi che siamo occupati? Potresti continuare a stare immobile in un angolo finché i tuoi amici non moriranno! Che ne dici?" disse con un sorriso sadico.
L'Ombra fece qualche passo verso di lei, ma Angel gli rivolse lo specchio che aveva nascosto dietro la schiena. Il non-Harle si fermò.
Il mio contrario si avvicinò al suo compagno e disse: "Non crederai sul serio che lo specchio possa spaventarci!".
Silenziosamente e senza farmi vedere, raggiunsi il mio arco buttato un po' più in là da dove mi trovavo io.
Incoccai la freccia e affiancai Angel.
Le Ombre non sembravano nemmeno aver fatto caso a me, e nemmeno ad Harle che, mi aveva imitato e aveva sguainato la spada, pronto ad un nuovo combattimento.
"Avete perso in partenza"  ringhiò l' Ombra di Harle. Cominciò ad avanzare verso di noi.
Nella sua mano era apparsa una nuova spada e sembrava essere una tra le più affilate e minacciose che avesse mai usato e noi affrontato.
"Non fare un altro passo! Come ti ha creato lo specchio ti distruggerà" esclamò Angel sicura di sé.
Io la osservai di sottecchi, poi guardai i nostri nemici, non ero sicuro che loro ci avrebbero creduto.
"E solo un bluff" sbuffò il mio contrario. "Ne sei così sicuro? Che c'é, vuoi provare a sfidarmi?" gridò la ragazza.
Il suo tono intimorì me, e sperai che avesse fatto lo stesso effetto sulle Ombre.
"So come usarlo. Se ci lascerete andare allora, forse, potrei risparmiarvi" disse più calma.
I nostri nemici si guardarono, poi il non-me disse: "Avete vinto la battaglia, ma non la guerra".
"Ci lasciate andare?!" esclamò sorpresa Angel. Il contrario di Harle sorrise: "Credete di avere abbastanza tempo per sconfiggerci? La Luna è quasi sorta..." alzò la testa verso il soffitto da cui si poteva ammirare la Luna "e allora, noi arriveremo. Vi tortureremo. Vi faremo morire di una morte dolorosa. Poi squarceremo il vostro cadavere e allora sì...la nostra vendetta sarà giunta e voi non potrete più fermarci".
Sentii un brivido sulla schiena, il mio respiro si mozzò. Non glielo avrei mai permesso.
Harle ed Angel si avvicinarono ad un muro, mentre io tenevo a tiro entrambe le Ombre che ci guardavano maligne. Harle aprì il varco.
"Lo specchio rimane qui" disse il non-me. "Scordatevelo" esclamò Angel.
Negli occhi dei nostri avversari affacciò una rabbia immane.
Entrambe si armarono e si prepararono ad un attacco molto più violento e brutale di quelli precedenti.
"Corri!" gridò Harle.
Lanciai una freccia contro la spalla del mio contrario, poi mi voltai e corsi verso al mio amico che aspettava il mio arrivo. Angel era già entrata, al sicuro.
Aspettai con l'arco teso che Harle attraversasse il varco.
Quando fu dentro mi sorrise.
Poi cadde in avanti urlando.
Mi buttai a terra e gli presi le mani.
Le Ombre lo avevano afferrato per le caviglie e minacciavano di tenerlo con loro.
Non potevo permettermi di dare loro vinta. Non potevo rischiare di perdere il mio migliore amico.
"Resisti Harle!" ansimai. Lo sforzo fisico era inconcepibile. I nostri contrari sembravano aver potenziato la loro forza, tanto da renderli invincibili.
Harle provava a rimanere saldo alla mia presa, ma ogni volta che ci provava veniva brutalmente trascinato indietro. Sembrava un tiro alla corda umana. "Harle!" gridò Angel. Non aveva ancora oltrepassato l'altra estremità del varco e quando vide la scena si precipitò verso di me per aiutami. Tutto sembrava vano, le Ombre erano decisamente più forti di noi.
"Andate via! La Luna è quasi sorta, non potete permettergli di vincere! Dovete fermarli, lasciatemi qui!" urlò.
"Proprio perché la Luna è quasi sorta non ti lasceremo. Loro ne approfitteranno per ucciderti" gridò Angel.
"Non c'è tempo! Lasciatemi andare!" esclamò. "Non lo faremo!" urlai.
"Helia! Ti prego, fallo per noi. Fallo per tutti noi..." disse. "Ma..." mormorai.
"Ora. Lasciatemi andare ora!" esclamò. "Ci dovrà essere un altro modo" urlò Angel.
"Non c'è. Vi prego, fatelo per il gruppo..." ci supplicava di abbandonarlo.
Non potevo farlo.
Angel piangeva, sapeva come sarebbe andata a finire. Il varco si stava per chiudere, non restava più tempo. La ragazza mollò la presa, non riusciva più a resistere allo sforzo. Fui trascinato anche io, ma mi bloccai ancorando i piedi ai lati del varco. Tenni le sue mani sudate che stavano per scivolare dalle mie.
"Sei il mio migliore amico! Non può finire così!" urlai.
"Ti voglio bene anch'io Bro! Promettimi di proteggere Angel...Io starò bene. Salvaci" gridò.
Mollai la presa.

Sentii il ragazzo urlare e poi sparire trascinato nell'oscurità. Rimasi immobile, in ginocchio. Strinsi i denti e non potei trattenere una lacrima che, mi bruciò la pelle. Mi alzai e mi voltai verso Angel. Era in lacrime. Voleva dire qualcosa, ma non ci riusciva. Mi avvicinai a lei e si accasciò tra le mie braccia. "E' andato via" singhiozzò. "Lo so".

//spazio autrice//

Salve a tutte voi piccole Comete
Come vi va la vita.
Io? Sommersa da libri scolastici!

Angel, Harle ed Helia vanno a prendere lo specchio, ma vengono intralciati dalle Ombre. Con uno stratagemma Angel li convince a lasciarli andare, ma siccome si rifiuta di ridare loro lo specchio, le Ombre si accaniscono su Harle, che viene rapito.

Questo è stato un capitolo deprimente...ne sono consapevole.
Avete in mente cosa succederà in futuro?

Alla prossima!

L'Accademia delle stelle: Le OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora