"Sei per caso impazzito?" mi rimproverò Harle. Era tutta la mattinata che mi ripeteva le stesse cose. La sera prima avevamo evitato qualsiasi accenno al mio incontro con Raven. Avevamo percorso in silenzio i corridoi per tornare alla sezione. Volevo dirgli qualcosa, ma stavo zitto. Sul volto di Harle si era dipinta la disapprovazione. Camminava a testa china scuotendo la testa. Non mi spiegò nemmeno come riuscì a salvarci e morivo dalla voglia di saperlo. Stava in silenzio, non una parola al riguardo. Non ero nemmeno riuscito a dare la buonanotte a Raven. Se ne era andata di corsa, appena si aprì il varco. Quella mattina Harle non aveva fatto altro che ripetermi quanto fossi stato irresponsabile e quanto la mia idea di andare a zonzo in piena notte fosse stata una stupidaggine. Aveva ragione su alcune cose. Ero appena arrivato e già rischiavo di farmi cacciare dall'Accademia. Già, avevo fatto una vera cavolata.
Avevo sopportato quei giri di parole fino alla mensa e durante la colazione. Ben e Davis gli lanciarono occhiate curiose, mentre Angel non prestava nemmeno attenzione, assorta tra le pagine di un grosso libro di filosofia. Studiavamo anche filosofia?
Ormai mi annoiavo ad ascoltare i discorsi di Harle e imitavo Angel a non faci caso ma, mi seguì verso la classe, ed era anche normale, visto che avevamo gli stessi corsi.
"Senti chi parla!" sbottai alla fine seccato. "Come?" chiese scettico. "Sai, non sei la persona più indicata per farmi la predica, sbaglio o sei proprio tu quello ad aver fatto esplodere l'ufficio del preside?!" gli ricordai. "Era la cattedra! Ok, su questo hai ragione, ma lo faccio solo perché non voglio che ti faccia male prematuramente!" disse. "Raven? Insomma lei è pericolosa..." aggiunse. "Come fai a dirlo? Non le hai mai parlato!" Sbottai. "Helia, essere un figlio di una costellazione ti rende soggetto a responsabilità che forse tu non riesci a gestire. Soprattutto se i tuoi genitori fanno parte dello Zodiaco" Harle si zittì e abbassò la testa. "Cioè?" chiesi.
"Sono le costellazioni dello Zodiaco a governare ciò che accade nel cielo. Loro governano su tutto quello che ci sta intorno. Hanno avuto una forte battaglia nell'antichità contro un'armata di buchi neri, sono sempre stati contro di loro per non so quale ragione..." spiegò un po' vago.
"Ma se i Buchi neri avessero avuto un buon motivo per attaccare? Magari i nostri genitori hanno fatto qualcosa a loro poco conveniente e..." non riuscii a finire la frase che Harle mi spinse contro il muro.
Tenne stretta la mia camicia e mi guardò furioso negli occhi. "Non dirlo mai più..." la sua voce tremava. Alzai le mani in segno di resa. Harle, era più magrolino e meno alto di me, ma aveva una forza nascosta che poteva aver ereditato solo da suo padre. "Scusami... è solo che, dire una cosa del genere equivale ad una condanna a morte. Sai, il fatto che tuo padre sia Sagittario mette più a rischio la tua situazione. E' il guerriero più valoroso dello Zodiaco, non avrà la forza di mio padre o la decisione di Capricorno o altro ma, riesce a mettere intelligenza, forza, agilità e tutto ciò che serve a un guerriero in sé, questo lo rende letale. E tu non riusciresti a sopravvivere nemmeno al suo sguardo" spiegò. "Cosa vuoi dire?" mormorai spaventato. Harle mi guardò con intensità negli occhi, gli leggevo la paura nel suo sguardo. Le sue mani sulla mia camicia tremarono poi disse: "Mai affrontare lo Zodiaco se tieni alla tua vita". La mia gola diventò all'improvviso secca. "E' già successo?" mormorai. Lui annuì con la testa bassa. Capivo dal suo sguardo che il suo era solo un tentativo di salvataggio. Non dovevo prendermela con lui.
"Ti prometto che non dirò più niente al riguardo" gli dissi. Lui lasciò la mia camicia e si allontanò di un passo. Continuammo a camminare nel corridoio fino al mio armadietto. Ero così mortificato. C'era un motivo perché Harle era così spaventato da Raven e dal fatto che volessi conoscerla. Era un affronto contro i miei genitori. Forse, per la mia irresponsabilità ne avrebbero pagato le conseguenze anche lui e Raven. Dovevo evitare tutto questo. Non l'avrei più cercata e se ci fossimo incontrati, anche per sbaglio, l'avrei evitata, come lei faceva con me. Non avrei permesso che Harle fosse messo in pericolo per colpa mia. Sarei stato un pessimo amico.
Aprii il mio armadietto e presi i miei libri. Vi era qualcosa incastrato tra due quaderni. Un biglietto. L'aprii. - Aula di Astronomia, 5:00 non tardare -N -.
Lo lessi più volte come se quello che vi era scritto fosse indecifrabile. "Qualche problema?" domandò Harle. Era ancora pallido. "No, è tutto ok" dissi sbrigativo. Chiusi l'armadietto e mi misi il biglietto in tasca.
N, chi poteva essere? E se fosse stata Raven? Me ne sarei andato. Eppure questo mi faceva innervosire, ma non potevo più avvicinarmi a lei, era proibito.Avevo Genere Magico con miss E.L. questa volta non sarei svenuto. Mi ero ripromesso di farle vedere di che pasta ero fatto, le avrei fatto cadere la mascella fin sotto i piedi. Ma ne ero in grado? Quella donna metteva più paura di un topo a miss Wilson.
Una volta, mentre andava in cucina a prendere da bere, si ritrovò un topino tra i piedi. Lo avevano affidato a Chuck per un esperimento di scienze, ma la colpa della sua passeggiata era ricaduta su di me. Mentre miss Wilson saltava sul tavolo come una pazza disperata, Chuck urlava che ero stato io a liberare il suo topo. Alla fine, senza subirmi la predica andai direttamente a sdraiarmi sul letto della mia stanza a fissare il soffitto.
L'aula era sempre la stessa. Io mi sedetti accanto ad Harle con le dita che mi formicolavano.
Dopo qualche istante miss E.L. fece la sua entrata scenica.
Nonostante non capissi con certezza dove stesse guardando, sapevo, anzi ero sicuro che mi stesse lanciando occhiate omicide. "Bene...vedo che sei tornato tra noi signor Arrow. Vuol dire che ha anche provato a far quello che avevo chiesto nella scorsa lezione. Ha stabilito un qualche contatto con la magia? Un minimo e breve collegamento con i suoi genitori?" Domandò con un sorriso maligno sulle labbra. "No" risposi senza nessun timore. "Voglio che lei provi qui...di fronte a me e alla classe, magari la pressione può portare a buoni risultati. Venga al mio posto" la donna con dei leggiadri passi si sedette al mio posto ed io al suo. Vidi Harle irrigidirsi. Cosa avrei fatto? Non avevo ancora la più pallida idea di cosa fare, non avevo avuto molti contatti magici a me favorevoli. Soprattutto quello con mia madre...mi aveva quasi fatto morire soffocato.
Ero troppo orgoglioso per mostrarmi di nuovo debole. Mi sedetti a gambe incrociate e chiusi gli occhi. Sfiorai il pavimento con le dita che mi formicolavano. Pensai a mio padre. Era un guerriero...che mi avrebbe potuto uccidere nel momento in cui avrei detto qualcosa di sbagliato. Era una cosa ingiusta. Tutti possiamo avere le nostre ideologie, senza nessuno che ci possa ostacolare. Ma Harle era così serio quando parlava.- Ora basta Helia, concentrati, puoi essere un bravo guerriero come tuo padre solo se ci credi-
Fu una voce di donna, così veloce da sembrare solo un'eco. Potevo essere un guerriero. Volevo solo mostrare quanto fossi in grado di riscattarmi. Mi sentii pervadere dai brividi, e poi tutto il mio corpo sembrò andare in fiamme.
Aprii gli occhi quando i miei compagni iniziarono a strillare. Ero avvolto da un fascio d'oro. Intorno all'aula galoppava un centauro di luce con un arco in mano. Era lo spirito di Chirone. La professoressa mi fissò sbigottita, poi il centauro la travolse e lei finì a gambe all'aria.
Ora miss. E.L non faceva più così paura.//spazio autrice//
Dopo 3728922 anni ho postato. Perdonatemi per la mia inattività ma ho troppi impegni.
Questo capitolo è almeno un po' più lungo.
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L'Accademia delle stelle: Le Ombre
Fantasy//IN REVISIONE// Nella vita di Helia tutto sembra monotono e triste. I suoi soliti inverni passati nel centro di recupero bambini e ragazzi orfani e le sue solite estati passate da una famiglia all'altra senza mai essere adottato. Eppure quei suoi...