29. I cani sono i peggiori amici dell'uomo

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A differenza di Raven, Angel volle subito sapere tutto della missione nonostante fosse parecchio pericolosa. Non vedeva l'ora di fare qualcosa diverso dal solito, basta stare giornate sui libri e compiti vari, che non so per quale motivo lei faceva anche se non ne venivano consegnati, avrebbe finalmente fatto qualcosa di più adrenalinico. Ovviamente non aveva del tutto accettato Raven, anzi non l'aveva proprio accettata, la considerava ovviamente (come in pratica tutti) una nemica. E poi c'era Noah che conosceva ma in realtà non conosceva. La notte dopo l'assediamento alieno dormii come un sasso. Ero letteralmente a pezzi. Era stata una giornata faticosa, avevo fatto praticamente  di tutto in un giorno. Ma la cosa che mi rendeva più fiero, era ovviamente, averle date di santa ragione a quello stronzo di Kyle.

La mattina mi svegliai su di giri, pronto ad affrontare una giornata con il gruppo al completo per parlare finalmente della missione. Mi recai alla mensa con Harle ed Angel che erano coinvolti in una discussione sul libro fantasy migliore. Arrivarono alla conclusione che Harry Potter e il Signore degli anelli fossero sul podio.
Entrato nella grande stanza dalle mura bianche e i soffitti in legno alti, setacciai con lo sguardo tutti i tavoli alla ricerca di Raven o Noah. Fu una sorpresa trovarli seduti allo stesso tavolo. Come ormai sapete nessuno dei due è loquace o amichevole, infatti se ne stavano zitti a farsi gli affari loro. Mi avvicinai e vidi Noah che teneva un sacchetto di ghiaccio sull'occhio. "Che cavolo hai combinato?" chiesi inclinando la testa. "Chi? Io? Assolutamente nulla! Vallo a chiedere ai tuoi amichetti!" brontolò. "Quali amichetti?" chiesi sedendomi. Raven alzò gli occhi verso il soffitto. "Kyle e i suoi, genio" sbuffò. Le lanciai un occhiataccia. "Ci stavo quasi arrivando" puntualizzai. "Non credo, il cricetino che hai al posto del cervello è andato in letargo da un pezzo" disse. Misi il broncio. Angel sospirò, poi chiese a Noah: "Cos'è successo?". Lui fece una smorfia, siccome non era molto contento che l'attenzione fosse tornata su di lui invece di rimanere su un criceto immaginario addormentato. "Mi hanno preso in disparte e mi hanno portato nello spogliatoio maschile. Lì mi hanno fatto un bel livido nell'occhio, ma non sono andati oltre, perché un ragazzino è entrato e loro sono scappati. Tutto qui" spiegò. "Quel Kyle mi fa andare in bestia!" ringhiò Harle. Angel gli accarezzò il dorso della mano per tranquillizzarlo. A volte mi chiedevo se non ci fosse più di un'amicizia tra quei due.

Io ed Harle andammo a lezione. Alla prima ora avevamo Materiali stellari, una disciplina che studiava i materiali magici nello spazio. Quel giorno la professoressa, stava parlando della fluorite, un cristallo che sulla Terra era completamente innocuo e in alcuni casi aveva un effetto benefico. Oltrepassata l'atmosfera terrestre questo cristallo diventava pericoloso in base alla sua tonalità. Se di una colorazione verde-azzurra allora era di una pericolosità molto lieve, veniva infatti utilizzata per raffreddare oggetti eccessivamente caldi e al tatto provocava un piacevole fresco nei giorni estivi. La fluorite dalle tonalità viola-blu era decisamente molto più pericolosa. I suoi poteri congelanti erano così potenti da ghiacciare qualunque cosa venisse toccata. Quella lezione fu parecchio interessante e rimasi attento per un motivo principale, la fluorite non mi era sconosciuta. L'avevo già vista da qualche parte, ma non mi ricordavo dove.
Dopo tutte le lezioni Harle andò a pulire i bagni, siccome non aveva ancora finito con la sua punizione.
Io invece mi incontrai con Noah che aveva bisogno di parlarmi di Angel. Era normale che mi sentissi uno psicologo? Perché tutti venivano a rifilarmi i loro problemi? Non che mi desse fastidio, ma non mi sentivo la persona adatta con cui parlare di tutto... Tralasciando questo; io e lui mangiammo un hamburger all'ora di pranzo su una terrazza che non avevo mai visto. Si trovava all'ultimo piano da cui si accedeva tramite una piccolissima porta di legno. La terrazza in questione era enorme. Vi erano piastrelle bianco perla come pavimento e cornicioni in pietra ai cui bordi si ergevano statue in marmo. Un chioschetto era posizionatoto proprio lì, chiuso. Vendevano panini e gelati.
Seduti su una panchina vi era solo una coppietta. Lui magro dai capelli ricci e rossi, lei alta dai capelli biondi.
Dalla terrazza si poteva ammirare un paesaggio niente male. Tra gli alberi si ergeva una collinetta e ai suoi piedi vi era uno stagnetto circondato da giunchi che rifletteva la luce del... qualsiasi cosa assomigliasse al Sole. "Mi sento un idiota, ho serbato rancore per anni mentre lei non sapeva nemmeno quello che faceva" mormorò Noah salendo sul cornicione e incrociando le gambe. Il suo occhio era diventato scuro ed era iniettato di sangue.
Appoggiò le grandi mani sulle ginocchia. Io mi sedetti di fronte a lui e chiesi: "Ti riferisci ad Angel?". Lui annuì poi aggiunse, riferendosi più a se stesso che a me: "Vorrei capire perché ci hanno fatto questo". "Le persone sono cattive, non capiscono e non accettano il diverso. Fortunatamente non siamo lì ma qui. Non dobbiamo nascondere ciò che siamo" dissi ispirato da tanta saggezza. Da dove l'avevo tirata fuori poi? "Hai ragione" sospirò Noah. Qualcuno tossì.
Girai la testa ed Angel era a pochi passi da noi. "Ciao, che ci fai qui?" chiesi. "Vengo qui spesso per rilassarmi e buttare giù qualcosa per il giornalino scolastico. Questo posto ha qualcosa che mi tranquillizza" spiegò cercando di non sembrare rigida. "Questo è il mio posto preferito. Si sta lontani dalla confusione. Solitamente dopo le lezioni venivo qui, per stare lontano da tutti e guardare lo stagno. Certo, questo prima di avere... degli amici?" si chiese Noah. "Strano, non ti ho mai notato" disse la ragazza. "Era quello che speravo, quello che volevo e ho voluto per anni. Essere invisibile" mormorò. "Amici! Allora non credi soltanto che noi siamo una banda di persone senza cervello!" esclamai sorridendo. "Lo penso solo di te e Harle. Quel tipo è irritante, quanto caffè beve durante il giorno? E' sempre su di giri" borbottò. Angel rise. "Va bene... sentite io devo scappare. Mi sono ripromesso di andarmi a studiare le cartine dell'Accademia per farmi un idea di dove potrebbe essere la fatidica arma mortale... ci vediamo a cena?" chiesi. "Certo" rispose Angel. Balzai giù dal cornicione ed Angel prese il mio posto. Non era vero. Non dovevo andare a fare nessuna ricerca, volevo lasciarli da soli, ne avevano bisogno.

L'Accademia delle stelle: Le OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora