"Sei sicuro di volerlo fare?" mi chiese Raven. "Sì" risposi.
Lei era di fronte a me, il viso rilassato era illuminato dal bagliore delle stelle e da un'unica luce da parete accanto alla porta. Avvertivo la tensione nelle sue mani contratte che tenevano il cofanetto di fluorite.
Quell'oggetto, per quanto piccolo, emanava un vero e proprio senso di inquietudine.
"Questa cosa è una pazzia Helia! Ci dovrà essere un altro modo che non comprenda farti toccare quel coso. Potrebbe ucciderti!" esclamò Angel.
In tutto il tragitto per arrivare nella terrazza non aveva fatto altro che lamentarsi e dire quanto quella mia decisione fosse un'idiozia.
Per quanto fossi d'accordo con lei, purtroppo, non avevo scelta.
Dovevo comunicare con mio padre, con o senza il suo consenso.
"Devo farlo, è la risposta più istantanea che abbiamo" replicai.
"La fretta non è mai buona consigliera" obbiettò.
"Angel! Lasciaglielo fare" intervenne Harle. "Non sarai d'accordo?!" esclamò la ragazza.
"Sarebbe più facile per tutti se tu la smettessi di avere qualcosa da ridire su tutto. Helia ha ragione abbiamo bisogno di risposte e alla svelta, Raven lo proteggerà" spiegò. Angel mi guardò apprensiva.
"Helia, hai abbastanza sale in zucca per capire qual è la cosa più saggia da fare. Se tu hai deciso questo, io sarò con te" disse Noah.
"Grazie amico" gli sorrisi.
"Scusami ma tu non dovresti essere la neutralità? Non dovresti astenerti a questa pazzia?!" obbiettò Angel.
Lui fece spallucce e poi disse: "Comincio a dubitare della mia vera natura. Tutti lo stiamo facendo, in fondo avere delle domande senza risposta è una parte del nostro essere" rispose.
"Angel, ti ha battuta, ora è lui la saggezza" scherzò Harle. Angel lo guardò male.
"Ok, ok! Ora smettetela" esordii.
Guardai Raven e le feci un segno di consenso, per farle capire che ero pronto.
Ero semisdraiato su una panchina e lei era ai suoi piedi in ginocchio. Allungai la mano per toccare il cofanetto, ma lei arretrò.
"Helia..." mormorò.
Non capivo cosa avesse.
Il suo viso sembrava tranquillo, credevo nelle sue capacità, avrebbe impedito che qualcosa di brutto mi accadesse; eppure c'era qualcosa che non andava.
Abbassò la testa e avvicinò il suo viso al mio.
Era così vicina, potei vedere il suo volto perfettamente. Gli occhi scuri, il naso dritto, le labbra carnose e anche la ferita sulla tempia.
Spostò la testa verso il mio orecchio. Ero rimasto senza fiato.
Certo, non era stato un suo volere, ma in quell'istante avevo sentito le viscere attorcigliarsi e ballare nel mio corpo. Quando mi sussurrò all'orecchio fui pervaso da un brivido, non per la sua voce, ma per le sue parole: "Non morire".
Ero sorpreso, non sapevo cosa dire. Detto da lei era strano, ma stava cercando di cambiare, in un certo senso. "Sussurrare all'orecchio è cattiva educazione!" rise Harle.
Come ogni volta che avevo a che fare con qualcosa di emozionante il mio amico aveva la fantastica idea di entrare nel discorso in modo ironico e fuori dal contesto.
"Fatti gli affari tuoi Core!" sbottai con un sorrisetto stampato sulle labbra. "Non chiamarmi Core! Capito Arrow?!" scherzò.
"Idiota" mormorai. Raven mi prese la mano e mi porse il cofanetto.
"Non è troppo tardi per tirarsi indietro" disse.
Io le sorrisi e con quello capì che non l'avrei fatto.
Sfiorai la superficie del cofanetto, era fredda.
Strinsi la mascella e avvertì un forte bruciore pervadere le mie dita e successivamente avvolgere il resto del mio corpo. Non vedevo già più niente, solo figure sfocate e ombre. Quando sentii i miei sensi cedere capii che il bruciore in realtà era un terribile e pungente freddo.Un'eco.
Quella del nulla o quella del mio respiro.
Aprii gli occhi e capii di trovarmi in una grande stanza completamente al buio. Avvertivo di essere scalzo, i piedi nudi e sudati si appiccicavano al pavimento.
Si accese una luce sulla mia testa, non aveva un inizio, si trovava solamente su di me.
Ricordavo quel momento di confusione la prima volta che mi ero ritrovato lì dentro completamente da solo.
Guardai di fronte a me sperando che Sagittario all'improvviso apparisse, ma nessuno si era presentato.
-Che occasione sprecata- pensai.
Mi girava la testa e tremavo.
"Helia!" urlò qualcuno. Mi voltai.
Vidi Raven, illuminata da una luce simile alla mia e correva verso di me.
La guardai senza dire niente, sembrava surreale che si trovasse lì con me. Appena mi fu vicina mi prese la mano ed io mi sentii come rinvigorito.
"Per mantenerti in vita devo avere un contatto sia fisico che mentale con te, questo" indicò le nostre mani intrecciate "è il nostro legame mentale" spiegò. Corrucciai le sopracciglia e dissi: "Quindi mi stai dicendo che il nostro legame mentale in realtà è un legame fisico nella mia mente?".
Lei si morse il labbro e si mise a pensare. "E' un po' contorto, ma sì" rispose.
"Un uccellino mia ha detto che mi stavi cercando" quella voce tagliò all'improvviso quella sensazione di staticità e silenzio.
Rimasi senza fiato, non era la prima volta che la sentivo, ma faceva venire i brividi.
"Qualunque cosa succeda non lasciarmi la mano" mi sussurrò Raven. Io annuii. Ci voltammo verso l'uomo.
"Sagittario" esclamai.
Vidi mio padre in modo diverso dall'ultima volta.
Sembrava un uomo d'affari. Il completo gessato nero era perfettamente stirato e i capelli erano tirati all'indietro.
La sua bocca era piegata in un sorriso. Era seduto su un trono di metallo decorato con inserti blu. Sullo schienale vi erano topazi e zaffiri blu. Aveva un braccio mollemente appoggiato al bracciolo, mentre l'altro gli sosteneva la testa.
"Sagittario! Sul serio ragazzo, sono tuo padre, potresti chiamarmi così, non credi?" chiese.
Strinsi i denti. Qualcosa mi diceva che avrei fatto fatica a chiamare un perfetto sconosciuto - Papà-.
Raven aspettò che io parlassi e allora mi sentii in dovere di dirlo: "Padre". Sagittario mi guardò e mi dedicò un ampio sorriso. "Bravo ragazzo" disse.
I suoi occhi si illuminarono dalla soddisfazione e per qualche ragione me ne sentii rincuorato.
Si alzò dal trono e si avvicinò a me. Mi mise una mano sulla spalla e mi sorrise soddisfatto.
"L'ultima volta che ti ho visto eri appena un neonato, sapevo che saresti stato un grande arciere, insomma, tale padre tale figlio" raccontò.
Mi mancava il fiato, era strano sentirmi un figlio come da tempo avevo desiderato, ma non c'era tempo.
"Padre, io..." mormorai. Lui annuì.
"Cosa devi dirmi? E perché ti sei portato lei?" guardò Raven con disgusto.
La situazione si era improvvisamente ribaltata. Avvertivo disprezzo ovunque. "Non rivolgerti a lei così" lo rimproverai. "Raven, io ti ammiro. Non credevo fosse possibile che una come te potesse mai esistere, eppure eccoti qui. Potrei quasi dire che sei l'unica capace di creare veri problemi, perché in fondo è questo che fa la tua gente. Ma tranquilla, io non ti temo. Lo Zodiaco non si abbasserebbe mai a questo livello, in caso di complicazioni sapremo come reagire" disse.
In tutto il suo discorso tenne sulle labbra un sorriso gentile e la cosa lo rendeva parecchio inquietante.
Raven strinse ancora di più la mia mano, probabilmente dal nervoso.
"I miei genitori non hanno mai causato dei problemi, tranne quando avete deciso di dichiarare loro guerra e, per sviare la vostra colpevolezza, avete deciso di autoproclamarvi eroi, decimando la mia popolazione. E' vero, io sono un miracolo, viva per caso, ma almeno conosco la verità sulla vostra natura. Siete stati voi a rendere la figura del Buco Nero un tabù, per questo sono temuta dall'Accademia, eppure, guarda chi ha deciso di credere in me? Tuo figlio! Un colpo basso, vero? Fa male lo capisco" Raven aveva tenuto il volto e voce calmi contro mio padre, sembrava non avesse la più minima paura di Sagittario.
"Cara ragazza, la tua battaglia è già persa in partenza. Allora cosa dovete dirmi di così importante? La situazione mi sta stancando" tagliò corto.
Raven fece un respiro profondo.
Dalla sua espressione capii che si stava trattenendo dall'urlargli contro di tutto. "Abbiamo bisogno di risposte" dissi con freddezza. Lui annuì.
"Pesci è stata vaga vero? Be'...Oh Raven, non guardarmi come se avessi ucciso qualcuno! Dopo la tua arroganza è già tanto se vi darò una mano. Per tutte le costellazioni Helia! Dille di smetterla! Non ho voglia di vedere qualcuno con il broncio" disse.
"Sagittario, smettila!" sbottai.
"La metti così ragazzo? Davvero?! Va bene...Dimmi quello che vuoi sapere, poi andate via, mi state stancando" sbuffò. "Come facciamo a fermare lo specchio? Si può distruggere?" esordì Raven.
Lui Incrociò le braccia e cominciò a guardarsi intorno.
"Avete poco tempo. Quando la Luna sarà sorta fatevi trovare sul colle del sacrificio, lì c'è un altare, posate lì lo specchio. Una volta fatto dovete fare in modo che la luce della Luna sia contrasta dal suo contrario, il Sole. Lo specchio dovrà assorbire più luce pura possibile dall'altare, che dovete alimentare voi. In questo modo lo specchio annullerà da solo il suo potere d'ombra e lo sostituirà con la luce che impedirà l'invasione delle ombre" spiegò. "Grazie. Ora puoi riportarci indietro?" chiesi.
"Sì, ma prima devo avvertirvi di una cosa. Noah sarà fondamentale per voi. Purtroppo il suo destino è sbagliato. Pesci si è sbagliata, non esiste una neutralità. Lui è l'opposto. È la scelta. Ciò che deciderà lui potrà capovolgere le vostre sorti. Noah è stato la neutralità prima che gli fosse dato qualcosa per cui combattere, impeditegli di prendere la via sbagliata, potrebbe costare a tutti un prezzo troppo alto" disse.
Sia io che Raven rimanemmo senza parole.
Noah era diventato improvvisamente il membro più importante del gruppo. "Salvaci" questo fu il saluto che ci rivolse Sagittario prima che tutto diventasse buio.La prima cosa che vidi fu Raven.
"Stai bene?" mi chiese. Io annuii.
"Siete tornati!" esclamò Harle.
Mi misi a sedere sulla panchina.
"Ti offendi se ti dicessi che odio tuo padre?" chiese. Io risi.
"E adesso? Cosa facciamo con Noah?" chiese. "Teniamo il discorso in sospeso finché tutto non sarà finito. C'è il rischio che sapere il suo destino possa influenzarlo" dissi. Lei annuì.
Forse non era la scelta più saggia da fare, ma come leader dovevo mantenere la sicurezza del gruppo.
Eppure conoscevo l'egoismo di quella scelta.
Mi alzai dalla panchina e spiegai quello che avremmo dovuto fare per distruggere lo specchio.
"Ma l'arma è rimasta nella stanza sotterranea" obbiettò Angel.
"Torneremo a prenderla e poi agiremo" dissi.
"Credo che avremo bisogno della luce che io riesco ad evocare per distruggerla" borbottò Noah.
"In qualsiasi caso tutto finirà e lo faremo insieme" esclamai.//spazio autrice//
Ma ciao stelline 🌟.
Okey sono stata mooolto assente, ma tra verifiche e interrogazioni non ho trovato uno spazio libero per scrivere.
So che mi giustifico troppo...mi sento una persona orribile. PERDONAAAATEMIII.
Raven ed Helia parlano con Sagittario che, dopo qualche commento antipatico, li aiuta a capire come distruggere lo specchio. Viene svelato il vero destino di Noah che si rivela fondamentale per il gruppo ma, nonostante questo, Helia decide non rivelarglielo subito per paura di influenzarlo.
Se il capitolo vi è piaciuto commentate o votate.
Ciao, ciao stelline. 🔥🌟👑
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L'Accademia delle stelle: Le Ombre
Fantasi//IN REVISIONE// Nella vita di Helia tutto sembra monotono e triste. I suoi soliti inverni passati nel centro di recupero bambini e ragazzi orfani e le sue solite estati passate da una famiglia all'altra senza mai essere adottato. Eppure quei suoi...