Il buio e la confusione

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C'è chi ha paura di essere abbandonato e di rimanere solo, chi della morte, chi del buio e di tutto ciò che nasconde, dei ragni, oppure di essere felici.
Io in questo momento ho paura della paura. Mi è entrata nelle viscere, scorre insieme al mio sangue, e trova posto in ogni angolo della mia mente pronta ad uccidere qualsiasi altra particella rimasta intatta.

Ho freddo, molto freddo. Apro gli occhi lentamente ed ancora confusa cerco di capire dove mi trovo e soprattutto il perchè. Sono seduta su una sedia di legno ed ho sia mani che piedi legati quindi mi è impossibile alzarmi.
Credo di trovarmi in uno scantinato, è molto umido e filtra davvero poca luce, quel che basta per vedere delle sagome in fondo alla stanza.

"Bene bene, ti sei svegliata..." un uomo si rivolge a me parlando in italiano.

Cazzo. In un attimo la mia mente ritorna lucida e capisco tutto.

"Quindi tu saresti la donna che ha rubato il cuore al mio Riccardo?!" una donna, Angela presumo.

Non riesco a vederli con chiarezza ma sono sicura al cento per cento che si tratti di lei e di suo padre.

"Cosa volete da me?" cerco di usare un tono di voce fermo ma fallisco miseramente, ho una paura tremenda.

"Ah-ah! Davvero ce lo stai chiedendo? Allora... Ti racconto una storia bellissima... La figlia di uno degli uomini più ricchi al mondo per sua disgrazia si è invaghita di colui che stava per sposare mia figlia e che ha osato abbandonarla all'altare. Quale modo più eccitante per vendicarsi se non rapendoti?" esclama l'uomo per poi continuare, "I tuoi amici al bar si sono subito accorti della tua sparizione, quindi non ci vorrà molto per far arrivare la notizia a quel pezzente di Riccardo che correrà subito per salvare la sua innamorata. Ma quello che più ci interessa ed incuriosisce, sarà sapere come reagiranno i tuoi genitori..."

"Non nominare i miei genitori!!!" la paura si mischia alla rabbia e tira fuori un lato del mio carattere a me sconosciuto fino a questo momento.

"Zitta!" urla Angela colpendomi la faccia con un oggetto duro e freddo, sembrerebbe quasi un piccolo bastone.

Sento un dolore atroce sullo zigomo ed un odore di ferro entrarmi nelle narici: sangue.
Lacrime amare iniziano a bagnarmi il viso e le immagini davanti a me diventano ancora più sfocate, ho le mani legate quindi non posso strofinarmi gli occhi per poter vedere meglio.
Cerco in tutti i modi di rimanere sveglia e lucida, devo impedire al dolore di impadronirsi anche della mia mente se no sono fottuta.

"Mmh, mmh... Quanto saranno disposti a sborsare i coniugi Cortès per la loro unica figlia? Qualche milione?" riprende a parlare quell'uomo. Vorrei strappargli la lingua e farlo stare zitto.

Mi agito sulla sedia, senza combinare nulla. Loro mi guardano e ridono, come se stessero fissando una cavia che cerca di cambiare invano il proprio destino.

La porta della stanza si apre all'improvviso ed entrano tre uomini con una valigetta in mano; l'appoggiano su un tavolo e la aprono.

"Bene, grazie ragazzi, con questa roba dovremmo farla calmare, per evitare qualsiasi scocciatura. E' troppo agitata."

Di cosa stanno parlando? Vorrei urlare ma so che non mi sentirebbe nessuno. Sono in trappola e non so se ne uscirò viva da questa situazione.
Il padre di Angela si avvicina, tiene in mano una siringa con del liquido giallo all'interno.
Cerco di divincolarmi, di sciogliere le corde che mi tengono bloccata ma questo mio atteggiamento sembra proprio che lo irriti ancora di più.
Mi solleva il braccio e sprofonda l'ago nella mia pelle.
Un bruciore intenso si propaga nel mio corpo e nelle mie vene.

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