Cap 12

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Dopo quella sera, io e Adam non ci parliamo quasi più. Lui è sommerso di compiti da correggere, e io di verifiche.

Nel frattempo ho informato mio padre del pranzo con la mamma di Adam, e anche lui non è molto convinto della riuscita di quell'incontro.

Non dubito che Adam mi possa difendere, in un eventuale discussione con sua madre, ma ho paura che lei possa farlo sentire in colpa, o che possa spingerlo a lasciarmi.

Grazie a Dio, tra una settimana iniziano le vacanze di Natale, e avrò un paio di problemi in meno di cui occuparmi.

<< Sei pronta per questa ennesima verifica? Oggi cosa ci tocca?>> mi chiede Kari, mentre entriamo in classe.

<< Lettere>> rispondo io, mezza in coma.

***

Dopo due ore di verifica, ci tocca un' ora di Educazione fisica, e poi due ore di diritto.

<< Okay ragazzi, oggi facciamo una partita di pallavolo, e poi potete andare a casa>>

<< Come a casa?>> chiede Austin, al mio posto.

<< Il professor Campbell è dovuto tornare a casa d'urgenza>>

Per il resto della lezione, non faccio altro che pensare a cosa sia successo, e mi metto a contare i minuti che mancano alla fine della lezione. Non riuscendo a mettere a segno neanche un punto, e ricevendo pallonate in faccia.

Quando, finalmente, suona l'ora, scatto in spogliatoio a prendere il telefono, per mandargli un messaggio.

A: Adam

" Amore, quando sei libero chiamami. Un bacio"

Aspetto 10 minuti e ancora nessuna risposta, così mi avvio verso casa per studiare.

Senza accorgermene si fanno le 20.00, e mi preparo per andare a Danza, ma decido di lasciare il telefono a casa, per evitare di mandargli altri messaggi.

Al mio ritorno mi faccio una doccia veloce, preparo la cartella e guardo il telefono.

Da: Adam

" E' tutto ok"

A: Adam

" Okay... Buonanotte"

Non sono arrabbiata per la misera risposta, o che mi abbia risposto dopo un'eternità. Avrà avuto un'emergenza.

***

La mattina dopo, mi vesto in fretta e furia per raggiungere la scuola. Devo parlare con Adam per capire cosa gli sia successo.

<< Ehi... dove pensi di andare così presto? >> mi chiede Jamie.

<< A scuola. Dove dovrei andare?>>

<< Dy... sono le 6.30 del mattino, e noi abbiamo lezione alle 8.15. Non pensi che sia un po' presto?!>> mi chiede, con una punta di sarcasmo nella voce.

<< Senti... devo parlare con Adam, ieri gli ho mandato un messaggio, per sapere se era successo qualcosa di grave, e non mi ha risposto fino alle 22.00, con una risposta misera. >>

<< Mi sembra strano... forse era solo stanco>>

<<  Infatti non me la sono prese... sono solo curiosa>> gli spiego con calma, << ora vado, ci vediamo in classe>>

Nel tragitto da casa a scuola, penso a quello che vorrei dirgli. E' sembrato anche me troppo strano che Adam se ne sia andato così, senza avvisare nessuno.

Ad essere sinceri, stiamo insieme da poco tempo, e per quanto mi scocci dirlo, non basta per conoscere una persona fino in fondo.

Davanti a scuola sento l'agitazione salire, così faccio un grosso respiro e mi dirigo nell'aula professori.

<< Signorina Torres, cosa ci fa qui così presto? >> mi chiede l'insegnante di Francese

<< Devo parlare con il professor Campbell, per un progetto extrascolastico, che mi ha tenuta sveglia tutta notte>>

<< Capisco, lo trovi nella tua classe>>

<< Merci>> rispondo, correndo in classe.

Lo trovo con la testa immersa nei fogli, completamente fuori dal mondo.

<< Professore, posse entrare?>> chiedo, bussando sulla porta aperta.

<< Dylan! Cosa ci fai qui?>> mi risponde lui, dopo aver capito di non essere più solo. Non mi sfugge neanche il suo sguardo spaventato, come di un bambino che si è fatto beccare con le mani nel vaso dei biscotti, prima di cena.

<< Volevo parlarti... è un problema?>> gli chiedo, alzando un sopracciglio.

<< Nono, perché dovrebbe essere un problema? >> mi risponde, palesemente nervoso.

<< Che cosa mi stai nascondendo?>> comincio, sedendomi su un banco davanti alla cattedra; << Te ne sei andato all'improvviso, quindi ti ho mandato un messaggio per vedere se andava tutto bene... è la tua risposta che mi ha insospettito. Quindi te lo richiedo... Cosa mi stai nascondendo?>>

<< Niente...>> risponde lui, abbassando gli occhi.

Credo che sia inutile continuare ad andare avanti, così prendo la borsa mi dirigo verso la porta.

<< Non sta succedendo nulla... se con nulla intendi che manca una settimana alle vacanze di Natale, e mia madre è già arrivata. Questo significa non vederti per quasi 10 giorni, non avere un attimo per noi, perché lei sarà sempre lì. O magari con nulla intendi che sono pieni di lavoro, e non ho il tempo di scrivere alla mia ragazza, che mi manca così tanto. Qui non posso neanche sfiorarti la guancia, figuriamoci baciarti fino a farmi mancare il fiato. Ma più di tutto, odio doverti dire che non possiamo fare nulla per cambiare le cose, ora come ora, perché è così, e non so cosa fare>>

Durante il discorso, si è alzato, mi ha preso per mano e mi ci siamo seduti uno vicino all'altra.

<< Sapevi fin dall'inizio, come lo sapevo io, che non sarebbe stato semplice avere una storia. Ora non dico che non devi essere arrabbiata, ma dammi la possibilità di migliorare le cose>>

<<Adam, io non sono arrabbiata, volevo solo sapere cosa ti stava succedendo, per capire come aiutarti...per quanto riguarda il lavoro, non provare neanche a sentirti in colpa. E' il tuo lavoro! In più neanche io ho molto tempo libero, con tutte le verifiche che mi hanno fissato. Per quanto riguarda tua madre, forse sei un po' prevenuto, deve per forza volerti bene.>> gli rispondo, prendendogli le mani e avvicinandolo sempre di più a me.

<< Amore... lei mi vuole bene... solo che...>>> comincia lui, avvicinando il suo viso al mio, << solo che ora ti devo baciare, perché sto impazzendo>>

Quando le sue labbra toccano le mie mi dimentico dove sono, porto le mie braccia al suo collo, mentre lui mi mette sulle sue gambe. All'inizio è solo uno sfiorarsi di labbra, ma man mano diventa sempre più profondo. Sento il suo cuore battere fortissimo, e il mio non è da meno.

A spezzare l'incantesimo è la campanella delle 7.50, che ci annuncia l'inizio delle lezioni.

Mentre lui apre la porta e si sistema i capelli, ( dovrei smettere di toccarglieli, quando ci baciamo), io sistemo la cartella sul mio banco per aspettare Karina.

<< Oh, professore? Non è ancora finita>> gli dico, un attimo primo che la classe cominci a riempirsi.

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