13

677 30 3
                                    

Sono passati due giorni ed io non ho concluso niente. Mi alzo di malavoglia, spegnendo la sveglia e controllando fuori dalla finestra. Sta per piovere. Il tempo collima esattamente con il mio umore. Bevo il caffe in silenzio, senza guardare la televisione, concentrandomi soltanto sulle mie emozioni. Non ho ancora trovato Alejandro Cabello e Jason non mi ha dato alcuna notizia riguardo l'uomo. Mi sento completamente inutile, nonostante io abbia già ucciso dei malfattori. Per non parlare di Louis Carrol che non si fa trovare. Mi alzo dal divano, andando a riporre la tazza vuota nel lavello, poi mi concedo una doccia veloce, ripensando al mio lavoro e al fatto di dover lavorare al nulla più totale. Non posso dire nulla a nessuno, devo tenere tutto per me.

Esco di casa con la sigaretta tra le labbra, poi arrivo alla mia auto e salgo, mettendo in moto e pensando al modo ideale per affrontare quell'ennesima giornata di lavoro.

Arrivo alla centrale e vedo che mancano ancora le auto di Mike e Jack ma c'è quella di Jennifer. Salgo in ascensore e arrivo al mio piano, andando poi alle macchinette e prendendo una bottiglia di acqua. Noto Jennifer seduta su una delle sedie e vado verso di lei.

<< Ciao>> la saluto.

Lei sorride e mi fa cenno di andare a sedermi vicino a lei. Faccio quello che mi ha detto, sedendomi sulla sedia accanto alla sua.

<< Come va il caso dei ragazzi morti di overdose?>> le chiedo, perché è lei che ci sta lavorando.

<< Non ho trovato niente. Ma ho parlato con dei ragazzi. Mi hanno detto che hanno avuto della droga da un ragazzo biondo, soltanto questo. Sono tornata sul posto per prelevarli affinché mi fornissero un identikit ma non li ho più trovati. Sono ad un vicolo cieco>> dice seria.

Ma certo, sta parlando di Angel Cabello, può essere soltanto lui.

Grazie a Dio quei ragazzi sono spariti, altrimenti avremo un volto e non lo posso permettere. Prima di andare al mio studio le dico che non ho trovato niente riguardo gli omicidi delle modelle e lei è molto dispiaciuta per me.

Non abbiamo altro da dirci, così lei torna alla sua scrivania ed io al mio studio.

Trovo Michael intanto a lavorare e non mi saluta neppure, ma non importa.

Lavorare ad un caso in cui non si hanno prove è davvero difficile. Cerco di cavare un ragno dal buco ma non mi esce nulla e per tutto il tempo sono costretta a lavorare ai vecchi casi, senza trovare nulla. Michael è sempre più amareggiato, perché anche lui non riesce a trovare nulla.

Unito al caso delle modelle c'è anche quello del signor Cabello, che non si fa trovare.

Mi chiedo che cosa abbia pensato Jennifer nell'interrogare quei ragazzi, che fortunatamente se ne sono andati altrimenti avremo un ritratto di Angel.

Ho un po' di timore ma Jennifer sembra non aver trovato nulla, a parte qualche testimonianza.

Quando esco dalla centrale decido di andare a comprare un po' di cellophane da mettere in macchina per qualsiasi evenienza, in caso in cui incontrassi Alejandro.

Poi torno a casa e mangio qualcosa, dedicandomi a me stessa.

Decido all'ultimo di andare al locale quando non ricevo alcuna mail da parte di Jason.

Mi preparo e metto nella borsa gli indumenti che mi possono servire per rapire Alejandro.

Non so perché ma ho la netta sensazione che lo troverò.

Quando arrivo al locale mi guardo intorno nella stanza gremita e vado lentamente al bancone del bar sedendomi su uno degli sgabelli e ordinando la solita birra. Il barista me la porta con un sorriso, il solito, ed io gli sorrido di rimando, guardandomi intorno.

The serial killer Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora