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Sono nella mia stanza, dopo che Susan mi ha accompagnata, mi ha lasciata da sola.

Sono persa nei miei pensieri a chiedermi perchè ora? Cos'ho fatto? Cosa farà ora lui? Devo scappare di nuovo?

No non posso farlo, qua mi trovo bene finalmente ho la famiglia che ho sempre desiderato, non posso.

E qualcosa mi dice, che nemmeno lui me lo lascerà fare stavolta.

Sono così confusa, non so cosa mi aspetta ora, ma sono anche consapevole che la sua presenza non mi è indifferente.

Mi prendo la testa tra le mani e inizio a piangere.

Inizio a piangere perchè non so che fare, non voglio fare quello che volevano i miei genitori, ma mi sto rendendo conto che forse questo mio accanimento verso loro mi sta portando a rinunciare a qualcosa; qualcosa che forse è più bello di quanto credevo.

Alzo la testa e guardo verso il cielo, la luna risplende in tutto il suo splendore, illumina la notte con la sua maestosità "Cosa devo fare?" Sussurro a quella marde che fino ad ora non avevo mai considerato tale.

Un ululato squarcia il cielo. Brividi. È lui.

Mi avvicino alla finestra e lo vedo. È nella sua forma animale. Imponente come sempre e sta guardando la luna con quello che credo sia amore.

Il suo pelo scuro come la notte viene spostato dal vento.

Noto che sta per spostare lo sguardo verso la mia finestra così velocemente mi sposto.

E se mi avesse visto?

Mi passo una mano sul viso e decido di coricarmi.

Dicono che la notte porta consiglio, chi l'ha detto non era sicuramente una donna. La notte porta confusione, dolori, cela in se tutto quello che durante il giorno non lasciamo uscire.

Con questo pensiero mi addormento, sognando due occhi diversi.

La luce mi arriva sugli occhi facendomi fare una smorfia.

È già giorno, chissà cosa mi aspetterà oggi? Andrò ancora dai cuccioli? Susan verrà ancora a prendermi? Odio che la sua presenza mi faccia dubitare di quello che negli ultimi mesi per me era diventata una routine.

Mi alzo con la luna storta e mi avvicino all'armadio prendendo l'intimo.

Apro la porta del bagno in camera e mi faccio una doccia veloce per andare in sala a fare colazione dato che è abbastanza tardi.

Esco e mi asciugo velocemente i capelli legandoli poi in una coda.

Incosciamente idosso la sua felpa e un paio di leggins neri con delle scarpe da ginnastica e scendo.

Due guardie appena mi vedono mi sorridono "buongiorno" dico cordiale e, dopo avermi risposto, mi aprono la porta della sala.

Davanti a me ci sono i soliti tavolini con la solita gente, se non fosse per il fatto che, al centro, a capotavola c'è lui che ora ha gli occhi puntati su di me.

Distolgo lo sguardo puntandolo sulla figura seduta vicino a lui che gli tocca il braccio.

Aggrotto le soppracciglia. E lei chi è?
La gatta morta in questione mi sorride con  sfida.

Alzo il soppraciglio e mimo con la bocca "Te lo puoi tenere" la vedo spalancare la bocca e poi mi volto raggiungendo il mio gruppo.

Tutti mi salutano calorosi e io cerco di dimenticare la scena a cui ho assistito poco fa anche se è difficile.

DafinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora