Capitolo 18.

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Il sentiero.


Hermione amava l'attimo prima che precedeva il risveglio.
Amava bearsi di quel tenero sentore di risposo che finiva per intorpidirle i muscoli, le piaceva addirittura sentire la sensazione della sua bocca ancora impastata di sonno.
Adorava quando si ritrovava a stare su un letto, avvolta magari da una pesante trapunta rossa, protetta dai suoi numerosi e morbidi cuscini di stoffa.
Apprezzava tantissimo quando riusciva ad ottenere nelle prime luci dell'alba un silenzio delizievole, il quale permetteva alla Grifona, un piccolo spazio da dedicare a sé stessa.

Ma purtroppo per lei, il suo risveglio quella mattina, fu estremamente diverso da ciò che era abituata a provare.
Per le restanti ore di buio, non aveva fatto altro che rigirarsi nella sua brandina in modo smanioso, senza darsi mai pace.
Quella notte, era stata vittima dei suoi continui turbamenti e di una grave forma di oppressione.
Credeva che la sua stanchezza, a quel punto, sarebbe stata in grado di acquistare un tono imperante, tanto da farla per lo meno riposare quel minimo che le bastava per recuperare le forze.

Ma purtroppo non fu così.

Riuscire a riposarsi si trasformò ben presto in un'azione quasi impossibile.

Dal tessuto della tenda, ormai, traspariva una tenue luce, mista di tanti colori.
Il rosa, insieme ad un'accesa sfumatura d'arancio era predominante e il blu notte ormai si era dissolto.
L'alba era in procinto di spuntare e non ci fu constatazione più bella per gli occhi vigili se pur stanchi di Hermione.

Nonostante le pochissime ore di sonno, lentamente piegò il busto in avanti, ritrovandosi seduta su quella scomoda brandina di legno.

Un po' disorientata si mise a osservare l'interno della tenda.
Una fioca luce proveniva da una lanterna situata per terra vicino al suo giaciglio.
Vedere quella piccola fiammella danzare, l'ammaliò per qualche secondo.
Ma subito ritrasse lo sguardo e intenta a localizzare il suo compagno d'avventura, prese a spostare la sua visuale in modo frenetico da una parte all'altra dell'intero ambiente.

I suoi occhi terribilmente pesanti,  trovarono quasi subito pace quando si soffermarono sulla figura distesa di Draco, il quale era situato al lato destro di Hermione, in una brandina distante qualche metro, con il volto rivolto dalla parte della tenda.

Inutile dirvi quante capriole fece il suo cuore quando lo inquadrò.

Quasi istintivamente portò le ginocchia, ancora coperte dalla misera copertina di lana, verso il petto e con le braccia le avvolse, nascondendo metà viso su di esse, continuando inoltre a osservare la figura di Draco.

Era di spalle, l'unica cosa visibile per lei erano i suoi capelli biondi e un braccio goffamente tenuto sopra la sua nuca.
Non c'era molto da ammirare, ma questo a lei non importava, nutriva dentro di sé il bisogno martellante di guardarlo.

"Chissà se sta dormendo."

Arrivò a pensare con una marcata tristezza che le abbuiò l'intero volto.

Le dispiaceva.

Che effimera egoista.

Il pensiero negato di vedere per una volta lo sguardo sereno di Draco, il quale magari si dilettava a fare sogni tranquilli, la rese delusa.

Chiuse gli occhi e in un attimo l'immagine delle loro labbra unite, si proiettò nella sua mente, tanto da costringerla a stringersi le braccia,  per cercare di reprimere quel pensiero.

Lentamente riaprì gli occhi, si soffermò nuovamente sulla figura di Draco, come per volersi accertare della sua reale presenza.

Rimase ferma ad osservarlo, per un tempo che le sembrò infinito.

Redemptio || DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora