Capitolo 7.

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La decisione.

La mente di Hermione, quel primo pomeriggio, le precluse la possibilità di osservare qualsiasi cosa non fosse diversa dal soffitto.
Forse erano passate ore, da quando aveva cominciato a fissarlo.
Ne sapeva ormai descrivere ogni sfumatura di colore e contare ciascun lieve sgarro riportato nel legno ormai rovinato, di certo, avrebbe avuto bisogno di una bella verniciata, quel giorno, però, quello non era stato il suo primo pensiero.

Il sentirsi indifesa, stremata e notevolmente sofferente, l'aveva costretta a rimanere a letto.
Per tutta la mattinata, per via del silenzio tombale che vi era nella casa, non aveva fatto altro che pensare a quel sogno, irreale e reale al tempo stesso.
Bellatrix era morta, Molly le aveva fatto esalare il suo ultimo respiro, eppure questa verità, andava in netto contrasto con la crudeltà e l'atrocità di quell'incubo, il quale l'aveva di gran lunga spaventata.

"È morta."

Continuava a ripetersi questo, sfidando ogni tentativo del suo cervello di convertire quella verità.

Non riuscendo però a trovare quella pacatezza di cui aveva bisogno, si strinse il piumone al petto, in un gesto di protezione; ma quando lo fece, notò una parte del corpo non del tutto coperta.

Che ingordo scherzo del destino.

Da molto ormai non faceva neanche più caso a quella ferita sul braccio, ma per qualche motivo quel giorno, proprio quel giorno, si ritrovò a guardare quel suo marchio, impresso sulla sua pelle con assoluta apprensione.

Lei era una mezzosangue, questo lo sapeva bene anche da sola, non c'era giorno ad Hogwarts che qualcuno non glielo ricordasse, malgrado ciò, sapeva bene di valere, tanto quanto molti altri maghi purosangue.
Quelle cicatrici però, erano divenute la sua disgrazia, un ricordo costante di ciò che lei era per gli altri.

Prese a guardarsi quel suo marchio scrupolosamente, fin quando una lacrima cadde dai suoi occhi, non fece fatica a scendere, nonostante Hermione non avesse sbattuto le palpebre.

Esiste la gente malvagia e la zia di Malfoy lo era, probabilmente era stata la peggiore di tutto lo schieramento nemico capeggiato da Voldemort e ciò, le diede ancora più insicurezza riguardo l'incubo, sapeva che quel mostro non avrebbe avuto problemi ad uccidere le persone che avevano donato la vita alla Grifona.

I suoi genitori.

Dopo quel sogno per Hermione diventarono l'ossessione.

"E se fosse una premonizione? Cosa dovrei fare?"

Non riusciva a capacitarne la natura di quel sogno, forse era suggestione, ma qualcosa in lei la spinse a nutrire il bisogno di proteggerli, era istinto e le stava letteralmente corrodendo l'anima.

"Hanno bisogno di me e io di loro."

Si rigirò, ammirando di nuovo le ragnatele che ricoprivano il soffitto, chiuse gli occhi e in un sospiro fece uscire questa volta la voce dalle sue labbra rosee:
- Ho bisogno di Malfoy. -

Hermione sapeva che questa volta allontanarli non sarebbe stato efficace, in fondo non sapeva neanche da cosa li avrebbe dovuti proteggere, ma sapeva che se c'era un modo per supervisionarli, quello era riportarli a ricordarsi della loro unica figlia.

Ed ora eccole lì, parole che non avrebbe mai voluto sentire, parole che non avrebbe mai voluto pronunciare, chiedere aiuto a Malfoy, per Hermione, equivaleva l'inizio di una barzelletta, una di quelle tristi alle quali pochi ridono, però, non fece a meno di chiedersi se questa frottola si sarebbe servita di un lieto finale, oppure di uno infausto.

Redemptio || DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora