Capitolo 3.

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I pensieri della Grifona.


Dare tutto per scontato è sbagliato, le certezze della vita inevitabilmente tendono a mutare, a volte, diventano nulle, poiché, in balia di tutte quelle mutazioni degenerative appartenenti  alla nostra esistenza, presentano avere l'abitudine o di consolidarsi, o di arrestarsi.

Hermione Jean Granger non era solita a scappare, non era nella sua natura, ma quel giorno fu costretta a farlo, in quanto una delle poche certezze della sua vita, lentamente, in una giornata fredda d'inverno cominciò a vacillare.

Di certo, Hermione non avrebbe mai pensato di ritrovarsi in pieno inverno, a correre in mezzo ad una radura, con il fiato corto e i muscoli del corpo indolenziti, eppure, in quel momento, non vi era una sola ragione che la spingesse a fermarsi.

L'unico suo pensiero in quel momento, era quello di scappare e di allontanarsi, dal posto che fino a qualche minuto fa aveva la tendenza di chiamare casa.

Da lontano ormai pareva essere un cumulo di pietra, quella costruzione così contorta, la quale sembrava pronta a crollare da un momento all'altro, vederla in lontananza le procurava un certo effetto e non poté fare a meno di pensare che forse si reggeva in piedi per merito di un qualche incantesimo.
L'ambiente all'interno, così come le persone che ci abitavano erano magiche.

La signora Weasley, infatti da madre premurosa qual'era, era riuscita, nonostante tutto, a rendere la vita di Hermione magica, per certi versi, forse anche più di prima.
La tana, ormai era divenuta la sua nuova casa e le persone che l'abitavano furono ben felici di accettare Hermione all'interno della loro dimora.

Un'altra persona, insieme a lei si era stabilita lì in modo fisso e quello era Harry Potter.
Il giovane aveva ereditato, dopo la guerra, il maniero dei Black, l'aveva ereditato dal suo padrino, ma Harry non aveva neanche preso in considerazione l'idea di andare a vivere da solo, in mezzo a tutto quel lusso, quindi fu ben felice di trasferirsi a casa Weasley, in compagnia dei suoi due migliori amici e della sua ragazza.

La guerra aveva cambiato tutto e adesso tutti e tre venivano considerati i salvatori del mondo magico.
Hermione a stento ci credeva, se non altro, era riuscita a dimostrare il suo valore, nonostante la sua discendenza.
La sua vita parve essere perfetta, aveva la fama, la gloria, l'amore.
Ma il suo cuore chiedeva ancora una cosa: il ritorno dei suoi genitori.

Hermione li amava, li rispettava e aspirava a difenderli, a proteggerli da quel mondo che mai pienamente avrebbero potuto capire e come gli stessi genitori l'avevano più volte difesa dalle sue paure, così fece Hermione.

Quel gesto, finita la guerra però divenne una tortura, le era bastato un attimo, un unico colpo fluido e ben assestato di bacchetta, era riuscito a rovinarle la vita, ne aveva rovinate ben tre.
La certezza di rivedere il sorriso splendente della madre e gli occhi profondi del padre, era morta, dilaniata, come carne tranciata.

Ogni notte, Hermione veniva soffocata da un irrefrenabile debolezza naturale, la luna era una di quei pochi testimoni che prendevano parte a quei momenti e impotente assisteva a tragici attimi che quasi mai permettevano alla Grifona di bearsi di un sonno tranquillo.
Ma per fortuna, accanto a lei, in quelle notti, vi era un normale ragazzo dai capelli rossi, con una pancetta un po accentuata e delle braccia per niente muscolose, in grado di calmarla, che con amorevole dolcezza, riusciva a darle forza, asciugandole quelle lacrime che prepotentemente scendevano a getto dai suoi occhi.

Redemptio || DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora