Capitolo 10.

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Mnemone Radford


Quel tocco così poco abituale tra di loro era rimasto fermo, immobile per qualche secondo.
Le loro mani si erano semplicemente rifiutate di abbandonare quell'insolita sensazione di calore e si erano ritrovate quindi ad essere in contatto, per del tempo non del tutto necessario.
Stringersi la mano, dovrebbe essere un gesto veloce, meccanico, freddo e disinvolto.
Ma le loro vere sensazioni andarono ben aldilà di tutto ciò.

Illogico sarebbe pensare che gran parte di quel calore provenisse da Draco.

Illogico sarebbe non pensarlo.

Da una parte vi era Hermione, la quale nutriva dentro di sé la voglia di studiarlo, di captarne ogni possibile emozione o espressione.

Dall'altra parte vi era Draco, cresciuto ed educato con la sola certezza di un mondo fondato dall'esistenza di razze umane superiori, le quali da sempre avevano il malsano compito di sovrastare quelle inferiori.
La consapevolezza di non aver provato fastidio nel toccarla, lo destabilizzò tanto da costringerlo a interrogarsi sulla vera natura delle parole del padre.
Aveva sempre avuto una forte influenza su Draco e stando alle sue parole, il biondo nel toccarla avrebbe dovuto provare una sensazione che oscillava tra due punti distinti, ma al contempo stesso vicini: ribrezzo e dolore.
Eppure Draco, in quel momento, sentì tutte le emozioni del mondo tranne il ribrezzo, per non parlare di neanche un accenno di dolore.

Le basi della sua vita erano fondate su falsità e ogni giorno aveva sempre una nuova conferma.

Malfoy, ormai assorto nei suoi pensieri, senza mai distogliere lo sguardo da lei, la liberò, interrompendo quell'enigmatico contatto.

- Allora, Granger, da dove vuoi cominciare? - chiese, servendosi di un'espressione alquanto rilassata e sopratutto, diversa da ciò che Hermione era abituata a vedere.

- I miei genitori. - rispose, con occhi intrisi di tristezza, velati però, da una profonda speranza.

Draco si guardò in torno, puntò l'indice verso la poltrona situata all'interno della stanza.
- Siediti lì. - disse con disinvoltura.

Hermione acconsentì subito a quella sua richiesta, a passo misurato raggiunse la poltrona e si sedette, incrociando le braccia sul suo petto.
Nel frattempo Draco, andò a recuperare un vecchio sgabello posizionato dietro la porta del bagno.
Si misero rispettivamente ai lati del piccolo mobiletto dove vi era la sveglia.

Il biondo si tirò su le maniche in modo sbrigativo, si diede una leggera scompigliata ai capelli e mise i gomiti appoggiati a quello scomodo tavolino di legno.
Solo allora parlò:
- Te la farò breve, conosci Mnemone Radford? -.

Hermione, forse un po' imbarazzata, scosse il capo in modo titubante, ma comunque in modo da far intendere la sua non conoscenza su quella persona.

- Dov'è finita la "Granger-so-tutto-io"? - domandò ironicamente Draco, marcando la sua ironia con un suo tipico alzamento di sopracciglia.

Hermione scocciata dalla sua attitudine nel deriderla, gli concesse quella banale vittoria, che accompagnò però, con uno sguardo truce, che solo in presenza del biondo, si prestava ad utilizzare di più.
- Oh Malfoy, che bravo, sai qualcosa in più di me, adesso parla. -

Il suo essere scocciata, fece inarcare ancora di più lo splendido ghigno di Draco.

1 a 0 per la serpe.

- Devi sapere, Granger, - la guardò di sottecchi - che Mnemone Radford, non è altro che l'inventrice dell'oblivion. -

Gli occhi di Hermione a quella sua affermazione, cominciarono a brillare e attentamente iniziò a seguire per filo e per segno ogni cosa detta dal biondo.

Redemptio || DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora