~Capitolo 16~

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Jane.

Io ero nata così.

Ero mostro ma con le sembianze da umana.

Questo perché mia madre era umana e mio padre mostro.

Durante la guerra, loro morirono e verso i mostri, salì un odio sugli umani per averli rinchiusi nel sottosuolo.
E tra quelli, anche io.
Per questo mi odiavo.

Ma credevo comunque di poter avere degli amici, come quelli che avevo perso in battaglia.
Quanto mi sbagliavo.
Tutti, non fecero che evitarmi per il mio aspetto.
Mi insultavano e criticavano alle spalle.
"Perché non sei morta nella guerra?".
Era questa la frase che sentivo più spesso.

Così, un giorno, decisi di farla finita e mi suicidai.
Nel frattempo, la mia anima aveva accumulato odio verso tutti quelli che mi insultavano e la parte nera era quasi arrivata a ricoprire quella bianca.
Ero morta.
Ma poi, un giorno, ricevetti uno strano segnale.

Una bambina era caduta nel sottosuolo.
Ma non era una bambina come le altre.
La sua anima era rossa.
Determinazione.
Questa parola mi risuonava in testa.
Ne avevo sentito parlare e scoprii che per vivere in un mondo del genere, bisognava avere un po' di determinazione, quella che io non avevo.

"Voglio tornare in vita" dicevo.
"Voglio tornare in vita ed ucciderli tutti. Tutti i mostri".
Ero arrivata ad odiare la mia stessa razza.
Per un momento, questo desiderio si trasformò in determinazione e riuscii a tornare in vita.
Avevo poco tempo però e presi il controllo su un mostro.
Il dottor W.D Gaster.
Sarà lui a portarmi alla determinazione.

Sotto il mio controllo, Gaster costruì una macchina per cancellare la memoria e la usai su Chara, l'umana determinata, per facilitare il mio scopo.
Dopo averlo fatto però, non ho mai potuto rubarle l'anima e molte volte Gaster su ribellava ed io ero costretta a farlo svenire.
Ma guarda un po'.
Ora ho davanti sua sorella.
Perché non usarla?

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