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- Posso usare il tuo cellulare per avvertire i miei genitori? -

All'udire questa domanda rimasi a dir poco spiazzata.

Non so perché a dirla tutta, infondo ormai era evidente che Carrie non fosse davvero un fantasma, no?
Eppure rimasi comunque sorpresa nel sentirle porgermi quella domanda.

- Se vuoi puoi usare il telefono fisso. - Intervenne mia madre osservandomi perplessa, forse sorpresa da quel mio attimo di esitazione. - A te non è rimasto molto credito, vero Midori? -

- Eh? - Mormorai in un primo momento, quindi, tornando finalmente con i piedi per terra, mi affrettai a scuotere il capo. - Ah no, non c'è nessun problema, fai pure. - Quindi porsi a Carrie il mio cellulare.

Lei esitò un istante prima di digitare il numero, mi chiesi se non stesse facendo un po' di fatica nel ricordarlo.

Ad ogni modo alla fine fece partire la telefonata, quindi si alzò da tavola mormorando uno "scusate" e uscì dalla sala da pranzo, aspettando in corridoio che qualcuno rispondesse.

Ci vollero dieci squilli esatti prima che il padre di Carrie accettasse la chiamata.

- Ciao papà... Sì, scusa se non ti ho chiamato prima, ho dimenticato il cellulare a casa... Lo so, lo so... Si chiama Midori, l'ho conosciuta a scuola... Sì, d'accordo. Allora a dopo, ciao! -

Poi tornò in cucina e mi ridiede il telefono, dicendo che sarebbe dovuta tornare a casa per le sei o sette di sera al massimo, quindi si risedette a tavola e iniziò a mangiare.

Prima di fare lo stesso, io accesi il cellulare, andando nel registro delle telefonate.
Il numero di casa Hinchinghooke era lì.

- Allora... -

Iniziò mia madre sedendosi a sua volta.
Io sospirai leggermente: quando diceva "allora..." il più delle volte si presupponeva l'inizio di una lunga, anzi lunghissima conversazione...
A pensarci bene forse ho preso da lei la mia passione per gli interrogatori.

- Io sono Mamoshi Ritsu, ma puoi chiamarmi anche solo Ritsu. - Si presentò mia madre sorridendo e portandosi distrattamente una ciocca dei lisci capelli corvini dietro l'orecchio, per poi porgerle la mano. - Tu come ti chiami? -

- Carrie. - Rispose lei allungando con fare leggermente esitante la mano e ricambiando il sorriso. - Carrie Hinchinghooke. -

Fu allora che vidi per la prima volta lo sguardo mia madre, solitamente forte, allegro e sicuro di sè, vacillare.
Strabuzzò gli occhi e la sua mano si ritirò leggermente, le labbra leggermente dischiuse, quasi sul punto di lasciarsi sfuggire un qualche grido o verso di sorpresa.

- C-Carrie Hin... Hinchinghooke? -

Mormorò con un filo di voce.

- Sì, Carrie Hinchinghooke. -

Ripetè lei inclinando leggermente il capo verso destra e osservando mia madre perplessa, come me d'altronde.

Quindi, dopo gli otto secondi più lunghi di tutta la mia vita, mia madre fece l'unica cosa che non mi sarei mai aspettata: scoppiò a ridere.

Ma non si trattava di quella risata fragorosa e contagiosa che quale ero abituata a sentirle fare quando era allegra, nè di quella nervosa che solitamente tirava fuori quando la sua vicina (sua acerrima nemica dai tempi delle elementari) la salutava dall'altra parte della recinsione.
Semplicemente rise. Una risata vuota, nata con l'unico scopo di esistere, senza alcuna gioia o traccia di divertimento.

- Scusate. -

Mormorò a quel punto prima di alzarsi e uscire dalla cucina.

- Cosa... Cosa ho fatto di male? -

Ghost Rule //Yuri//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora