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- Potete spiegarmi questa faccenda del "Midori Midori" e "Carrie Carrie"? -

- È una storia un po' lunga, ma se vuoi... -

- E poi che significa che ho avuto un amnesia? Significa che mi conoscevate già? -

- Beh, vedi... -

- E Carrie? Dalla faccia che hai fatto prima mi è sembrato che tu conoscessi bene anche lei. -

- Se mi lasciassi... -

- E poi... -

- MA VUOI CHIUDERE IL BECCO!? -

Sbottò Kioshi facendomi trasalire.

- Non vedevo l'ora che lo dicessi. -

Commentò Takumi, ancora schiacciato contro il terreno dall'amico.

- Ma... -

- Shh! - Mi interruppe nuovamente lui chiudendo gli occhi e portandosi l'indice davanti al viso. - Silenzio sbirro o usufruirò del mio diritto di rimanere in silenzio. - Quindi con un gesto secco ruotò l'indice, facendo in modo che indicasse il terreno. - Sit down please. -

Rimasi a guardarlo, osservandolo perplessa: non potevo mica sedermi lì in mezzo al fango! Poi chi l'avrebbe sentita mia madre quando si fosse trovata davanti la mia divisa tutta sporca da lavare?

- Sit. Down. Please. -

Ripetè però Kioshi, scandendo parola per parola, come se stesse parlando con un bambino piccolo particolarmente ottuso.
Qualcosa mi disse che quel "please", più che un "per favore" fosse un "poggia le tue regali chiappette su quella merda o ti taglio le gambe".

- Non lo contraddire, è l'unica frase in inglese che conosce. -

Mi consigliò Takumi, il quale, sempre disteso a pancia in giù in mezzo al fango, era riuscito in qualche modo a tirare fuori il suo cellulare dalla tasca dei pantaloni e stava quindi in quel momento con le braccia distese in avanti e il telefonino tra le mani. Come se giocare a "South Park Phone Destroyer" mentre il suo amico era ancora seduto addosso a lui fosse la cosa più normale del mondo.

Io decisi di seguire il consiglio e così, facendo attenzione a trovare un punto dove ci fosse più erba che terra, mi sedetti a gambe incrociate in mezzo al cortile.

- Bene. - Commentò Kioshi annuendo soddisfatto. - Ora possiamo iniziare con... -

Non fece in tempo a finire la frase, però, che udimmo la voce di Carrie alle nostre spalle.

- Allora io vado, torno tra mezz'ora, ok? -

- D'accordo, ciao Carrie. -

Salutarono i due.

Io invece non dissi nulla, per il semplice motivo che nel vederla, o meglio, nel vedere il suo abbigliamento ero rimasta a dir poco senza parole.
Infatti ora, al posto della sua divisa scolastica color panna, indossava una vecchia salopette grigia, tutta sporca e sbrindellata; al posto delle sue belle ballerine ai piedi aveva due stivali neri con le suole completamente infangate; sul capo, oltre ad aver raccolto i capelli in una lunga coda, aveva messo un capello di cotone color verde militare, di quelli che a volte si possono vedere in testa ai pescatori; in fine, come ciliegina sulla torta, nella mano destra teneva un secchio di metallo e nella sinistra una grande canna da pesca rossa, dall'aria piuttosto vecchia, ma comunque non così tanto da non poter più essere utilizzata.

- Ma cosa... -

Mormorai strabuzzando gli occhi, mentre Carrie, dopo averci salutato per un'ultima volta, correva via, probabilmente diretta verso il lago.

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