4

248 42 18
                                    

I passi felpati.
Il respiro trattenuto.
Il cuore che batteva a mille.
Una goccia di sudore che solcava lentamente la fronte.

Ora che ci ripenso, visti da uno spettatore esterno dobbiamo essere sembrati davvero molto buffi.
Tutti e cinque che camminavamo in punta di piedi, uno dietro l'altro, facendoci segno a vicenda di rimanere in silenzio.

Io ero in testa alla fila, seguita da Chiyoko, poi Junko, Hideki e in fine Keiji, il quale in realtà non stava facendo poi chissà quanta attenzione a non fare rumore, più che altro credo che avesse deciso di seguirci giusto per non doversi rimettere subito a lavorare.

- È quella? -

Mi sussurrò Chiyoko facendo cenno con il capo alla porta che stava alla nostra destra.

- Quella dopo. -

Le risposi io deglutendo leggermente.

Essendo ottobre inoltrato, il tramonto ci sarebbe stato intorno alle quattro e mezza. Potevamo infatti già vedere la luce del sole, attraverso le finestre sulle quali si affacciava il lungo corridoio, iniziare pian piano ad affievolirsi.

E alla fine arrivammo a destinazione.

Il cartellino con su scritto 1.25 era malconcio e leggermente scolorito, mentre la porta, che oggi era chiusa, aveva su di sè graffi, ammaccature e scritte varie, come a testimonianza del fatto che ormai nessuno se ne preoccupasse più.

Essendo io la prima della fila, venni automaticamente designata come "leader", ruolo del quale sinceramente avrei volentieri fatto a meno.

E così, con quattro paia di sguardi puntati contro, avvicinai la mano alla maniglia.

A dirla tutta quando il pomeriggio prima avevo pensato di tornare lì anche il giorno seguente non avevo provato la minima paura al riguardo.
In fondo si trattava semplicemente di spiare una ragazza. La cosa peggiore che sarebbe potuta succedere sarebbe stata che lei mi scoprisse e che di conseguenza io fossi costretta a dirle tutto.
In quel momento, però, senza neanche sapere bene il perché, mi ritrovai preda di una forte agitazione, quasi che quella degli altri quattro mi avesse contagiata.

Non avevo ancora posato la punta delle dita sulla maniglia, però, che udimmo un forte rumore provenire dall'interno dell'aula.
Era uno stridio, come se qualcuno stesse trascinando un banco o una sedia.

Ci congelammo tutti all'istante e per quasi un minuto intero nessuno di noi fiatò o fece alcun tipo di movimento, lo sguardo puntato sulla porta dell'aula 1.25.

Magari si trattava semplicemente di un professore.
Ma tutti i professori uscivano sempre alle quattro in punto, era molto raro che uno di loro rimanesse dopo la fine delle lezioni...
Allora forse erano i membri di un club.
Ma gli unici club in tutta la scuola ad avere attività il giovedì erano il club di pallavolo e quello di atletica leggera e loro, per ovvi motivi direi, stavano sempre in palestra o in cortile, non avrebbero proprio avuto motivo di trovarsi lì.

Ma ad ogni modo, lo stridio continuò, unito al suono di passi e deboli tonfi.
Ovviamente sapevamo tutti che la paura che stavamo provando in quel momento era illogica e a dir poco ridicola, ma comunque, forse un po' per il fatto che Junko aveva sottolineato più volte il fatto che la nostra fosse una "caccia al fantasma" o forse perché ormai il sole era in procinto di tramontare, non potemmo farci nulla e per diverso tempo rimanemmo fermi, come congelati, in attesa che qualcuno facesse qualcosa.

Alla fine fu proprio Junko a prendere l'iniziativa.

Tutto d'un tratto la ragazza battè un piede per terra, facendoci sussultare.
Quindi alzò gli occhi al cielo per poi portarsi una ciocca di capelli violacei dietro l'orecchio ed esclamare in tono a dir poco esasperato:

Ghost Rule //Yuri//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora