VII

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«Lauren!»

La ragazza dai capelli corvini sta tentando di tagliare del formaggio per fare dei sandwiches, ce la sta mettendo davvero tutta, ma Camila non pare curarsene, troppo ipnotizzata e ammaliata dalla magia delle goccioline di pioggia che si infrangono contro il vetro in strisce talvolta dritte, talvolta oblique. Ha bisogno di coinvolgere Lauren, e allora richiama la sia attenzione non appena la pioggia aumenta la sua intensità, oppure un nuovo soffio di vento si alza sulla strada, trascinando una nuova coltre di nubi nere nel cielo.

«Sì, Camila?» chiede Lauren, voltandosi e sospirando.

«Piove, guarda!»

«Lo so, non fa altro da quasi una settimana» la ragazza fa spallucce.

Il viso di Camila assume un cipiglio, e lei si volta verso l'altra, chiedendosi perché non condivida il suo stesso entusiasmo. Si conoscono da poco, ma la bruna già rivendica un sorriso dalle sue labbra, in fondo la vede ridere di rado, se non mai.
Scende dal marmetto della finestra e si avvicina ai fornelli dove la ragazza sta provando a preparare un pranzo decente per entrambe, osservandola mentre impila del formaggio con il prosciutto e cerca di trasformare il tutto in un pasto presentabile e commestibile.

«Credo di dovermi cercare un lavoro» commenta, la sua mente è inciampata su quel ragionamento chissà come, forse con un elaborato percorso attraverso il sandwich, cucinare, lavorare in un ristorante-

«Potrei lavorare in un locale, un bar qui vicino» suggerisce.

Lauren si volta verso di lei, togliendosi una ciocca di capelli sfuggita dalla coda con il dorso della mano.
«Non ci sono bar "qui vicino". È periferia, Fiocchetto, mi sembra difficile trovarti un impiego decente»

«Ma non voglio che tu mi mantenga come fossi una bambina che hai adottato» protesta.

«Non hai molte opzioni, a parte le vie illegali, oppure puoi pulire i gabinetti della stazione, e non credo ti si addica»

«Tu hai il lavoro, con Jack. Come l'hai avuto?» domanda, a bruciapelo, e il coltello quasi sfugge dalle mani di Lauren, che però si ricompone subito.

«Me l'ha procurato Kyle»

«Kyle?»

Lauren sospira, posando il panino nel tostapane.
«Un ragazzo che conosco» risponde, dandole l'impressione che quelle quattro parole le siano costate tutto il fiato che aveva nei polmoni.

Camila lascia che la conversazione muoia lì, in fondo non vede il motivo di intrattenerne una, dal momento che i sandwiches sono pronti.
Sul lavoro rifletterà ancora, anche se le parole di Lauren l'hanno scoraggiata leggermente.

Come ogni settimana, arriva il venerdì, e Camila rimane sola.
In realtà credeva si sarebbe trattato solo di un paio d'ore serali, e invece no. Una mattina, si sveglia e il letto, quasi ogni sera occupato dalla ragazza dai capelli corvini, è vuoto.
Si mette a sedere, fuori continua a piovere. A Nashville piove sempre, almeno una volta a settimana, non appena settembre giunge alle porte. E continua poi fino a maggio, almeno, con frequenti ritorni perfino nel pieno dell'estate.

Non è cambiato poi molto nel corso di questi trent'anni, riflette, e volge lo sguardo al dado posato sul comodino.
Alzarsi, in sé, non è difficile, ma il dolore pungente alla base del collo le complica ogni movimento. Avrebbe davvero dovuto chiedere a Lauren di tirar fuori un'altra coperta ieri sera.
Negli ultimi giorni sta facendo freddo davvero.

Va in cucina, beve soltanto una tazzina del caffè che trova già pronto. Lauren l'ha sicuramente preparato per farglielo avere caldo, ma i contrattempi non sono stati clementi, e la bruna si è svegliata più tardi del previsto. Come contributo a ciò, probabilmente Lauren ha sottovalutato la temperatura.

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