XVII

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«Benvenuta nella magia» le dice, tenendo la porta aperta in modo che possa entrare prima di lei.

Sa che è ironica, in fondo non si tratta altro che di una saletta dalla capienza di massimo venti persone, volendo esagerare, in cui in tutto entrano tre tavoli da biliardo e un jukebox attaccato alla parete opposta alla porta.

Ma Camila rimane ugualmente affascinata, e corre verso uno dei tavoli, subito afferrando una stecca per osservarla da ogni angolazione, come una bambina curiosa alla scoperta.

Lauren tira fuori una moneta dalla tasca della giacca.
«È strano, l'ho trovata qui dentro poco fa» dice, e la infila nel jukebox, che fino ad allora stava suonando una vecchia canzone lenta.

«Ravviviamo un po' l'atmosfera, che ne dite?» si rivolge poi ai restanti presenti che, per tutta risposta alzano la loro bottiglia di birra.
A quel punto, la ragazza digita un numero e, subito dopo un attimo, cominciano a sentirsi le prime note di Rock the Casbah dei The Clash, che la fanno subito scuotere da un lato all'altro, agitando la chioma e arricciando il naso, divertita.

Poi la ragazza va al bar e ordina due birre, e si fa strada verso Camila, offrendogliene una. La bruna ne prende subito un sorso, reggendosi con una mano alla stecca da biliardo, nel frattempo.
D'altronde, stanotte si festeggia, e tutto è concesso.

Lauren fa una giravolta e, ridendo, ruba la stecca a Camila per poi posizionare le palline sul tavolo.
Nel frattempo, il giradischi continua con la raccolta di brani dei The Clash, e stavolta tocca a Should I stay or should I go.

La osserva piegarsi sul tavolo, rapita dai suoi fianchi sinuosi e dal suo fondoschiena leggermente alzato mentre tira il primo colpo, con un rapido e deciso movimento.
Camila non sa se è l'alcol, o se stasera si sente generosa con i complimenti, ma pensa che Lauren sia senza dubbio fin troppo attraente, al punto da farle asciugare le labbra.

Ne mette in buca due a righe, Camila non è sorpresa che sia brava pure in questo.
Lei si volta, raggiante, e le porge la stecca, mentre canta qualcosa come "so come on and let me know, should I stay or should I go" e si accompagna con una chitarra immaginata creata dalle proprie dita.

«Non so come mettermi...» ammette Camila, senza smettere di tenere il ritmo con la suola della scarpa.

«Allora perché sei voluta venire qui?» chiede Lauren, perplessa, e intanto si avvicina a lei.

«Perché speravo me l'avresti insegnato» fa spallucce, e quella sospira, annuendo consapevole.

Quindi la conduce di fronte al tavolo e si mette dietro di lei, le braccia intorno ai suoi fianchi.
«Afferrala con presa salda» sussurra al suo orecchio, ma le mani della bruna tremano mentre si stringono attorno alla stecca. Lauren pare notarlo, e posa un palmo sulle sue nocche.

«Adesso, piegati» continua, e le poggia una mano sulla schiena per far sì che segua le sue istruzioni, il proprio corpo interamente premuto contro il suo mentre lei si flette in avanti.
«Chiudi un occhio e prendi la mira sulla pallina che vuoi colpire»

«Detto così sembra facile» risponde Camila, la voce ridotta ad un mormorio tremante per la prossimità delle labbra carnose di Lauren al proprio orecchio.

«Lo è» sorride lei, uno sbuffo di fiato che le arriva dritto sul collo, e poi spinge la stecca per effettuare il tiro insieme a lei, che però fallisce.

«Almeno ci ho provato» borbotta Camila, leggermente confusa quando Lauren si stacca da lei per prendere la birra che aveva posato sul bordo del tavolo da gioco.

«Sei stata fantastica al casinò... Non mi aspettavo tutto quell'amore per il rischio, da parte tua, Fiocchetto» osserva, dopo aver bevuto un lungo sorso della bevanda, che sgocciola leggermente sul collo della bottiglia.

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