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Nella quiete ovattata della ristretta camera da letto, una ragazza dagli occhi cristallini come le acque più limpide dell'oceano è seduta a cavalcioni su un corpo dormiente, i cui capelli coprono parzialmente il volto, sparsi anche sul cuscino.

Lauren se ne sta comoda, quasi il suo intero peso sul basso ventre di Camila, la quale continua a riposare indisturbata. Intanto, l'altra si piega su di lei, le sfiora il naso e gli zigomi con la punta delle dita, si arrotola le sue ciocche ondulate attorno alle falangi e poi le lascia scivolare in boccoli scomposti.

Traccia tutto il profilo del suo collo con i propri polpastrelli, scostando la coperta dove sembra essere imposto un limite.

Camila comincia a ridestarsi dal sonno solo quando un brivido di freddo sveglia i suoi sensi, e la ragazza allunga velocemente una mano alla cieca, alla ricerca di una soluzione.
Lauren è veloce ad afferrarla ed intrecciarla alla propria, lasciandola dapprima confusa.

Quando apre gli occhi, il volto della ragazza dai capelli corvini è solo ad una decina di centimetri dal proprio.

«Cosa stavi facendo?» domanda subito, colta alla sprovvista da quella prospettiva. In quello stesso istante, avverte il tepore del suo corpo sul proprio bacino e arrossisce.

«Mi piace il tuo viso» risponde semplicemente l'altra, facendo spallucce come fosse roba da niente.

«Io, uhm, non penso che-

Ma non le da il tempo di concludere il concetto che è già balzata giù dal letto, la cascata di capelli corvini selvaggia lungo la sua schiena che, inaspettatamente, Camila ha l'opportunità di vedere proprio in quell'istante, poiché Lauren si sfila la maglietta, gettandola per terra con poca cura. La bruna è attenta ad ogni mossa - non ha neanche realizzato di essere in apnea da almeno una ventina di secondi - gli occhi imbevuti da una curiosità quasi morbosa di sapere cosa avrebbe fatto dopo, quanta altra pelle le avrebbe lasciato guardare con una dedizione tale da poter essere definita quasi avidità.

«Ti va di uscire?» domanda, dopo essersi rivestita davanti allo sguardo di Camila spettatrice inconsapevole, che si limita semplicemente ad annuire, impotente.

La bruna si alza dal letto e aspetta che l'altra abbia finito di usare il bagno prima di procedere anche lei con la sua routine di igiene mattutina.

«Dove andiamo?» chiede la ragazza, quando sono già fuori dal palazzo. Non ha avuto bisogno di dare una conferma a Lauren, si è limitata a seguirla, e lei adesso fa spallucce, come al suo solito.

«Dovunque vuoi, questa città non è poi così grande» risponde, ma si ferma prima ancora di uscire dal vialetto, improvvisamente.

«Possiamo andare fuori Nashville, se ti va. Possiamo partire e andare dove vuoi» le dice, e Camila la guarda confusa.

«Dove voglio...» si ripete, quel pensiero l'aveva tormentata per tutta la notte e il giorno, fino a dieci ore prima.
Adesso, era la stessa persona da cui voleva fuggire a proporle il piano.

Lauren si ferma davanti a lei, gli occhi illuminati da una luce intensa che Camila pensava non avrebbe mai avuto il privilegio di vedere.
Attende, paziente, che la ragazza le dia una risposta e intanto ondeggia da un lato all'altro, sulla suola delle scarpe.

«Come?» ribatte allora la bruna, facendole aggrottare la fronte.

«Con la mia moto possiamo andare dappertutto» la informa prontamente, e Camila vede che il suo entusiasmo cresce esponenzialmente col passare dei secondi, come se aspettasse quel momento da una vita.

Camila è perplessa, non sa come sia venuto fuori il discorso, né da dove derivi il suo desiderio inaspettato di voler partire con lei, ma certamente non può dimenticare come la accarezzava su quel letto, il corpo morbido abbandonato sul suo quasi con prepotenza, e quegli occhi glaciali che non lasciavano mai il suo volto.

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