XX

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Di solito per colmare il vuoto la prima cosa che si fa è parlare, parlare così tanto da farlo trasbordare di suoni e rumori. Non necessariamente parole sensate, non è quello l'importante. L'unica cosa che conta è rimpinzare quel vano con ogni mezzo opposto e possibile.

È il sistema che sceglie di intraprendere Camila, dopo che scendono dal Gateway Arch, le menti ancora offuscate da quello che stava per succedere ma non è stato, vuoi per fermezza di una o per mancanza di coraggio dell'altra.

Passeggiano per le strade vivaci di St. Luis, brulicanti di cittadini indaffarati che si immettono o escono dagli immensi palazzi degli uffici - è sorprendente come il progresso abbia preso piede sin da subito, in città come questa; un mondo completamente diverso se paragonato a non più di cinquanta chilometri prima, dove Bloomington sfigura con il suo migliaio scarso di abitanti e le quattro casupole costruite a gruppetti modesti - e Camila non ha chiuso la bocca sin da quando sono scese dal monumento, a tal punto da credere di aver esaurito ogni goccia di saliva.

Commenta i parchi che incontrano, le case, le strade, le persone, perfino quel cucciolo di cane che un uomo anziano sta portando a passeggio e che, con una prepotenza tipica della specie, si è fermato davanti ad un palo della luce per annusarlo con insistenza - Camila ha addirittura rallentato il passo per soffermarsi su quella scena perché "guarda il suo pelo arruffato, non avrà neanche due anni, com'è tenero!", e altre, infiniti spunti che sembrano risaltare solo al suo sguardo, il quale forse, al momento, troverebbe interessante perfino una gomma da masticare spiaccicata sul marciapiedi.

È la paura di cadere nel tranello del silenzio, del vuoto, che la spinge ad agire così.
In letteratura, al suo tempo, lo hanno definito "orror vacui". Precisamente, nell'epoca Barocca, una delle preferite di Camila dal punto di vista poetico e artistico. Ha sempre amato le sculture classiche e i dipinti del tardo settecento, ma vi è qualcosa nello sfarzo del Barocco, in tutte quelle ridondanze (sia di parole, quanto di monumenti) che ti lascia allibito. È come se non avessi abbastanza occhi per vedere tutto e cogliere ogni sfumatura di quella grandiosità.

Ecco, la poesia barocca non aveva centro o scopo. Era come se i poeti corressero in tondo sfuggendo ad un tema centrale e imboccando vie contorte come labirinti pur di non raggiungere alcuna meta. È il redaggio di un'epoca di crisi, e forse è questo che la rende affascinante: una poetica per evadere dal timore del nulla, dovuto alla proibizione di poter parlare apertamente di tematiche consistenti poiché sottoposti ad un eterno e scrupoloso controllo delle autorità.

Per questo, in un certo senso, Camila si sente più vicina ad un Marino - la letteratura italiana è sempre stata per la bruna una grande passione, che ha coltivato negli anni indipendentemente dai limiti imposti dai propri programmi scolastici - che con i suoi quarantamila versi è stato capace di creare il poema più lungo della storia della letteratura, senza neanche stabilire una vera trama, piuttosto che a qualunque persona appartenente al proprio tempo, almeno in quel momento.

Lauren, dal canto suo, passeggia con le mani in tasca come nulla fosse e, al ritorno, non riflette nemmeno, infilandosi nel posto di guida d'istinto, nonostante avrebbe dovuto lasciare guidare Camila, che però non batte ciglio, evitando accuratamente di parlare più del necessario rivolgendosi direttamente a lei per sfuggire da possibile imbarazzo ulteriore.

Ferma la macchina quando sono poco fuori dal centro, forse la confusione l'ha infastidita - queste rimangono solo supposizioni nella testa di Camila, che non si azzarda a chiedere spiegazioni nemmeno in quel caso - e scendono di fronte ad una villetta che, a primo acchito, sembrerebbe abitata.

Tuttavia, Lauren si sporge sul muretto di cinta, il quale è abbastanza basso da permetterle di dare un'occhiata all'interno del giardino della casa.

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