XXIII

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La sua schiena scoperta riflette la luce del tramonto, crea un effetto pittoresco delle curve sinuose dei suoi fianchi e forma un'ombra che accentua la linea armoniosa della sua colonna vertebrale, giù fino al coccige, il punto in cui il lenzuolo comincia a coprirla.

Hanno trascorso ore avvolte l'una all'altra sotto quelle coperte, toccandosi e stringendosi fino allo sfinimento, finché lei non aveva nemmeno avuto più la forza di mormorare la dolce cantilena di
supplichevoli "ancora, ancora" al suo orecchio ulteriormente.

Lauren si sporge verso di lei, facendo passare un braccio sotto il suo addome e posando le labbra sul punto più basso della sua schiena che riesce a raggiungere. Traccia una scia di baci che partono dal basso e si trascinano lungo tutta la spina dorsale, finché non si ferma sulla sua nuca, inalando il suo profumo dolce e stringendola a sé.

Camila mugola nel sonno, affondando ulteriormente il viso nel cuscino e nascondendolo da lei, che però ha la perseveranza di continuare le sue dolci somministrazioni finché non la sveglia, pacatamente.

«Alla buon'ora, poltrona» le mormora scherzosamente all'orecchio, ed è una melodia che le scalda il cuore appena apre gli occhi. Camila sorride in risposta, non può fare nient'altro.

Si volta lentamente verso di lei, stiracchiandosi e cercando di abituare la vista alla luce, mentre Lauren allenta la presa attorno alla sua vita per permetterle il movimento.
«Buongiorno...» sussurra, con voce roca «o forse dovrei dire, buonasera»

«Buonasera, principessa» ribatte Lauren, alzando un sopracciglio e sfoggiando uno dei suoi sorrisi più raggianti, di quelli che le farebbero credere di essersi innamorata di lei, così, su due piedi.

Camila le si avvicina e la zittisce con un bacio, prendendo il suo viso fra le proprie mani; le provoca una sensazione di tepore che si sprigiona in tutto il suo petto, ogni qualvolta le loro labbra si incontrano così castamente.

«Cosa vuoi fare a parte stare a letto?» le domanda, con cura.

«Rimanere con te» risponde Camila, con un tono quasi capriccioso, sa che sta toccando un punto debole per convincerla.

«Ringrazia che sei così carina, altrimenti ti avrei già buttata giù» ridacchia, ed è subito di nuovo su di lei. Le braccia che le costringono i fianchi e la braccano. Si abbassa su di lei, strappandole un bacio fugace, solo il primo di una lunga sequela che Camila si occupa di proseguire.

Non ha mai visto il suo lato vulnerabile, romantico, e per quanto le riguarda possono stabilirsi in quel letto anche per il resto della vita.
Camila si sente come se la sua esistenza fosse stata capovolta e poi fosse tornata al suo posto, in una situazione di equilibrio stabile e pacifico. Nulla le è mai sembrato così giusto, se paragonato a ciò che sta vivendo. È come se avesse appena terminato un puzzle, dopo aver incastrato ogni pezzo nella propria posizione adatta e simmetrica. Nessuno vorrebbe mai rovinare un puzzle dopo così tanto lavoro, quindi dove sta l'utilità nell'affacciarsi nuovamente sul mondo reale?
Lei è finalmente certa di aver trovato il suo posto ideale.

«Guardati... Sei bellissima» le sussurra, guardando dritto nei suoi occhi cristallini e specchiandosi in essi. Sono come distese di galassie e oceani, caldi e accoglienti e al contempo freschi come l'acqua del mare.
«Voglio dipingerti»

«Cosa?» domanda Lauren, facendo una smorfia incredula e ridendo in uno sbuffo.

«Voglio dipingere sul tuo corpo, come se fossi una tela» risponde Camila, ed è il suo sguardo serio e determinato a far desistere Lauren dall'idea che stesse solo scherzando.

«E dove trovi la tempera?»

Per tutta risposta, Camila afferra la cornetta del telefono posato sul comodino, componendo con la rotella di cui è provvisto il numero della reception, e attendendo.
Lauren inclina la testa in un lato, sorridendo divertita quando la bruna alza un dito come a fermarla in anticipo da qualunque intervento.

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