XI

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Viaggiare di notte non era un'esperienza che Camila avrebbe necessariamente inserito fra quelle da compiere prima di lasciare questo mondo, ma seduta lì in quella macchina i cui anni pesano su ogni brusco sussulto del motore e il fumo maleodorante emanato dal tubo di scarico, si rende conto che potrebbe diventare una di quelle avventure che avrebbe raccontato, in futuro.

Non si addormenta nemmeno quando l'orologio sul suo polso segna le tre e mezzo del mattino, il cielo più vicino al crepuscolo che alla notte.

La ragazza alla guida, dal canto suo, non batte ciglio, talmente incorrotta dalla mortalità di qualunque cosa la circondi che la bruna talvolta si trova a credere sia frutto della propria immaginazione.
È complicato da sviluppare, come pensiero, ma è come se il mondo le girasse intorno senza scalfirla e il tempo scorresse senza contaminarla.

Sono elucubrazioni che scaccia via ogni volta, non vuole pensare a Lauren come a qualcosa di irraggiungibile per timore di non poterla neanche sfiorare con lo sguardo, altrimenti.

«Posso accendere la radio?» chiede, irrompendo nel silenzio, e la ragazza annuisce senza staccare lo sguardo dal parabrezza.

Camila si sporge verso la radiolina, e per quanti tentativi le necessitano, è convinta sia andata e ormai irrecuperabile, finché con un disperato e sonoro ronzio non prende vita.
Naturalmente, la parte più tediosa dell'operazione giunge quando prova a sistemarsi su un canale, muovendo la rotella di cui è provvisto l'aggeggio per un periodo che pare infinito, ricevendo sempre la stessa, monotona frequenza disturbata.

Il bagliore di speranza arriva al terzo giro, quando ormai perfino Lauren aveva cominciato a sbuffare, e le note inconfondibili di Light my Fire dei Doors si diffondono nell'abitacolo.
Camila si appoggia soddisfatta al sedile, e ruba un'occhiata alla ragazza accanto a sé, le quali labbra sono curvate in un sorriso che non vuol vedere la luce per pura presunzione.

«Questa canzone ha almeno vent'anni» dice, e Camila sta per correggerla, puntualizzando che ne ha ben cinquanta, ma poi si ricorda dov'è.

«È sempre bene rispolverare un po' di classici» risponde invece e, per la prima volta in un paio d'ore, vede Lauren di nuovo disposta ad annoverare la sua presenza, quando questa comincia a mormorare le parole della canzone, con tono lento e suadente.

Camila la osserva rapita, e si chiede quale sarebbe la sua reazione se ascoltasse la musica del ventunesimo secolo. Dipinge mentalmente, allora, l'immagine di Lauren con gli auricolari alle orecchie, i quali riproducono una qualche canzone oscena di Nicky Minaj o un singolo di Justin Bieber, e deve soffocare una risata.

I due smeraldi sono però subito su di lei, vigili e attenti.
«Se la conosci, perché non canti anche tu?» la provoca, e la bruna alza un sopracciglio.

«Non so le parole esatte» borbotta, e si fa subito rossa sotto il suo sguardo saccente.

«Dunque cos'è che trovi così divertente?» insiste, e Camila scuote la testa.

«Non lo so, a volte penso che io e te siamo piuttosto diverse» confessa, e sa di aver catturato la sua attenzione.
«È come se parlassimo due lingue differenti»

«Pensavo parlassi in inglese...» ironizza, e la bruna le rivolge uno sguardo per nulla colpito.

«Dico solo che a volte mi sembri lontana anni luce, altri invece è diverso...» cerca di spiegare, ma è più difficile adesso che si trova faccia a faccia con la prospettiva di conoscere la verità ma non poterla rivelare.
Perciò si accontenta di tacere e lasciar morire il discorso da sé, nonostante la curiosità intrecciata ad una leggera confusione non abbiano ancora abbandonato il volto di Lauren.

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