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La prima cosa che si dovrebbe udire al mattino è il cinguettio degli uccelli fuori dalla finestra , l'immancabile aroma del caffè appena preparato , una dolce musica che accompagna la mente nel difficile tentativo di mettersi a sedere e aprire definitivamente gli occhi per dare il benvenuto ad un nuovo giorno .
Ci si dovrebbe sentire freschi e rilassati , pronti ad affrontare qualsiasi prova la vita decida di porre dinanzi ai nostri occhi .
Una persona come tante altre attraverserebbe il corridoio , andrebbe in bagno per prepararsi nel migliore di modi , magari con un filo di rossetto rosso per sembrare fiera e sicura di sé,  oppure con una delle tante divise eleganti da lavoro , con una camicia bianca di seta all'interno di una gonna nera e morbida attorno ai fianchi .
Una ragazza come tante altre indosserebbe senza esitare il suo tacco dodici e percorrerebbe le strade di New York con un caffè latte tra le mani , a testa alta , senza batter ciglio .
Questo è esattamente quello che farebbe una ragazza , solo che quella ragazza non sono io . Io non sono più a New York e non sto aprendo gli occhi nella mia vecchia camera , ma in un luogo del tutto nuovo per me .

La luce del sole filtra attraverso le sottili tendine a muro dell'aereo facendomi chiudere le palpebre all'istante . Le ore di volo sono state davvero lunghe , e anche se credo di aver dormito almeno tre ore , le altre sette non sono state tanto facili da digerire , non ho fatto altro che rigirarmi e imprecare sotto voce perché una signora anziana dietro di me non la smetteva di scalciare , poi per fortuna si è addormentata e ho avuto un po di pace .

"Lilou , siamo arrivate " mi informa mia sorella seduta al posto accanto a me .
Mi faccio forza e apro gli occhi, ritrovando ancora l'orribile porta oggetti ricoperto di chewingum usati da chissà quanto tempo .
Faccio una smorfia di disgusto e mi volto verso Grace. Questo è il prezzo da pagare per un volo low cost.
"Dobbiamo essere dalla zia Ruby tra due ore " mi informa ancora una volta lei frugando nella sua borsa.
Alzo gli occhi al cielo . Non so nemmeno perché siamo venute qui , è solo l'ennesimo matrimonio di famiglia , ed io avrei benissimo preferito evitarlo .
Vedere altre donne in lacrime di gioia non è decisamente il mio forte, e poi non ho mai avuto un buon rapporto con mia cugina Dorothy , quindi non vedo perché assistere alla sua unione con l'ennesimo sfigato . Da bambine le tiravo sempre i capelli , non li pettinava mai e ogni volta le mie dita si impigliavano tra i nodi spessi.
"Sai che siamo ancora in tempo per tornare a New York vero ?" Le faccio notare con una punta di speranza nella voce .
Voglio tornare a casa mia . Ho preso un permesso di tre settimane a lavoro per questa farsa. Tre settimane! Mi ci vorrà un miracolo per recuperare tutto.
Subito lei sospira rivolgendomi la sua attenzione .
"Lilou , tel'ho già detto , non voglio problemi " sputa acida puntandomi un dito contro .
Alzo le mani in segno di resa . Non posso dire di non averci almeno provato .

Una volta a terra attraversiamo un lungo corridoio con una terribile puzza di pelle umana accaldata , diplomaticamente parlando , e ritiriamo subito le nostre valigie .
Almeno il servizio qui è efficiente , non posso lamentarmi .
Prendiamo un taxi e ci dirigiamo verso casa della zia.  Avevamo noleggiato un'auto , ma non ce la porteranno prima di domattina , non sapevamo quando saremmo arrivate di preciso , così abbiamo dato una data sicura .
Destinazione ? Holmes Chapel: una cittadina dell'Inghilterra con circa 6000 abitanti , nel Cheshire, non molto lontana da Manchester.
È qui che la zia Ruby si è trasferita dieci anni fa con suo marito e Dorothy .
"Un'incontaminata cittadina nel verde" ci disse prima di partire , e almeno su questo sembra non aver avuto torto, ma per quanto riguarda la "movida" non sono così ottimista .
Devo assolutamente trovare qualcosa da fare , il matrimonio è tra una settimana e per il resto del tempo non faremo altro che stare qui a reggere le coppe taglia 7 di mia zia . Prospettiva non molto gradevole direi...

L'auto rovinata dalla ruggine passa attraverso delle immense praterie curate , ma nessuno qui farebbe ciò che normalmente si farebbe a New York . Lì il prato del parco è costantemente colmo di gente genuflessa tra le foglie a prendere il sole come le lucertole , qui invece l'aria sembra sempre costantemente intensa di pioggia , e presumo che anche la terra lo sia , per non parlare del clima freddo e umido .
Spero per Dorothy che il giorno del suo matrimonio non si metta a piovere .
Guardo fuori dal finestrino e intravedo degli enormi archi dal colore rossiccio , un po ammaccati dal tempo , ma comunque affascinanti e torreggianti nel prato verde .
Continuo a guardare e noto con malinconia che qualcuno ha pensato bene di firmarli , rovinando in questo modo tutto il loro fascino arcaico .
"Harry" c'è scritto, con quella che forse mi sembra di riconoscere sia la tipica sfumatura ottenuta dalle pietre  .
Per un secondo mi chiedo di chi si tratti , ma poi realizzo che forse scriverlo su un pezzo di carta sarebbe stato meglio .
Ci immettiamo nella cittadina e vedo delle case e dei negozi come tanti altri .
Certo , a New York tutto è più vasto , ma un po di piccola accoglienza non guasta mai .

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