Quel sogno orribile la svegliò in preda all’ansia con un nodo in gola che non voleva andare giù.
Sognare il primo incontro con Hansol fu come il boato di uno sparo in mezzo ad un campo di pivieri; quel ricordo portò il caos nella mente di Seul, sollevando una moltitudine di quesiti che da tempo non si poneva più.Una testa bionda era appoggiata mollemente al lato del letto.
Jimin si era addormentato con la guancia posata sul suo braccio, mezzo arrampicato sul letto.
Un sentimento dolce, che poteva ricordare il miele si insinuò nel suo cuore facendo curvare le labbra creando un piccolo sorriso.
Si allungò verso di lui, sdraiandosi con il volto nella sua direzione, sollevò la piccola mano che, titubante, accarezzò leggera i capelli del ragazzo; le sottili dita di Seul lasciarono delle striature dopo ogni passaggio ricordandole i campi di grano che da piccola vide in un quadro del padre.Era il dipinto che amava di più; una grande distesa di grano mossa dal vento, con un grande sole ed un cielo limpido.
Il padre seppe cogliere le miriadi di sfumature che, giocando con il sole, il grano possedeva trasmettendole quella sensazione di libertà che il mondo sembrava negarle.
Se ci pensava più intensamente poteva ricordare come quel sole fittizio riusciva a scaldarle l’anima e come il cielo le fece desiderare di giocare sotto di lui in quell’immensa distesa gialla.
Era tutto così luminoso esattamente come il mondo quando Jimin era con lei.
Seul si chiese se avesse vegliato tutta la notte su di lei perché preoccupato da ciò che successe la sera prima, provando la voglia di lasciargli una scia di baci sul viso.Una luce fioca penetrò da dietro la tenda facendola alzare per ammirare l’alba che si stava affacciando, regalandole uno spettacolo mozzafiato.
Osservando solo quelle luci rosate e quei colori tenui che dipingevano le nuvole e tutto il cielo posandosi sul distretto di Gangnam, Seul si sentiva fresca e rigenerata della linfa vitale che poche ore prima le venne meno. Jimin si era svegliato e in quel momento le era affianco mirando la nuova alba insieme a lei <Ti sei svegliato giusto in tempo> <Ero già sveglio mentre mi passavi le dita fra i capelli> tossicchiò imbarazzata ma non pentita del suo gesto, se ne avesse avuto la possibilità l’avrebbe fatto di nuovo <Perché non mi hai detto niente?> <Perché era una bella sensazione> lo sguardo del ragazzo, che puntava l’orizzonte, era un misto fra serietà e tristezza che fece venire la voglia a Seul di prendere l’album donatole da Yerin per immortalare quel momento su carta, per sempre <Cosa è successo l’altra sera Seul?> <Niente…> Jimin la interruppe voltandosi per fronteggiarla <Dimmi la verità, per favore!> sentiva di poter annegare in quei morbidi lineamenti che, per causa sua, si erano fatti un po’ più austeri.
Sospirò cercando dentro sé qualcosa da dirgli, ma l’immagine di lui dormiente accanto a lei la fece desistere dal raccontargli un’altra menzogna <Non ti racconterò una bugia ma non costringermi a farlo> <Siamo morti di paura. Io non riuscivo neanche a toccarti per il timore di poterti rompere, mi sei sembrata così delicata> <Mi dispiace> <Non puoi dirmi altro?> c’erano tante altre cose che gli avrebbe voluto dire o raccontare ma sapeva che non era quello il momento così tacque rivolgendo di nuovo lo sguardo allo spettacolo che stava volgendo al termine <Tu ed Hansol vi conoscevate già, vero?> quel nome pronunciato dalle labbra di Jimin le sembrava sbagliato ma straordinariamente bello <Sì..> <Perchè?> <Qualche anno fa uscivamo insieme..> non aveva bisogno di voltarsi per sapere del lampo di sorpresa che attraversò gli occhi del ragazzo <Come mai non vi vedete più?> un flashback di quella maledetta notte si affacciò nella sua mente, le sembrava di risentire le sue urla e il pianto che le fece compagnia per tutta la durata di quella nottata, le mani di Hansol che stringevano in una morsa i suoi polsi.Le gambe le cedettero ma, ovviamente, Jimin fu pronto a sorreggerla ed a stringerla a sé <Non parliamone più> Seul annuì e si sedette sul letto appoggiando la testa sulle gambe del ragazzo che guardava ancora assorto il cielo <Hai buttato i cioccolatini perché lui li ha toccati?> <Non sembri così perspicace> finalmente un sorriso fece capolino sulle labbra di lui <Non ti dispiace?> <Certo. Erano i primi che ricevevo in tutta la mia vita ma spiegherò il malinteso a Jungkook> <Jungkook?> <Non è lui che me li ha regalati?> Jimin non rispondeva assorto com’era nei suoi pensieri <Oppa!> per la seconda volta i loro occhi si incontrarono <Sì, potrebbe essere> <Credi che sia arrabbiato con me per questo?> <No, non lo è> rimasero in silenzio per un po’ finchè la voce di lui non domandò <Ti piace il nostro maknae?> <Sì…> “ma non quanto amo te” avrebbe voluto finire con quelle parole ma non poteva farlo <Oppa, sappi che per me sei come un campo di grano imbevuto nei raggi di sole sotto un cielo azzurro> Jimin fece una smorfia <Cosa vuol dire questo?> <Quello che vuole dire> lo sentì ridacchiare <Non ha senso la tua frase> <Ma un giorno lo avrà> sentì un lieve pizzichio sul braccio <Solo perché sei un’artista non vuol dire che devi dire cose strane> Seul si alzò posandosi l’anulare sul labbro inferiore <Ah no?> <No> <Quindi mi stai dicendo che non posso filosofeggiare e pormi domande sui misteri della vita?> il suo tono assunse una sfumatura d’ironia che fece ridere il ragazzo <No, non ti è servito a niente leggere il manuale del perfetto artista sociopatico!> <Ed io che ho imparato a memoria un libro intero di poesie misteriose da usare in momenti puramente casuali> <Solo per ripagare i tuoi sforzi ne sentirò una!> Seul si alzò, sedendosi a gambe incrociate e schiarì la voce <Quando l’acqua si esaurisce, siediti e guarda le nuvole crescenti> Jimin sbuffò e le schioccò le dite sulla fronte <Aigoo, questa ragazzina crede di ingannarmi. Questa è una poesia presa da un drama> <Però esiste sul serio> risero insieme condividendo quell’attimo di gioia che riuscirono a ritagliarsi.
Quel pomeriggio Seul ritornò a casa trovando ad aspettarla le braccia calde della zia e il ghigno felice dello zio <Seu-nie, sono così felice che ti sei fatta un’amica> la ragazza stava soffocando dentro l’abbraccio di Shinhee ma sentire l’amore della donna era una sensazione piacevole che la fece sentire a casa <Ti sei divertita?> <Sì..> si sentì un po’ in colpa per star mentendo a due persone che l’amavano e che si fidavano delle sue parole ma raccontare di quanto le sue visioni erano diventate gravi era fuori questione.
Non voleva farli preoccupare e, egoisticamente, temeva di essere rimandata a Sejong anche se l’idea, per un momento, l’aveva sfiorata.
Per di più dopo quella mattina, il pensiero di lasciare Gangnam non era più da considerare.La sera cenarono tutti e tre insieme raccontandosi ciò che non si poterono dire i due giorni prima <Zio, perché stavi buttando i dolcetti che erano per me?> a Sungdeuk andò un po’ di traverso la birra che lo fece tossicchiare e boccheggiare fin quando la moglie, con qualche pacca sulla schiena, non l’aiutò <Dolcetti?> <Sì!> <Qualcuno ti ha regalato dei dolcetti?> intervenne la zia <Sì zia!> <Non erano niente di così importante tesoro!> <Ma lo zio me li stava buttando!> la donna fulminò con lo sguardo il marito <Buttando? Perché? Chi glieli mandava?> <Nessuno!> <Jungkook!> Seul lanciò la sua ipotesi sperando che lo zio abboccasse all’esca e negasse o confermasse le sue parole <Jungkook? Quel ragazzo è deciso ad averti!> Shinhee le fece l’occhiolino e poi puntò il dito contro il viso di Sungdeuk <È stato Jungkook-ah? Diccelo ora!> l’uomo si alzò dal tavolo e con lo sguardo serio e il medesimo tono disse <Te li mandava Jimin-ah> <Jimin-ah?> urlò la zia sorpresa mentre Seul, invece rimase in silenzio a fissare il pavimento. Quella mattina aveva sostenuto davanti a lui con convinzione che il mandante di quel pensiero fosse Jungkook senza considerare che lui potesse fare qualcosa di altrettanto carino e inaspettato per lei, si era fatta condizionare dai pensieri decisi di Yerin non tenendo in conto che il bigliettino era anonimo.
Si sentì male e in imbarazzo e capì perché lo zio avesse taciuto il nome.
Si era reso conto che due ragazzi dello stesso gruppo avevano attenzioni particolari verso la nipote e il sentimento di protezione sia per la nipote che per i ragazzi era venuto a galla facendogli buttare il biglietto.Mollemente Seul si incamminò verso la sua stanza lasciando i coniugi mormorare fra di loro, arrivata davanti alla porta della sua stanza l'aprì e nel buio vide una figura seduta al centro del suo letto.
Era un’ombra come quelle che vide due giorni prima ma questa aveva le dimensioni di una bambina e la stava fissando.
La sensazione di immobilità la sopraffece nuovamente <Cattiva> sentì dire dall’ombra, e la sua voce sembrava quella di una bimba arrabbiata, le ricordava la propria quando sua madre non faceva qualcosa che le prometteva.Seul si fece coraggio e si chiuse la porta dietro le spalle per poi rivolgersi alla cosa <Perché sarei cattiva?> <Non hai impedito che mi prendesse> <Chi?> la bambina non parlò ma continuò a fissarla con quei suoi punti di luce incastrati sulla chiazza nera in cui avrebbe dovuto trovarsi la faccia <Cattiva> la ragazza fece un respiro profondo e pronunciò quel nome <Hansol?> un urlò le squarciò i timpani facendole chiudere gli occhi e cadere in ginocchio per terra.
STAI LEGGENDO
Shadow's Girl ~Park Jimin~ [Completa]
Фанфик"Se la cattiva sorte ti perseguitasse, riconosceresti l'amore?". È la domanda che Seul si pone ogni mattina prima di alzarsi dal letto senza mai trovare una risposta. L'incontro con l'Idol Group, di cui suo zio è il coreografo, cambierà la sua visi...