Strabuzzando un po' gli occhi riconobbe il suo salotto con le foto appese sulle pareti dei novelli sposi e pieno dei soprammobili che sua zia non aveva il coraggio di buttare ma, in ogni caso, riuscì ad allentare la tensione che ancora il suo corpo si portava dietro.
Quando Seul provò a mettersi seduta facendo leva sule mani, sentì un leggero dolore provenirle dai palmi, se li portò davanti al viso scoprendo che erano solcati da lievi taglietti, più prendeva coscienza del fatto che si fosse fatta male e più i palmi incominciavano a bruciarle <Sei sveglia?> alzò lo sguardo in direzione della voce di Jimin continuandolo a seguire con gli occhi anche mentre con delle bende si sedeva a fianco a lei <Direi di sì..> mormorò lui accennando un lieve sorriso <Spero che non ti sia fatta male o abbia sbattuto da qualche parte...> Seul rispostò lo sguardo sulle sue mani dove, quelle piccole di Jimin, se ne stavano prendendo cura disinfettandole e bendandole con maestria <...non resteranno segni così che tu possa riavere le tue bellissime mani...> qualche volta il ragazzo interrompeva il suo discorso sperando che l'altra gli rispondesse ma tutto quello che sembrava saper fare era stare in silenzio a fissare pensierosa lo stesso punto rendendolo più inquieto <...lo so che brucia un po' ma è solo un effetto momentaneo del disinfettante...> <Come hai fatto ad entrare a casa mia?> fra tutte le domande che credeva gli ponesse, quella fu l'unica che non si aspettò <Eh?> riuscì a scrutare gli occhi di lei, pieni di paura e sgomento, riportandolo a qualche ora prima quando Seul iniziò a vaneggiare.
La ragazza ritrasse le sue mani da quelle di Jimin e continuò ad osservare ogni piccolo mutamento che lo attraversava.Era di nuovo da sola, in una casa, con un ragazzo che la stava aiutando, che la stava proteggendo da sé stessa e questo riusciva a spaventarla come non mai <Come sei entrato a casa mia? Perché sei qui senza che io ti abbia aperto?> il viso di Jimin era sbigottito, come se la sua domanda, del tutto legittima, fosse qualcosa di anomalo <Seul, ricordi cosa è successo?> chiuse gli occhi e cercò di farlo ma vedeva solo buio e sentiva un gran mal di testa come se gliela stessero comprimendo come si farebbe con un'anguria.
Fece ricadere i capelli davanti al volto così da potersi coprire <No...> ammise e subito la mano gentile di Jimin le accarezzò la guancia risucchiando via qualunque tipo di sentimento negativo <Hai detto che un cane ti stava inseguendo volendoti far del male e sei svenuta. Ho frugato nella tua borsa ed ho trovato le chiavi. Pensavo di trovare i tuoi zii a casa ma a quanto pare non ci sono> <È inizio settimana. La zia lavora fino a tardi e lo zio si sarà fermato in sala prove con Jungkook> si liberò dell'aria che aveva trattenuto inavvertitamente nei polmoni e le sembrò che con quel gesto anche l'ultima goccia di tensione evaporò via <Mi dispiace per quello che è successo, e anche per quello che ho detto ora. Non volevo incolparti di niente> <Non preoccuparti> <Sono in debito con te> tentò un fugace sorriso che morì nell'esatto momento in cui Jimin disse <Sdebitati raccontandomi cosa è successo> lo guardò con occhi supplichevoli ma in lui rivide la risoluzione che ebbe davanti alla sua allucinazione <Perché insisti tanto?> <Perché non mi sono mai spaventato così tanto in vita mia! E poi non è la prima volta che succede quando siamo insieme> <Pensi che sia colpa tua?> ammutolì per qualche minuto facendo credere a Seul che la conversazione fosse terminata ma quando la ragazza fece per dire qualcosa lui la incalzò <Penso che non sia colpa mia ma che potrebbe anche esserlo. Solo tu puoi dire qualcosa con certezza> lei, dal canto suo, fece una risatina amara che potesse rimpiazzare la sua risposta <Sbaglio?> <Se c'è qualcuno che non sa dare risposte certe, quella sono io! Non mi ricordavo neanche cosa fosse successo> <Ma adesso lo ricordi mentre io continuo a non saperne niente> <Non voglio parlarne...> <Allora di cosa vuoi parlare?> si alzò in piedi facendo avanti e indietro per tutta la lunghezza della stanza.La voce di Jimin era dura e fredda, Seul avvertiva, dalla vibrazione della sua voce, quanto fosse arrabbiato.
Cercava di tenere esteriormente la calma ma dentro di sé il ragazzo era alterato e questo non le piaceva.
Se una persona convogliava la propria rabbia verso di lei, Seul l'assorbiva nel più totale silenzio, non c'era modo per farla parlare, si chiudeva in se stessa sperando che tutto finisse il più in fretta possibile <Forse è meglio che vada a casa> la ragazza scattò, inconsapevolmente, nella direzione di lui cercando di afferrargli il lembo della maglia, ma le sue gambe non erano ancora pronte a sostenere di nuovo il segreto che si ostinava a voler tenere tutto per lei, così cadde sulle sua ginocchia richiamando l'attenzione di Jimin <Non dovresti alzarti di scatto in questo modo> lo aveva fatto per farlo restare, perché non voleva che lui uscisse da casa sua arrabbiato con lei, aveva paura che quella fosse stata l'ultima volta che le rivolgeva la parola, desiderava essere ascoltata ma non sapeva come chiederlo.
Anelava dirgli tutto questo ma di nuovo il mutismo prese il sopravvento su di lei facendo sospirare il ragazzo.
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Shadow's Girl ~Park Jimin~ [Completa]
Fanfiction"Se la cattiva sorte ti perseguitasse, riconosceresti l'amore?". È la domanda che Seul si pone ogni mattina prima di alzarsi dal letto senza mai trovare una risposta. L'incontro con l'Idol Group, di cui suo zio è il coreografo, cambierà la sua visi...