Quella notte Seul non era riuscita a dormire, la sua mente era troppo occupata ad elaborare ciò che Yerin le disse lo stesso pomeriggio.
Non riusciva a capacitarsi di come Hyolim si fosse talmente accanita con lei da raggiungerla a Gangnam solo per metterla in cattiva luce davanti alle persone con cui faticosamente aveva creato un legame.
Doveva difendersi, combattere ancora una volta per ciò che desiderava con tutta sé stessa anche se tutto questo la stava incominciando a stancare.
Era andata via da Sejong per allontanarsi da una vita che non riusciva a soddisfarla a pieno eppure quella continuava a seguirla rendendola ancora più frustrata.Avvolta nel suo maglione e nei suoi jeans scuri, la ragazza stava camminando verso le BigHit con una lentezza che non le si addiceva.
Si rese conto di essere largamente in anticipo e che probabilmente alle cinque e mezza del mattino non ci sarebbe stato nessuno in sala prove.
Inaspettatamente le porte, però, erano aperte e una luce fioca le accarezzò il volto attirandola verso il luogo da cui proveniva.Seul si scoprì poco sorpresa nel vedere un Jimin intento a provare e riprovare le stesse coreografie, meditando, alle volte, su come perfezionare alcuni passi o renderli più fluidi; continuava a rimanerne rapita da quella canzone, sentendosi sempre più ipnotizzata dalle movenze precise, delicate ma al contempo potenti del ragazzo <Credi che debba perfezionare qualcosa?> la domanda le arrivò umile e sinceramente interessata al suo parere <Credo che tu sia perfetto, oppa> il riflesso di Jimin le rimandò un sorriso sincero che le diede il coraggio di entrare nella sala e sedersi nel solito angolino <Ho sempre la sensazione di non impegnarmi mai abbastanza> <Sono convinta che tu sia il migliore> si sedette vicino a lei scuotendo leggermente la testa in segno di disapprovazione alle sue parole <Il migliore è Jungkook…sotto qualunque punto di vista> Seul si strinse le ginocchia al petto e rimase in silenzio.
Le sarebbe piaciuto posare la testa sulla spalla di Jimin e rassicurarlo come il ragazzo sembrava aver bisogno ma qualcosa dentro di sé le impedì di compiere quel gesto tanto intimo <Jungkook mi ha raccontato del bacio che gli hai dato…> <È successo, ma non di recente> <Seul…è successo due sere fa..> <Oppa, di cosa stai parlando?> i due si guardarono negli occhi e per una ragione ignota alla ragazza, nello sguardo di Jimin c’era una certa incredulità e mal fiducia che riuscirono a smuovere qualcosa di doloroso in lei <Seul…sei sicura di star bene?> <Certo che sto bene, ricordo perfettamente le persone che bacio> <Quindi ricordi anche il nostro…> con la voce fievole e il viso leggermente arrossato, Jimin pronunciò quella frase madida di un sentimento impacciato e caldo ma con la forza di riuscir a far imporporare il volto anche dell’altra <Sì…> un altro silenzio timido li aveva investiti.Nell’aria si sentiva un imbarazzante nervosismo che fece afferrare la bottiglia d’acqua al ragazzo e bere un po’ d’acqua fredda credendo di riuscire a dissipare, almeno un poco, quell’imbarazzo che sostava sotto pelle <Non so se le mie parole possano valere qualcosa ma…credo proprio che tu mi piaccia> una forza sconosciuta la stava attirando verso Jimin, verso le labbra di lui che parevano sempre morbide e piene di promesse <Immagino di star interrompendo un bellissimo momento> la voce di Hansol disintegrò quell’atmosfera frizzantina e tenue che li aveva ricoperti e attratti l’uno all’altra <Se cerchi tua sorella non è qua> il tono di Jimin era educato ma le sue parole tradivano una certa scortesia che traspariva anche nel suo sguardo <Quello che stavo cercando l’ho trovato. Non si può dire lo stesso di te> <Hansol oppa!> i termini duri con cui il ragazzo si era rivolto a Jimin fecero scattare in piedi Seul facendo assumere al proprio corpo un atteggiamento di rimprovero <Non starai dicendo di sapere ciò che cerco, vero? Non sarebbe un po’ troppo arrogante da parte tua?!> <Stai cercando la verità. Sono ancora arrogante ai tuoi occhi, Jimin-ssi?> tutte e due i ragazzi tacquero mentre Seul riusciva a seguire quella conversazione a fatica <Seul, vieni fuori. Dobbiamo parlare> il suo tono di voce non ammetteva una riposta negativa.
Hansol si voltò con la sicurezza che la ragazza lo seguisse, quel ragazzo aveva sempre posseduto quel tipo di sicurezza.
Prima di uscire dalla sala prove, Seul si voltò un’ultima volta a guardare Jimin che fissava il pavimento con cipiglio pensieroso ed ebbe la certezza che le congetture di Hansol, in realtà, erano più che veritiere.Hansol le sembrava infastidito e a stento riusciva a trattenere la rabbia <Perché sei di cattivo umore?> si osò a chiedergli <Sono di cattivo umore perché Hyolim si è presentata a casa mia insieme a mia sorella mentre tu vai a baciare qualunque ragazzo di bell’aspetto> <Non bacio qualunque ragazzo…> <Seul, li stai prendendo i farmici?> la domanda con cui la interruppe la rese subito mansueta <Non so di cosa tu stia parlando…> <Sì che lo sai. Hyolim mi ha detto tutto> sentire di nuovo quel nome le fece nascere dentro un moto di cattiveria <E da quando ascolti quello che Hyolim ha da dire?> <Da quando quello che dice riguarda te e soprattutto me> nel loro sguardo, fisso l’uno sull’altra, c’era un chiaro guizzo di sfida <A quanto pare, ultimamente Hyolim ha un sacco di cose da dire. Cosa ha detto a te?> la sua voce era diffidente e tagliante come la lama fredda e sottile di un pugnale intarsiato con le più belle e preziose gemme <La vera domanda è: cosa hai detto tu?> <La verità!> <Quale verità? La verità di chi, esattamente?> <La mia> <Dilla, ora> alcuni passanti si erano fermati un attimo per osservare la strana coppia di ragazzi che si urlavano addosso a vicenda senza mostrare, l’uno nei confronti dell’altra, il rispetto che nella loro cultura doveva essere radicato <Stai in silenzio perché non hai nessuna verità…> in quel momento Seul prese un respiro profondo e a denti stretti impedì all’altro di continuare <Tu mi hai stuprata> Hansol sgranò gli occhi e ogni maschera di sbruffoneria e altezzosità cadde lasciando scoperto il suo vero volto sotto shock e spaventato, quello di un comune ragazzo dell’età di 22 anni.
Le parole rimasero sospese nell’aria, furono così potenti da far sembrare che stessero ancora rimbombando da qualche parte lì vicino; Hansol non riusciva a capire se l’eco fosse reale o era solo la sua mente che non si capacitava ad immagazzinare le accuse che Seul gli stesse smuovendo <Seul…cosa stai dicendo?> <Non lo ripeterò di nuovo> <È da cinque anni che non prendi le medicine?> <Non sono affari tuoi> gli diede le spalle ma Hansol l’agguantò per il polso e la fece voltare portando i loro visi abbastanza vicini da sentire l’uno i respiri dell’altra <Per tutto questo tempo la tua mente ha distorto in questo modo quello che di fondamentale c’è stato tra noi? L’unica cosa realmente importante della mia vita?> strattonò un poco ma l’unica cosa che riuscì ad ottenere fu la presa di lui ancora più salda sul suo polso <Io non ho distorto niente> <Sì che lo hai fatto. Quella sera c’era stata una festa e sei rimasta a dormire a casa mia; tu hai iniziato a provocarmi, mi dissi che ne eri sicura e che lo volevi con tutta te stessa ed io ero talmente assuefatto da te da non capire assolutamente più niente> <Quello che dici non è vero…tua sorella mi ha detto che in un momento di non lucidità le hai rivelato di esserti spinto al limite con me> un ghigno amaro comparve sul volto bello di lui <Mi avevi già abbandonato e io ti cercavo come un pazzo! Ora capisco perché non mi volevi ma adesso che abbiamo chiarito la faccenda smettiamola di farci del male> Seul riuscì a spingerlo via e cadde in ginocchio in lacrime <Non è vero quello dici! Tu mi hai fatto del male> <Seul, calmati!> la ragazza si coprì le orecchie con le mani cercando di lasciare il mondo al di fuori.
La testa le stava scoppiando e dentro di sé sentì rompersi qualcosa in mille pezzi, era capace solo a sentire il rumore tamburellante del suo cuore e i suoi stessi singhiozzi mentre percepiva le lacrime scenderle lungo le guance.
Non aveva bisogno dei farmici, lei non aveva niente che non andasse, era solo una ragazza dalla fantasia spiccata che doveva continuare a lottare per il suo futuro, doveva continuare a lottare contro tutte quelle persone che desideravano farle del male.
Portò gli occhi al cielo ed una serie di ombre la stavano guardando; parevano tante persone impiccate che dondolavano macabramente su un cielo di un cupo azzurro.
Le sentiva bisbigliare tra loro, la stavano giudicando, sicuramente stavano complottando contro di lei.
Strinse più forte le mani sull’orecchie e strizzò con più forza gli occhi.Non aveva bisogno di aiuto.
Era solo fantasia.
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Shadow's Girl ~Park Jimin~ [Completa]
Fanfic"Se la cattiva sorte ti perseguitasse, riconosceresti l'amore?". È la domanda che Seul si pone ogni mattina prima di alzarsi dal letto senza mai trovare una risposta. L'incontro con l'Idol Group, di cui suo zio è il coreografo, cambierà la sua visi...